Anziani amici dell'Italia, meno i giovani: il rapporto Eurispes

Scritto da Alessandra Cicalini il 07-02-2011

Vivere in Italia? Un piacere ancora diffuso, soprattutto tra gli anziani. È il risultato di uno dei sondaggi effettuati dall’Eurispes, contenuto nel suo Rapporto Italia 2011. Nel complesso, il giudizio sul presente e sul futuro prossimo della Penisola è in ribasso, ma la libertà di opinione, le bellezze storico-artistiche, il cibo e il clima alleviano l’aumento del senso di precarietà e la preoccupazione per le giovani generazioni. Ad avvertirla, sono innanzitutto queste ultime, in misura spiccata quelle che si collocano nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni, ma anche il 27,4% dei pensionati ultra-sessantacinquenni si sente in ansia per il futuro dei propri nipoti, veri o metaforici.
In tutti i casi, il sondaggio dell’ente di ricerca parla di una maggioranza ancora oltre il 60% di estimatori del Belpaese: gli italiani che si ritengono fortunati sono il 62,9% contro il 33,9% di “sfortunati”. Subito dopo, però, l’Eurispes precisa che rispetto all’ultimo rilevamento del 2006 vi sia stata una flessione di quasi 5 punti percentuali (-4,7%).
I più contenti sono gli over 65 (pari al 72,2% del campione),
seguiti dai “giovani adulti” tra i 35 e i 44 anni (63,9%). Le percentuali di amanti dell’Italia scendono poi al 56,6% nella fascia tra i 45 e i 64 anni e addirittura al 56,6% tra i 25 e i 34 anni.
Interrogato sulle principali ragioni del proprio amore per l’Italia, il campione cita innanzitutto la libertà d’opinione, punto di forza della Penisola per il 26,8% del totale. Colpisce però che all’ultimo posto dei “pro” per la patria vi sia il benessere economico, citato solo dal 3,1% degli intervistati.
Se guardiamo, dall’altra parte, i motivi di malcontento, viene ritenuto particolarmente grave il livello di corruzione sia dai più giovani sia dai più anziani. A colpire di più in senso negativo la fascia intermedia di giovani adulti e adulti è invece il nostro scarso senso civico.
In generale, le fortune e le sfortune nazionali sono vissute diversamente a seconda dell’area geografica in cui si vive.
La libertà di opinione è più avvertita nelle Isole, per ben il 46,8% del campione, insieme con il buon clima che è motivo di felicità anche per il resto del Sud. Le bellezze naturali sono tenute in maggiore considerazione nel Nord est, mentre nel Centro Italia si dà più importanza a quelle storico-artistiche.
Se, infine, fosse proprio indispensabile cambiare Paese, gli italiani di tutte le età andrebbero in Francia (salita nel gradimento rispetto al 2006 di 4,5 punti percentuali),
poi negli Stati Uniti, in Spagna, Inghilterra e Germania.
Tra i più pronti a partire vi sono il 50,9% di 25-34enni, seguiti dal 43,2% di chi ha tra i 35 e i 44 anni. Com’è comprensibile, invece, la maggior parte degli over 65 non andrebbe via (67,8%),
ma anche la maggioranza dei 45-64 enni preferisce restare in patria per il 51,1% del campione.
Perché andarsene? Soprattutto per trovare migliori opportunità di lavoro (nel 35,7% dei casi),
ma anche per dare maggiori chance ai propri figli (12,7%).
L’ultima motivazione espressa è la prospettiva di aver un maggior contatto con la natura, preceduta, in senso crescente, dalla ricerca di un clima culturale più vivace, un clima politico migliore e una maggiore sicurezza.
Quest’ultima fa da contraltare alla preoccupazione per la precarietà che unisce vecchie e nuove generazioni, anticipata dall’interessante (e appassionata) introduzione di tutto il Rapporto Italia, in cui si ripercorre la storia del nostro Paese alla svolta di importanti cambiamenti socio-economici. Affrontarli – scrive il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – è possibile. L’importante – precisa – è superare la curva: il portale d’uscita, come in un tunnel autostradale, “per lontano che sia, apparirà”.

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