Una casa oltre le barriere
Scritto da Alessandra Cicalini il 18-02-2008
Massimo Tanzi, medico geriatra e fisiatra, oltre che specialista in Medicina dello sport, sottolinea l’urgenza di avere case più adeguate ad ospitare persone con ridotta capacità motoria: un fenomeno in crescita con il crescere del numero degli anziani.
Sono ancora troppe in Italia le abitazioni inadatte ad accogliere gli anziani con difficoltà motorie.
A dirlo, non sono solo le organizzazioni da sempre impegnate nella tutela delle persone diversamente abili (tra gli altri, Disabili.com),
ma anche il Governo, che ha destinato al problema delle barriere architettoniche un’intera sezione del proprio portale dedicato alla tutela degli interessi dei cittadini.
Tra gli elementi critici messi in luce anche dal Governo, la persistenza nelle case degli italiani di barriere di tipo fisico-ambientale, che possono essere distinte in:
1) barriere “tipiche”:
– architettoniche: parcheggi, porte, scale con gradini danneggiati e/o troppo alti (altezza idonea non superiore ai 15 centimetri),
corridoi;
– di arredamento: letti, armadi, scaffali, sedie, tazze WC, lavandini;
2) barriere “atipiche”:
– mancanza di determinati accorgimenti: corrimano, segnaletica opportuna, illuminazione appropriata;
– presenza di materiali che possono causare infortuni: pavimenti sdrucciolevoli e/o riflettenti, porte di vetro non evidenziate, spigoli, tappeti con scarsa aderenza al suolo o al contatto con il complesso piede/calzatura (quest’ultima spesso inadeguata alle necessi-tà dell’anziano).
A correre il rischio di cadere non sono però solo gli anziani con mobilità ridotta, ma anche quelli perfettamente attivi. Se infatti la probabilità di incorrere in una caduta riguarda il 50% degli anziani ricoverati in nelle residenze socio-assistenziali (Rsa),
anche gli altri sono soggetti ai seguenti fattori di rischio:
1) quelli intrinseci alla “condizione di anziano”:
– ridotta acuità visiva (accentuata dal passaggio luce/buio e viceversa, dall’abbagliamento causato dalla luce riflessa su di un pavimento eccessivamente lucido),
con riduzione del senso della profondità (a tal proposito si sottolinea come un impianto di illuminazione è preferibile a luce diffusa, perché l’uniformità della luce consente di concepire globalmente lo spazio, ed a luce concentra-ta sui piani di lavoro e di lettura);
– riduzione dell’udito (presbiacusia);
– instabilità posturale (da diminuzione della sensibilità tattile e propriocettiva (cioè della capacità dei propriocettori di mandare le giuste informazioni ai centri nervosi nel cervello),
da diminuzione del riflesso di raddrizzamento, da allungamento dei tempi di reazione);
– molteplici patologie tipiche dell’anziano (associate ad eventuali alterazioni/effetti collaterali indotti da farmaci);
2) fattori estrinseci alla “condizione di anziano”:
– le barriere architettoniche “tipiche” e “atipiche” precedentemente citate.
Come rendere quindi le abitazioni a misura di anziano?
In realtà non esistono interventi o accorgimenti destinati esclusivamente all’anziano, nel senso che lo stesso è un utente come gli altri.
Si tratta solo di tenere conto che una persona in là con gli anni avverte maggiormente l’affaticamento e il rallentamento nello svolgere le attività di ogni giorno, che sono conseguenza del naturale logorio delle sue capacità fisiche.
Dall’altra parte, però, la nostra società non può più ignorare il doppio fenomeno in atto ormai da qualche decennio: l’invecchiamento generale e l’invecchiamento degli anziani (ossia anziani sempre più vecchi).
Il che significa l’attuazione sempre più urgente di misure volte in primo luogo a mantenere l’autonomia dei soggetti con difficoltà di movimento, dentro e fuori dalle mura domestiche.
Per ulteriori informazioni, si può guardare la ricerca dedicata alla fasce deboli curata dalla Regione Emilia Romagna