Accessibilità: il Bagno "per" disabili (nei luoghi aperti al pubblico)
Scritto da Giovanni Del Zanna il 22-02-2012
Scritto da Giovanni Del Zanna
Architetto – studio_gdz
Articolo attualizzato il 2 luglio 2019
Il tema del “bagno” (inteso come “servizio igienico”) è uno degli argomenti centrali della Progettazione Accessibile. Affrontiamo questo tema da un punto di vista tecnico, cercando di analizzare i diversi aspetti, ma non per questo ci rivolgiamo solo ai progettisti, ci auguriamo infatti che le considerazioni fatte possano offrire spunti e indicazioni utili per i terapisti, per i gestori di strutture e per gli stessi utenti. Cercheremo anzitutto di capire qual è l’importanza del “bagno per disabili”, come viene vissuto dalle persone e quali sono le esigenze.
In secondo luogo, andremo a vedere, per punti in modo sintetico, cosa richiede la normativa, anche per fare un po’ di chiarezza, perché molte volte vengono considerati obbligatori aspetti che non lo sono. Infine, cercheremo di riportare alcune indicazioni che, nate sul campo dall’esperienza, possono diventare consigli utili per chi deve realizzare un bagno accessibile.
Perché il “bagno per disabili” è importante?
Spesso non ci si pensa, è un obbligo di legge e per questo viene realizzato, altrimenti – come accadeva prima della normativa – non ci si pensava affatto. Il che vuol dire non pensare alle esigenze delle persone.
Disporre dei “servizi igienici” è per tutti una condizione basilare per potersi muovere nella città. Chi di noi uscirebbe la mattina, per star fuori tutta la giornata, sapendo di non poter mai “andare in bagno” fino al rientro a casa alla sera? Penso si capitato a tutti di avere urgenza di “far pipì” (facciamo sempre fatica a parlare delle nostre esigenze fisiologiche, ma sono i “fondamentali” della nostra natura umana!) e non trovare un bagno. Entrare in un bar, chiedere di corsa un caffè per poi sentirsi dire che il bagno è chiuso; provare in un altro bar, sperando di non dover bere un secondo caffè per nulla (meglio evitare di chiedere il bicchiere d’acqua in queste occasioni!).
Quest’esercizio di immaginazione, fondato su un’esperienza comune, può darci un’idea dell’importanza del “bagno per disabili”. Le situazioni reali delle persone sono anche più particolari, basti pensare a chi prende dei farmaci e quindi ha bisogno di andare in bagno più spesso. È facile capire, quindi, come bagni piccoli e angusti – spesso in cortili o scantinati difficilmente raggiungibili – sono di fatto “inesistenti” per chi ha difficoltà motorie (o addirittura si sposta in carrozzina).
Questa è la ragione per cui la norma richiede la presenza di bagni accessibili. Come le auto hanno bisogno delle “stazioni di servizio” per fare rifornimento (altrimenti si fermano) così noi (uomini) abbiamo bisogno di “locali di servizio” per le operazioni di “scarico”. Servizi necessari per la mobilità, per viaggiare. Per questo, al di là della norma, dovremmo interrogarci tutti – dagli utilizzatori ai gestori, dai progettisti ai certificatori – sulle caratteristiche e funzionalità di questo servizio.
Lo hanno capito albergatori e ristoratori di un certo livello che dedicano una grande importanza progettuale al bagno (più a quello per “non disabili” che all’altro) perché capiscono che il bagno è un “biglietto da visita “per l’immagine della struttura”. Lo hanno capito le catene internazionali (di fast food o di grande distribuzione) che arricchiscono il “servizio igienico” di funzioni utili, ad esempio per la cura dei bambini.
Invece spesso il “locale igienico” è povero, poco curato, privo di soluzioni progettuali di dettaglio.
Vediamo invece quali devono essere le caratteristiche del “bagno”, al di là delle scelte estetiche e di stile che dipendono dal contesto in cui viene realizzato. Anzitutto dovrebbe essere raggiungibile e con spazi adeguati (anche nei passaggi degli antibagni), non esageratamente grande, come capita di vedere, ma assolutamente non stretto, comodo. Non servono troppe attrezzature, meglio che sia essenziale.
Ovviamente deve essere anche pulito, qualità essenziale per un bagno: questo dipende soprattutto dalla gestione (pulizia) e prima ancora dal senso di civiltà di chi lo usa; ma anche una buona progettazione e l’accurata scelta dei materiali evita situazioni negative in termini di pulizia e di cattivo utilizzo. Non dobbiamo poi dimenticare la sicurezza, importante sotto molti aspetti, e la flessibilità, ovvero la possibilità di adattarsi alle diverse tipologia di utenza, dal bambino all’anziano.
La normativa per punti
Riportiamo, brevemente, una rilettura della Normativa per l’Accessibilità – il DM 236/89 – per capire quali sono le richieste e le ragioni delle prescrizioni normative. Per brevità faremo delle considerazioni per punti, rimandando al testo normativo integrale per chi volesse fare un ulteriore approfondimento.
Chiariamo anzitutto che la normativa non richiede un bagno riservato, ad uso esclusivo delle persone con disabilità. Anche questa è un’idea preconcetta: il bagno accessibile non deve essere un bagno “speciale” utilizzato dai disabili, ma un bagno utilizzabile “anche” da chi ha maggiori difficoltà o particolari esigenze. Dove possibile, e dove è prevista la divisione per sessi, è bene che ce ne sia uno accessibile sia per gli uomini che per le donne. Anche per evitare che il bagno “speciale” (utilizzato solo dai disabili) sia poi sottoutilizzato, fino a diventare il ripostiglio delle scope (come spesso accade).
Alcuni requisiti di base:
- spazio adeguato (in bagno e antibagno) per il movimento delle persone, anche di quelli che utilizzano degli ausili (come la carrozzina) o un passeggino (come le mamme con bambini). Mantenere maggior spazio fra gli apparecchi significa anche rendere meno gravi le conseguenze di cadute accidentali, che colpiscono frequentemente le persone anziane.
- la porta d’accesso a battente deve aprirsi verso l’esterno in modo da garantire la possibilità di entrare nel bagno, qualora qualcuno – per un malore o per un urto accidentale – casca a terra. (questo requisito di sicurezza dovrebbe valere, a buon senso, per tutti i bagni, non solo per quello “per” disabili)
- Prevedere adeguati spazi per l’uso degli apparecchi sanitari (davanti al lavabo e a lato del wc)
- Il lavabo e il vaso (wc devono avere caratteristiche dimensionali e di posizionamento adeguati all’utilizzo da parte d tutti), prevedere corrimani, per offrire punti di appoggio per gli spostamenti della persona in piedi, e maniglioni, per appoggio o trasferimento (dalla carrozzina) in prossimità degli apparecchi.
- Prevedere un campanello per le chiamate di emergenza (in prossimità del vaso e della vasca/doccia)
- I rubinetti devono essere dei miscelatori con “manovra a leva” in modo che risultino di facile manovra e, rispetto al rubinetto a manopola, non richiedano la rotazione del polso che può essere difficoltosa. Attenzione, la normativa parla di “rubinetti a leva” e non di “leva clinica” (quella lunga) che è inutile e, a volte pericolosa (con il rischio di urtare sul viso).
- Verificare che l’acqua calda non possa essere causa di scottature, per questo utilizzare miscelatori termostatici (con blocco della temperatura),
in modo che non fuoriesca acqua troppo calda (così si riducono anche gli sprechi energetici).
Queste le indicazioni della normativa, in realtà nulla di speciale: maggiore spazio per il movimento, adeguati spazi per l’utilizzo degli apparecchi sanitari, qualche accorgimento per la funzionalità e la sicurezza.
Indicazioni utili
La normativa non può dire tutto ed essere esaustiva, diventerebbe un manuale di progettazione o, al contrario, ci costringerebbe a ripetere in tutti i contesti soluzioni uniformi, stereotipate.
Per questo è necessario saper andare “oltre” la norma. Questo non vuol dire non rispettarla, anzi, ma a partire dal soddisfacimento dei requisiti base (di norma) aggiungere quella qualità che fa di un progetto una soluzione positiva e fruibile da tutti.
Vediamo di mettere in evidenza alcune indicazioni che non vengono esplicitate dalla norma:
- Le caratteristiche dei sanitari e, soprattutto, il loro posizionamento. Non sono obbligatori, e sono anche sgraditi agli utenti, i lavabi molto sagomati con nervature e i vasi con il foro frontale.
- Il lavabo non necessariamente deve essere nel locale dove c’è il vaso, può essere utile, ma in caso di spazio ristretto può anche essere nell’antibagno.
- Rispetto all’immagine che abbiamo del “bagno per disabili” non ritroviamo, nel testo della norma, molti degli stilemi a cui siamo abituati, questo vuol dire che è possibile progettare e realizzare bagni accessibili anche ai disabili, con prodotti e soluzioni che abbiano una maggiore normalità di immagine.
- Allo stesso modo si scopre, a leggere la norma con attenzione, come molti aspetti – come quelli ad esempio della sicurezza – riguardano tutti e che, non c’è nessuna ragione per applicare due criteri differenti a seconda dell’utenza quando è possibile ottenere soluzioni migliori – sul piano funzionale ed estetico – per tutti.
- Per ridurre il rischio di cadute è opportuno utilizzare delle pavimentazioni che abbiano caratteristiche antisdrucciolo;
- La serratura del bagno (del tipo “a nottolino”, ovvero con una manopola da girare e non con la chiave) deve essere ampia in modo da poter essere azionato con facilità (anche da chi ha difficoltà alle mani) e inoltre in caso di emergenza deve poter essere aperta dall’esterno da parte di chi fornisce i soccorsi.
Qualche indicazione per il LAVABO
Per facilitare l’accostamento frontale della carrozzina è indicata l’adozione di un lavabo a mensola, senza colonna e libero da impedimenti nella parte inferiore. L’altezza alla quale posizionare il piano superiore del lavandino indicata dalla normativa è di 80 cm da terra, misura che risulta adeguata nella maggior parte dei casi; sempre di 80 cm, misurati dal bordo anteriore del lavabo, è lo spazio minimo necessario all’accostamento frontale della carrozzina.
I lavabi ergonomici per disabili – sagomati e con poggia gomiti – hanno un’estetica che li rende poco gradevoli, e non sempre sono utili o necessari (la norma non ne parla). I modelli inclinabili o ad altezza regolabile, in grado di variare la posizione da terra, possono essere utili là dove si prevede una alta frequenza di persone con disabilità (centri di riabilitazione o simili) ma non in tutti i bagni ad uso pubblico.
Qualche indicazione per il WC
Chi utilizza la carrozzina in autonomia si trova ad affrontare con priorità il problema del trasferimento dalla carrozzina al wc, per questo sono necessari gli spazi di accostamento e la posizione in avanti del wc: per fare in modo che la carrozzina si possa accostare il più possibile al punto di seduta sul wc. Questi spazi, inoltre, risultano utili anche per la persona che viene accompagnata/assistita: permettono di far stazionare la carrozzina, di lasciare spazio per l’assistente e di permettere i movimenti.
Per effettuare il passaggio – con la sola forza delle braccia, per chi non ha uso delle gambe, ma braccia robuste – è indispensabile la presenza di un maniglione sul lato opposto allo spazio di accostamento (a parete o ribaltabile, ma meglio fisso a parete perché è più robusto) posto a circa 80 cm da terra (a volte anche un po’ più in basso, alla stessa altezza di un bracciolo della sedia!). Un maniglione (ribaltabile) o un paio di braccioli possono risultare utili alle persone anziane per rialzarsi o a chi ha problemi di stabilità, come punto di appoggio.