I disabili e la spesa online, gratis ma non per tutti

Scritto da Alessandra Cicalini il 01-03-2010

Chi vive nelle grandi città del Nord, clicca spesso “sul pomodoro”. Nel resto del Paese, per fare la spesa alimentare si rivolge ad altre catene, anche se il fenomeno riguarda soprattutto i centri maggiori e determinate categorie di persone. Di solito ricorrono alla spesa online tutti quelli che restano al lavoro molte ore al giorno: per la consegna si paga un extra che varia a seconda dell’entità della merce acquistata e della catena di grande distribuzione. Il servizio è invece gratuito per chi soffre di disabilità ufficialmente riconosciuta, solo che non sempre le cose vanno come andrebbero.
Una signora di Roma ha per esempio denunciato di recente al forum del “Corriere della Sera” di essere riuscita a ottenere la spesa in due giorni per la sorella senza dichiararne la disabilità, mentre hanno dovuto aspettarne sette i vicini di casa che hanno dichiarato la loro condizione.
La catena di supermercati coinvolta nella vicenda ha spiegato che per le persone disabili esiste un canale di consegna differente da quello adottato per i normodotati: purtroppo, però, il primo è più lento del secondo. Le ragioni del disguido possono essere diverse (la signora romana ha una teoria non molto lusinghiera sulla catena che ne è rimasta coinvolta),
per questo conviene leggere direttamente l’approfondimento che lo stesso quotidiano ha dedicato alla spesa online.
Innanzitutto, bisogna sottolineare gli aspetti positivi: soprattutto nel Centro-Nord il servizio è molto più diffuso di un tempo. I centri più attivi sono Milano e Torino, cui si sono aggiunti anche Roma, Napoli e Palermo.
Nella città di Alessandro Manzoni, oltre alla Esselunga, si sono aggiunti anche Ipersimply e Cityper (che offrono il servizio gratuito per i disabili),
mentre a Torino la spesa online gratuita per i disabili è garantita da Online Market.
In altri casi, invece, le catene si organizzano diversamente a seconda del quartiere: racconta il quotidiano milanese che Conad e Despar forniscono la spesa online solo in alcuni esercizi, mentre in altri casi (nei Dìperdì e nei Carrefour Express di alcune città, fra cui Genova e Roma) si pagano 3,80 euro senza alcun limite minimo di spesa. Nei punti di vendita della Sma, invece, la consegna a domicilio è possibile, però gli acquisti vanno fatti direttamente in negozio, il che annulla, almeno in parte, i vantaggi di ricevere la spesa a casa. In altri centri (per esempio Pavia, Mantova e Como),
GS e Carrefour fanno pagare un centesimo come quota simbolica per la consegna a domicilio di una spesa minima di cinquanta euro.
Il fenomeno è in definitiva ancora poco uniforme e probabilmente servirà ancora qualche tempo prima che la grande distribuzione riesca a organizzarsi nella maniera più appropriata in tutta Italia. Indubbiamente, sarebbe già un risultato se, là dove già esiste, la spesa online fosse consegnata gratuitamente e in tempi ragionevoli alle persone disabili. Per il momento, conviene tenere gli occhi aperti ed eventualmente segnalare disguidi e/o casi positivi al forum del Corriere, coordinato da Franco Bomprezzi, un giornalista che di disabilità e non solo ne sa moltissimo.

LINKS
L’inchiesta del Corriere della Sera sulla spesa online

Il forum del Corriere della Sera “Ditelo a noi”

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