Badanti e colf, "click days" per regolarizzarle

Scritto da Alessandra Cicalini il 10-01-2011

Tre diversi “click days” permetteranno a oltre novantottomila lavoratori stranieri di regolarizzare la propria presenza in Italia. Per la precisione, si tratta di 98.080 persone provenienti da Paesi extra-europei. L’esatta quantità è stata fissata dal Decreto flussi 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 305 del 31 dicembre scorso. Il provvedimento, in realtà, era pronto già da fine novembre, ma non si sapeva né quante “quote” differenti da Paese a Paese sarebbero state ammesse né quali fossero i giorni designati per l’immissione telematica delle domande di regolarizzazione.
Adesso, sulla carta, è tutto chiaro: il prossimo 31 gennaio, a partire dalle ore 8, il primo “click day” riguarderà i datori di lavoro che vogliono assumere dipendenti stranieri provenienti da Stati che hanno stipulato con il nostro Paese accordi per la regolamentazione dei flussi d’ingresso e delle procedure di riammissione. Come accedervi? Basterà collegarsi al sito del ministero dell’Interno e seguire la procedura prevista. Per quali lavoratori vale la prima giornata di regolarizzazione? Si tratta di 52.080 persone, definite in linguaggio burocratico “quote”, suddivise in base al Paese di provenienza, ossia: 4.500 albanesi, 1.000 algerini, 2.400 bengalesi, 8.000 egiziani, 4.000 filippini, 2.000 ghanesi, 4.500 marocchini, 5.200 moldavi, 1.500 nigeriani, 1.000 pakistani, 2.000 senegalesi, 80 somali, 3.500 dello Sri Lanka, 4.000 tunisini, 1.800 indiani, 1.800 peruviani, 1.800 ucraini, 1.000 del Niger, 1.000 del Gambia. Infine, vi sono altri mille lavoratori che giungono da Stati extra-Ue che hanno concluso altri accordi per la regolamentazione dei flussi di ingresso e riammissione.
Quali tipologie di lavoro sono interessati dal primo click day? Il provvedimento ammette tutte le forme di lavoro subordinato, compreso, dunque, quello esercitato a domicilio da badanti e colf.
Per quest’ultima forma è però prevista un click day in più, allo scopo di regolarizzare la situazione lavorativa delle molte collaboratrici familiari provenienti da Paesi extracomunitari che non hanno stipulato alcun accordo di regolamentazione dei flussi con l’Italia. Per loro, il giorno utile per presentare la domanda di regolarizzazione è il prossimo 2 febbraio: in tutto, si tratta di 30 mila persone.
L’ultimo click day, fissato per il prossimo 3 febbraio, è infine riservato a tutte le altre categorie di lavoratori stranieri. Ne fanno parte 11.500 quote destinate alle conversioni in permesso di soggiorno per lavoro subordinato, poi altri 3.000 permessi di soggiorno per studio e altrettanti per tirocinio e/o formazione; poi vi sono compresi 4.000 permessi di soggiorno per lavoro stagionale, altri mille per soggiornare in Italia a beneficio di cittadini che hanno ricevuto l’ok al soggiorno da un altro Stato dell’Unione europea; poi vi sono ulteriori 500 quote per la conversione in lavoro autonomo dei permessi “CE” rilasciati da altri Stati membri; quindi altre 4.000 quote riservate agli stranieri che hanno completato programmi di formazione e di istruzione nei Paesi di origine, come previsto dall’articolo 23 del TULI e infine 500 ingressi per motivi di lavoro subordinato stagionale o di lavoro autonomo destinati a lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea retta di ascendenza, residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile.
Il decreto firmato poco prima di brindare al 2011 arriva dopo due anni di black-out nella regolamentazione del lavoro extra-comunitario in Italia, con l’eccezione di una finestra aperta esclusivamente per le badanti e le colf, che aveva confermato la tendenza già vista con la precedente sanatoria del 2007: all’epoca – come scrive il sito News sociali – le quote ammesse alla sanatoria erano 150 mila, mentre le domande presentate furono 740 mila.
È perciò probabile che anche stavolta accada qualcosa di simile, anche se, contrariamente al decreto flussi del 2008, quest’anno si è deciso di procedere all’effettiva ripartizione dei lavoratori “sanati” sul territorio nazionale solo dopo aver esaminato tutte le richieste sopraggiunte. Potrebbero esservi, infatti, delle zone che hanno meno bisogno di altre di lavoratori stranieri, benché, se si guarda solo la fetta di badanti e colf, sia più facile ipotizzare che la quota ammessa alla sanatoria sia comunque troppo esigua anziché il contrario. E chissà che entro l’anno appena cominciato non si proceda a emanare un decreto flussi-bis solo per loro.