Università e circoli Auser, la crescita "in rosa" continua

Scritto da Alessandra Cicalini il 18-10-2010

Che l’interesse per le attività culturali sia più diffuso tra le donne non è una novità: lo conferma anche l’Auser (acronimo di Associazione per l’autogestione dei servizi solidali) che ha presentato a Venezia durante il festival La città che apprende il Secondo rapporto sui circoli e le università popolari gestite dall’associazione di volontariato animata principalmente da over 60. Il report completo non è stato ancora diffuso ma dalle anticipazioni fornite ai media si sa per esempio che già da quest’anno i corsi Auser punteranno anche sulle tematiche “green”, ossia sul risparmio energetico, l’educazione ambientale e alimentare. E c’è da scommettere che anche in questo caso le donne saranno tra le principali interessate. Già adesso, infatti, rappresentano ben il 75,3% del campione analizzato, con una cultura di base superiore alla media nazionale. Il grosso di loro è infatti almeno diplomato se non laureato, mentre le casalinghe rappresentano il 21% del totale. Ma come si compone l’universo delle attività culturali dell’Auser?
Innanzitutto bisogna distinguere tra i circoli (528 in tutta Italia),
ossia le strutture di “animazione locale ‘dal basso'” – si legge nella sintesi del Rapporto Auser – e le università (normalmente chiamate “della terza età”, anche se sempre meno frequentate solo da anziani) che organizzano veri e propri interventi formativi. Nel caso dei circoli, si è verificato un incremento nell’apertura di nuove sedi, cresciute in media del 3% rispetto al 2007/2008, mentre ancora più consistente è stata la crescita degli iscritti ai corsi universitari nelle 81 sedi attivate in tutta Italia, passati da 28.013 a 31.458, corrispondenti a un più 12 per cento rispetto all’anno accademico 2007/2008.
Il Report si sofferma quindi sulla dislocazione geografica delle università popolari, presenti in misura più estesa nel Nord Est, area in cui si trova il 47,3% delle medesime, seguite a notevole distanza da quelle collocate nel Nord Ovest (24,3%),
nel Sud (21,6%) e nel Centro, che con il suo 6,8% si rivela il fanalino di coda della presenza Auser sul campione analizzato.
La maggiore diffusione delle università popolari nel Nord Est potrebbe dipendere dalle sovvenzioni esterne che le strutture Auser ricevono in questa parte d’Italia: lo ipotizza lo stesso Rapporto che parla di un 70% di sedi sovvenzionate nell’area esaminata contro il 55% del Nord Ovest e il 50% del Sud. In quest’ultima parte del Paese, al contrario, il ricorso ai volontari è molto più massiccio di quanto non si faccia al Nord, il che sarebbe – secondo la sintesi – una prova ulteriore del forte interesse degli iscritti al mantenimento delle attività culturali indipendentemente da eventuali compensi per chi li organizza. Al Sud, infatti, il grosso dei docenti non riceverebbe retribuzioni.
Piuttosto omogenee sono invece le tipologie di corsi attivati, anche se quelli sull’ambiente e sull’informatica piacciono di più nel Nord Est, l’economia di più nel Nord Ovest e il teatro di più al Sud. In generale, il livello di soddisfazione per le lezioni frequentate è piuttosto alto in tutta Italia, anche se il Rapporto invita a non trascurare un 20% del campione che dice che si iscriverebbe ad “altri corsi se attivati”. Forse, ipotizza, gli allievi chiedono implicitamente di implementare ulteriormente l’offerta formativa, anche perché la motivazione più forte che li spinge a iscriversi è proprio quella di migliorare le proprie conoscenze, prima ancora che di stringere nuove amicizie. D’altra parte, la maggior parte del campione giudica il livello dei corsi frequentati anche negli anni precedenti “sempre uguale”, il che vuol dire che il gradimento si è mantenuto simile anno dopo anno.
Il Rapporto dà poi qualche informazione sull’età degli iscritti che in media hanno 62 anni e sono in buona parte pensionati, benché sia in crescita la quota delle persone con meno di 60 anni.
In totale, dunque, gli “amici” (allievi e soci) dell’Auser sono oltre 120 mila da Nord a Sud, una vera e propria piccola città in continua espansione con grande sete di cultura e partecipazione, “nonostante i tagli alla cultura”, come scrive l’associazione presentando il suo rapporto.

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