Accessibilità: superare i dislivelli con l'Ascensore

Scritto da Giovanni Del Zanna il 27-04-2012

Torniamo sul tema del superamento dei dislivelli verticali, argomento centrale dell’accessibilità, analizzando, con attenzione, l’elemento principe in termini di soluzione per lo spostamento verticale: l’ascensore.
Una soluzione che non nasce in modo specifico per il superamento delle “barriere architettoniche”, tanto che gli ascensori esistono ormai da molto tempo e vengono utilizzati da tutti. Una soluzione ottimale, sopratutto per dislivelli di grande entità (pensiamo ai grattacieli!),
che ormai consideriamo comune e acquisita per l’ambiente costruito.

Cenni storici
Forse i primi ascensori risalgono addirittura al 3000 a.C. sfruttando meccanismi azionati dall’uomo, da animali o forse da ruote idrauliche. Si hanno notizie storiche di “ascensori” nel Colosseo, fino ad arrivare a realizzazioni documentate di “chaise volante” (sedia volante) nel Palazzo di Versaille in Francia.
Ma la storia dell’ascensore, per come lo conosciamo noi, inizia nel 1800, quando vengono realizzate le prime “macchine” con azionamento a vapore o idraulico, con le prime applicazioni sopratutto nelle miniere.
Ascensori dotati di stantuffo idraulico vengono utilizzati nelle fabbriche, con la cabina che, bilanciata un contrappeso, veniva sollevata da un cavo. Sotto alla cabina era montato un lungo stantuffo che entrava e usciva da un cilindro affondato nel terreno e profondo come la corsa della cabina. Il funzionamento iniziale era ad energia idraulica: un liquido, generalmente acqua, veniva iniettato all’interno del cilindro per creare una pressione sufficiente a sollevare la cabina, che scendeva per forza di gravità quando l’acqua veniva fatta defluire dal cilindro.
Con la realizzazione di edifici multipiano – con un forte sviluppo sopratutto negli Stati Uniti dopo la  metà dell’800 – gli ascensori diventano sempre più importanti. Proprio in quel periodo (1853) Elisha Otis, un inventore americano, presentò una nuova soluzione di ascensore dotato di un dispositivo automatico di sicurezza, in grado di bloccare la cabina in caso di rottura della fune di sollevamento, soluzione che, migliorando la sicurezza del dispositivo, diede un forte impulso allo sviluppo degli ascensori (da lui prende nome il noto marchio di ascensori conosciuto in tutto il mondo).
Un ulteriore impulso allo sviluppo degli ascensori si ebbe, ovviamente, con l’introduzione del motore elettrico apportata da Werner von Siemens nel 1880. Il motore, montato sopra la cabina, permetteva il movimento della stessa mediante un sistema di ruote dentate a pignone che si innestavano in cremagliere disposte ai due lati vano.
Una delle prime spettacolari applicazioni della nuova invenzione è quella vista nel 1889 in Francia in occasione della presentazione della Tour Eiffel a Parigi.
Le tappe più importanti nell’evoluzione dell’ascensore possono essere considerate quelle dell’abolizione del manovratore – datata 1924 – e successivamente l’introduzione delle porte ad apertura automatica al posto di quelle manuali.
L’ascensore elettrico si è dimostrato, da subito, una soluzione efficiente e con costi di installazione relativamente bassi, mantenendo una velocità pressoché costante a prescindere dal carico. Questo portò a trovare una soluzione anche per i grattacieli: quella con i contrappesi – che esercitano sulle funi una trazione opposta a quella della cabina – analoghi a quelli che utilizziamo anche oggi.
L’introduzione dell’elettronica ha portato ulteriori modifiche (regolazione della velocità, sensori di sicurezza, prenotazione dei piani, comunicazione, ecc.) che oggi sperimentiamo nell’uso quotidiano di questa “macchina” che ormai è diventata per noi dispositivo d’uso comune che utilizziamo con soddisfazione, facendoci risparmiare non poca fatica.

Le tipologie di ascensore
Il mercato degli ascensori è molto vasto. A partire da soluzioni tecniche e impiantistiche di diverso tipo esistono poi molte possibilità di “allestimento” che permettono di personalizzare questo dispositivo in modi diversi.
Diversi possono essere i criteri con i quali distinguere le tipologie di ascensore.
In base alla funzione. Esistono meccanismi per il solo trasporto di cose (dai “porta vivande” per i piccoli oggetti, ai montacarichi in grado di arrivare a sollevare auto o addirittura i vagoni di un terno) e quelli dedicati al trasporto di persone (ovviamente con maggiore attenzione alla sicurezza) che possono andare dall’ascensore ad uso privato, all’interno dell’abitazione, fino ai modelli molto più grandi, presenti nei centri commerciali, che hanno le dimensioni di una stanza.
In base alla struttura del vano. La corsa dell’ascensore può avvenire all’interno di un vano in muratura (cemento armato) chiuso e buio, oppure in una struttura metallica costruita apposta (in acciaio e vetro) come avviene spesso per gli edifici esistenti privi di ascensore. Rientrano in questa tipologia gli ascensori panoramici quelli in cui la cabina vetrata permette di vedere il panorama, mentre l’ascensore sale e scende, molto ad effetto, in certe circostanze e, inoltre, rassicurante per chi soffre di claustrofobia o per chi – con problemi di udito/parola – è preoccupato dal rimanere bloccato in un ascensore chiuso, senza possibilità di comunicare con l’esterno.
In base al meccanismo di funzionamento. Ascensori oleodinamici (con un pistone ad olio posto lateralmente alla cabina e senza contrappesi) utilizzabili per un numero limitato di piani che richiedono, però, spazi contenuti per la parte meccanica. Ascensori a funi, quelli più utilizzati per gli edifici alti, con il contrappeso che, grazie ad un sistema di funi, si muove in senso opposto alla cabina.
In base alla tipologia delle porte. Aspetto più vicino alla funzionalità dell’utente: porte scorrevoli e automatiche sono più comode e permettono di sfruttare meglio gli spazi. Porte di piano manuali, porte di cabina con le antine comportano, invece, manovre complicate e riducono lo spazio utile.
Il progettista edile non progetta l’ascensore, ma spetta a lui effettuare la scelta del “prodotto” che gli viene offerto dal mercato. Le soluzioni possibili sono molte: da quelle legate ai marchi consolidati (grosse aziende che operano a livello internazionale) al piccolo ascensorista locale che acquista i diversi componenti e assembla l’ascensore secondo le caratteristiche richieste.
In casi particolari, quando c’è un’esigenza specifica e quando non ci sono particolari vincoli economici, è possibile realizzare ascensori “speciali” in grado di soddisfare anche i desideri più impensati. Si pensi, ad esempio, alla “Villa a Bordeaux” dell’architetto Rem Koolhaas dove, in una villa privata, residenza di una persona in carrozzina, il locale centrale, adibito a biblioteca è stato realizzato come una “stanza ascensore” che si sposta tutta ai diversi livelli della casa.

Indicazioni normative
Come abbiamo detto l’ascensore è un meccanismo complesso, che deve soddisfare molti requisiti di sicurezza. Il progettista (o il committente) non definisce le caratteristiche di prodotto, ma è chiamato a scegliere l’impianto adeguato in funzione delle caratteristiche principali.
Rimandiamo ad una rilettura puntuale della Normativa per l’Accessibilità – il DM 236/89 art. 4.1.12 e 8.1.12 – per capire quali sono le richieste e le ragioni delle prescrizioni normative, mentre riportiamo per punti le indicazioni basilari alle quali gli impianti ascensori devono attenersi.
Ricordiamo, inoltre, che per la normativa l’ascensore rappresenta la soluzione primaria per il superamento dei dislivelli.
Vediamo in sintesi i requisiti base:

dimensione della cabina: la norma indica dimensioni minime per accogliere la persona in carrozzina, minori in caso di adeguamento, medie per gli edifici residenziali, maggiori per gli edifici ad uso pubblico. Ovviamente la dimensione della cabina deve essere dimensionata anche in base ad altri fattori (flusso di persone) e spesso è necessario prevedere ascensori di dimensioni anche maggiori di quelli indicati dalla norma.
– porte di cabina e di piano: del tipo scorrevole e automatiche, quelle migliori, con minor ingombro e senza bisogno di intervento da parte dell’utente. La porta deve essere posta sul lato corto della cabina, per sfruttare al meglio lo spazio, senza richiedere alla carrozzina la necessità di compiere manovre interne. Posizionare le porte in modo contrapposto (tra quella in ingresso e quella in uscita dalla cabina) permette alla persona in carrozzina di entrare e uscire senza dover fare manovre “a marcia indietro”.
piattaforma di distribuzione: lo spazio davanti alla cabina deve essere ampio per permettere le manovre di ingresso/uscita e lo spostamento verso i corridoio di distribuzione. Porre attenzione, inoltre, al rapporto tra tale spazio e le rampe di scale in discesa, per evitare situazioni di pericolo.

bottoniere: particolare attenzione è data alla bottoniera (in cabina e al piano),
deve essere ad un’altezza raggiungibile (anche dalla persona di bassa statura o in carrozzina) ma allo stesso tempo essere percepibile da tutti con tre tipi di attenzioni: caratteri ampi ben contrastati e facilmente leggibili, caratteri a rilievo e indicazioni in braille (non tutti i non vedenti conoscono il braille, mentre per molti i lettere e numeri di piano in rilievo sono facilmente riconoscibili)
campanello di allarme: gli aspetti di sicurezza sono molto importanti negli ascensori, anche quelli legati alla possibilità, in caso di guasto, di inviare una “chiamata di aiuto”, per questo è necessario che, oltre al pulsante di arresto ci sia un “campanello di chiamata” (con segnale luminoso, per avvisare, anche chi non sente, che la chiamata è stata inviata) e un citofono (ormai è obbligatorio un telefono) che metta in comunicazione la persona all’interno della cabina, con un centro di assistenza. Obbligatoria anche, ovviamente, una luce di emergenza.
segnalazioni ai piani: un altro aspetto di percezione che viene segnalato è quello della segnalazione di arrivo ai piani, può bastare un semplice segnale, ma se pensiamo ad un edificio con molti piani diventa essenziale – sopratutto per i non vedenti – avere una segnalazione acustica di piano, altrimenti la persona non è in grado di sapere (sopratutto quando l’ascensore può essere prenotato e ferma a più piani) quando arriva al piano desiderato.
Anche se l’ascensore non viene “progettato” dall’architetto è bene conoscere le diverse esigenze per dotare tutte le strutture su più piani di una soluzione efficace e funzionale che permetta a tutti il  “percorso verticale” di collegamento tra le diverse quote di piano degli edifici.

Un esempio significativo

 

Molti potrebbero essere gli esempi di ascensore.
Ne scegliamo uno semplice, ma significativo, per chiudere con indicazioni concrete e non astratte.
L’esempio è significativo per diversi aspetti. E’ un ascensore posto all’interno di una chiesa

– la nuova chiesa della Fondazione don Gnocchi presso il centro di S. Maria Nascente a Milano
– una collocazione insolita (solo per che non ci siamo

abituati) per un ascensore, ma serve per collegare i diversi piani dell’edificio e per raggiungere il tetto a verde
dove è posto anche uno spazio per incontri.
Particolare attenzione è posta anche alla copertura dagli agenti atmosferici nel punto di uscita verso l’esterno,
così come sono state posizionate due bottoniere, una verticale e una orizzontale ,

per essere fruibili da parte di persone con caratteristiche differenti.

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