Un architetto... su Marte
Scritto da Giovanni Del Zanna il 22-12-2009
Quanti libri sono alla base della formazione di un architetto? Molti! Soprattutto libri diversi tra loro. L’Architettura, disciplina umanistica, è fortemente multidisciplinare: dalle materie scientifiche a quelle tecniche, dall’ambito storico a quello artistico la formazione dell’architetto è caratterizzata da molti stimoli, in direzioni spesso diverse tra loro. Oltre ai libri ci sono le “esperienze” realizzazioni concrete (costruzioni) e le testimonianze dei progettisti. Tutto questo costituisce la base su cui un giovane architetto inizia a sperimentare le sue capacità.
La mia storia di architetto, però, è particolare (peraltro come ogni storia personale). Spinto da un amico – un compagno di università “in carrozzina” – ho iniziato ad occuparmi del tema delle “barriere architettoniche”, proprio perché, come diceva lui, è importante che se ne occupi non solo chi è coinvolto personalmente, ma qualcuno che lo faccia per professione.
Durante la mia formazione, ho perciò approfondito gli aspetti di ergonomia, l’attenzione alla psicologia ambientale, il rapporto tra l’utente e l’ambiente, spingendomi in ambiti lontani dalla professione di architetto per capire e scoprire sempre più le molteplici e affascinanti dimensioni della diversità dell’uomo.
Su questa strada ho incontrato i libri di Oliver Sacks, neurologo e scrittore. Letture interessanti, piacevoli sul versante narrativo e stimolanti per la riflessione sulla realtà dell’uomo e le sue diverse “condizioni”.
In “Un antropologo su Marte” (1995) la protagonista di un capitolo del libro, una persona autistica, racconta di sentirsi come “un antropologo su Marte” per esprimere la sua difficoltà di capire i sentimenti e le relazioni tra le persone. Sacks riprende quest’espressione – tanto da usarla nel titolo – sentendosi anche lui un antropologo (studioso dell’uomo) che esplora mondi diversi: le diverse esperienze di uomini (e donne) che a seguito di disturbi neurologici vivono secondo modalità particolari (quelle che siamo abituati a considerare come diverse rispetto al “normale”).
Il libro contiene sette racconti – sette casi clinici, diremmo in modo convenzionale – che possono essere considerati paradossali, ma che mettono in luce come, usando le stesse parole dell’autore, “difetti, disturbi e malattie possono avere un ruolo di paradosso, portando alla luce risorse, sviluppi, evoluzioni e forme di vita latenti che, in loro assenza, potrebbero non essere mai osservati e nemmeno immaginati”.
Per questo ritengo che l’opera di Oliver Sacks riesca a portarci fuori dalla dimensione “clinica”, fuori da una visione ristretta della disabilità per avventurarsi (è proprio il caso di dirlo) nelle particolarità della natura umana, nei meandri della complessità del nostro corpo e del nostro cervello.
Il fascino di questa riflessione non può lasciare indifferente l’architetto che si appassiona alla vita dell’uomo, specie quando Sacks dice, riferendosi ai suoi racconti, che trattano di “individui unici, ciascuno dei quali abita (e in un certo senso ha creato) un mondo suo proprio”. Quanto è vero questo per chi si occupa di accessibilità e fruibilità dello spazio! Capire il mondo e il modo di abitare di ciascuna persona, anche – e soprattutto – di chi vive una condizioni (grande o piccola) di disabilità.
Non sempre un libro deve dare delle risposte, anzi, spesso i libri “utili” sono quelli che formulano domande aprendo nuove strade… Da qui l’invito a prendere in mano uno dei libri di Oliver Sacks non solo per immergersi in una piacevole lettura, ma anche per lasciarsi condurre alla scoperta di un nuovo modo di vedere la realtà dell’uomo.
Se le mie parole non vi hanno convinto a sufficienza, provate a leggere queste parole dell’autore tratte dalla prefazione al “mio” libro: “A volte sono spinto a chiedermi se non sia necessario ridefinire i concetti stessi di “salute” e “malattia” per considerarli non più nei termini di una “norma” rigidamente definita, ma in quelli della capacità dimostrata dall’organismo di creare un ordine e un’organizzazione nuovi, adatti alla sua disposizione e alle sue esigenze, così particolari e alterate”.
Buon Natale e buona lettura!