Sostegno a distanza, per regalare un futuro diverso
Scritto da Alessandra Cicalini il 03-12-2008
Nell’ultimo trimestre Manuel è stato proprio bravo: la pagella scolastica parla per lui, i voti sono tutti buoni. Che sia contento, lo si capisce guardandolo nelle foto: a otto anni, forse per la prima volta, sta imparando a essere se stesso, cioè semplicemente un bambino.
Da circa sei mesi è diventato parte di una famiglia italiana che però vive lontanissima da lui.
Il sostegno a distanza è il meccanismo che gli permette di avere un gruzzoletto sicuro da investire negli studi, l’unica strada per immaginare un altro futuro. L’incontro tra questo piccolo indiano, che vive a Dupghuri, nel Bengala dell’Ovest, al confine con Bhutan e Nepal, e la famiglia che lo sostiene insieme con tutta la sua comunità è stato reso possibile dall’Albero della vita, una fondazione milanese da anni impegnata nell’aiuto ai bambini disagiati del mondo, anche nella nostra Penisola.
Chi decide di aderire a un “Sad”, non deve fare poi molto: la spesa annuale è di poco più di trecento euro per bambino, da versare in rate a propria scelta.
Anna Luisa, la “mamma” di Manuel (e nella vita quotidiana nonna di altri due bambini!),
ha preferito spezzare il versamento in due tranche: “Altrimenti ho paura di dimenticarmelo”, confessa. In realtà, guardandola, si capisce che non potrebbe mai scordarselo: si vede da come mostra le fotografie di Manuel che è contenta di averlo “adottato”.
I contatti con il bambino, però, non sono mai diretti: è sempre la Fondazione che media tra l’adottante e l’adottato, onde evitare richieste indebite (non dal bambino, ma da adulti non bene intenzionati…) oppure implicazioni psicologiche troppo forti.
Chi vuole conoscere direttamente il “proprio” bambino, però, può
contattare l’organizzazione (telefono: 02/90751517) e partire con loro. Chi lo fa ne resta entusiasta e di solito torna in patria con uno spirito completamente diverso.
Ma come essere sicuri che il denaro arrivi davvero? Come per tutte le altre attività, bisogna informarsi bene e sentire più campane. Anna Luisa è soddisfatta, anche perché la fondazione le invia periodicamente notizie su Manuel e sugli altri progetti in cantiere. Di sicuro conviene rivolgersi alle organizzazioni maggiori oppure chiedere ad amici che hanno già aderito a un programma di sostegno, oppure ai parroci o alle altre organizzazioni solidali con cui si è normalmente in contatto.
L’importante è essere convinti del proprio gesto: anche perché, diversamente, ci sono molti altri sistemi per aiutare il Sud del mondo e i poveri in generale. Basti pensare alla Colletta alimentare che si è tenuta lo scorso fine settimana e che ha permesso di mettere da parte montagne di cibo a beneficio di chi non ne ha a sufficienza.
E poi, insomma, ciascuno di noi sa quanto è in grado di donare: non servono grosse somme. Anzi, a volte potrebbe bastare un gesto come quello di Alberto che due anni fa ha regalato un giaccone, una maglia e un paio di calze a un ragazzo africano che chiedeva l’elemosina davanti al supermercato dove faceva la spesa. Oggi Alberto non c’è più, ma di sicuro quel giovane ancora si ricorda di lui.
Non si tratta di diventare santi o martiri: solo più umani. Ricordiamocelo, e possibilmente non solo a Natale.