Dal Pil al Bil

Scritto da Stannah il 08-10-2009

C’è un detto popolare che recita: “I soldi non fanno la felicità”. La medesima saggezza popolare precisa pure, con un certo disincanto che sì, “i soldi non fanno la felicità, però aiutano!”. Nessuno può negarlo, amici: avere le spalle coperte rende più sereni. Eppure… eppure l’adagio sta tornando in auge, forse anche per effetto della crisi economica che ha reso molte persone più attente al proprio stile di vita.
Da qualche mese, infatti, si è cominciato a parlare della necessità di passare dal “Pil” al Bil”. La prima sigla, come molti sapranno, sta per “Prodotto interno lordo”, ossia l’insieme dei beni materiali prodotti e commercializzati da un Paese. Ebbene, per questa nuova corrente di pensiero, il Pil non basta a rendere davvero abbiente una popolazione se in cambio quest’ultima non riceve alcun beneficio diretto sotto forma di servizi e altri beni “immateriali” come la diffusione dei saperi. Se il flusso di merci generato da un Paese non si traduce in qualità della vita tangibile per i singoli cittadini, insomma, il benessere di una nazione non c’è o comunque è molto parziale. Bisogna, dicono questi economisti, fare un passo avanti introducendo il “Bil”, ossia il “Benessere interno lordo”.
Se riconsideriamo gli Stati e le singole città da questa prospettiva, si fanno delle scoperte molto interessanti: per esempio che si vive meglio in una cittadina del centro Italia piuttosto che nelle grandi metropoli. Il quotidiano economico “Il Sole 24Ore” ha stilato la classifica dell’Italia proprio partendo dal “Bil”. Paradossalmente, tra le città più virtuose si è scatenata una specie di contesa tra chi ha più benessere… e arrabbiarsi non fa bene alla felicità!
Battute a parte, la comparsa del Bil dà ragione a tutti quelli che, in fondo, non avevano mai rinnegato il detto originario. A tutti quelli, cioè, che danno ragione a Erich Fromm: l’essere è più importante dell’avere… Siete d’accordo o preferireste comunque diventare milionari? Diteci la vostra, vi aspettiamo!