Si sale e si scende...

Scritto da Giovanni Del Zanna il 14-11-2008

scala con bambino STANNAH.jpgViviamo sulla Terra, e ci restiamo “attaccati” perché c’è un campo di gravità. Se non ci fosse, sarebbe davvero un bel disastro e molte cose che diamo per scontate non sarebbero proprio possibili.
Questo condiziona giornalmente la nostra vita: a causa della gravità non è un problema spostarsi in orizzontale, mentre diventa problematico lo spostamento in verticale. Quando ci muoviamo su un piano non facciamo fatica, quando invece saliamo o scendiamo dobbiamo fare i conti con la gravità che ci “trattiene”, nel salire, o ci “spinge” nello scendere.
Ho scelto questa strada, all’apparenza forse un po’ laterale, per parlare di “superamento dei dislivelli”, ma ogni tanto guardare le cose da una prospettiva diversa serve per avere una visione più aperta.
La questione “dislivelli” è infatti un tema centrale della problematica “barriere architettoniche”, ma spesso viene considerata in modo riduttivo, limitandola ad un problema di “ruote” (quelle delle carrozzine) che non possono superare i gradini.

Se guardiamo la questione in modo più ampio ci rendiamo conto, invece, di come la questione “gravità” riguarda tutti. Non sempre possiamo restare “sul piano”: le case sono su più livelli e dobbiamo salire su ponti per attraversare strade, ferrovie, fiumi.
Dal momento che l’uomo ha deciso (o è stato costretto dall’ambiente) a vivere su più “livelli”, la questione del passaggio da una quota all’altra diventa quindi rilevante.

Una prima soluzione al problema è rappresentata dal “gradino”. Spesso lo consideriamo un problema, ma è una grande invenzione: invece di salire sul terreno inclinato o di arrampicare una parete, si creano tanti piccoli ripiani, orizzontali, in modo da poter affrontare il dislivello un po’ per volta, con calma. Una scala ben fatta con gradini non troppo alti e con un adeguato corrimano rappresenta ancora oggi una buona soluzione, per molti, per superare un dislivello.

Con l’invenzione della ruota nasce, invece, lo “scivolo”: il piano inclinato che raccorda in pendenza il dislivello. Nel linguaggio tecnico parliamo di scivolo per il raccordo di pochi gradini (come nel caso del marciapiede) e di rampa quando consideriamo un elemento più articolato per superare dislivelli più consistenti (difficilmente superiori ai due metri).

Lo scivolo non è stato però inventato per le persone con disabilità: i sovrappassi/sottopassi sono scivoli, esistono edifici storici con piani inclinati per far passare carri e cavalli (si pensi ad esempio al bellissimo pozzo di San Patrizio a Orvieto). Significativo poi che quando in ambiente urbano, o per l’accesso ad un edificio pubblico, viene realizzata una bella rampa (ben integrata nell’architettura) la maggior parte delle persone percorre la rampa piuttosto che i gradini, proprio perché più accogliente.

Ma l’invenzione dell’uomo non si è fermata: macchine per superare dislivelli (ascensori) sono presenti in tutti gli edifici multipiano e tutti le usiamo con soddisfazione. Non solo. Le soluzioni oggi offerte sono molte e diversificate: oltre agli ascensori (per edifici pubblici e residenziali) ci sono mini-ascensori (elevatori) per uso domestico ed esistono anche pedane e poltroncine che si muovono su guide lungo le scale.

Dispositivi meccanici che si affiancano alle soluzioni edilizie per rispondere, in interventi di nuova costruzione o di ristrutturazione, al problema del superamento dei dislivelli.
Come sempre la soluzione migliore non esiste: a seconda del contesto e del tipo di intervento possiamo scegliere la modalità più comoda, accessibile e sicura, per salire e per scendere.