Gli alberi del Madagascar

Cesare Mancinelli

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La Storia

La sesta storia che vi raccontiamo, tratta dal libro di Marco David Benadì “Su e giù per la vita. Storie di uomini e donne straordinariamente ordinari” , è dedicata a Cesare Mancinelli, “un caso particolare”, come lui stesso scherzosamente si definisce, un agronomo originario di Napoli, classe 1945, che da qualche anno vive a Sabaudia.

Cesare Mancinelli è “un uomo dalle molte capacità misteriose e un po’ druidiche. […] Oltre ad essere una persona veramente molto simpatica è anche un sussurratore delle palme, un padre e un figlio tenero, un consulente ricercato in tutto il mondo per la sua saggezza, un apicultore, un uomo perennemente innamorato, un assaggiatore di mozzarelle e una sogliola […] ‘Assogliolizzarsi’, ovvero la capacità di adeguarsi all’ambiente senza perdere la propria libertà, lui la valuta come un’attitudine molto utile in questo mondo dove sono tanti quelli che, della libertà, cercano di privarcene.”

Cesare incontra l’autore vicino a casa, in un ristorante sulla spiaggia di Sabaudia, all’interno del Parco Nazionale del Circeo, a pochi chilometri da Roma. Qui, davanti ad un bel piatto di spaghetti alle vongole veraci inizia il racconto della sua vita, a partire dalla passione per la natura, che ha scoperto fin da piccolo, e che ha avuto la fortuna di trasformare in lavoro:

“Si sente molto contento, anche perché pochi sono così fortunati da poter lavorare senza affaticarsi anche per venti ore di fila e come se il lavoro non fosse neanche tale ma una necessità, uno scopo di vita, un mantenersi vivo. «Se c’è la passione, fai tutto senza fatica», mi dice, «e le capacità vengono man mano, facendo le cose».”

Cesare è molto legato alla figura di suo padre a cui fa spesso riferimento nei suoi racconti, sempre con calore e ammirazione. Anche della madre parla come di un vero pilastro della famiglia, un ciuccio, come si dice in napoletano:

“Ci spiega che questo termine viene dalla coltivazione dell’Annurca, una varietà di mele già descritta da Virgilio a Capua: per non far spezzare l’albero che si caricava di frutti si metteva un palo puntellato a terra e legato alla pianta e in cima a questo palo tutte le corde che sostenevano i rami, così che il palo supportasse tutto il peso della frutta (e questo succedeva già duemila anni fa): il palo si chiamava il ciuccio.”

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Cesare racconta della sua vita con serenità, non mostra rancore per nessuna delle vicissitudini che gli sono capitate negli ultimi anni e che lo hanno messo a dura prova, fino a portarlo su una sedia a rotelle: un infarto nel 2007, quattro interventi all’anca tra il 2011 e il 2014, un aneurisma addominale. Anche nelle sue relazioni sentimentali le cose non sono andate sempre bene. Dopo un primo matrimonio durato sette anni, Cesare aveva ritrovato l’amore con Francesca, con cui è stato sposato ventinove anni, ma poi il loro matrimonio è finito:“…«Non c’era condivisione», dice un po’ pensieroso. Però ammette che anche lui è sempre stato troppo legato all’amore per la natura e che non avrebbe potuto in alcun modo vivere dove non ce ne fosse stata. […] Sabaudia doveva essere un compromesso tra la città e la natura, un’idea condivisa anche con Francesca, ma forse per lei un po’ troppo faticosa.”

La chiacchierata con Cesare prosegue parlando del suo lavoro: dopo numerosi corsi di specializzazione tra apicultura, conduzione delle macchine agricole, pollicultura e altri, a un certo punto aveva anche pensato di fare il genetista poiché, lavorando al fianco di un luminare del settore, da giovane aveva acquisito anche la capacità di riconoscere le specie, osservare le sfumature nel colore delle radici, la consistenza dei fiori o delle sete. E a tal proposito racconta un divertente episodio:

“Un giorno, visto che voleva imparare le tecniche della fecondazione artificiale, lui e il suo professore vanno in una grande azienda agricola. Il direttore del posto vuole divertirsi con loro dandogli il compito di scoprire quale sia la mucca generata da un dato toro. È sicuro che Cesare non ce la possa mai fare. Lui invece con calma giovane e sfacciata osserva le caratteristiche del toro e individua la mucca giusta. Il direttore diventa rosso pomodoro dall’imbarazzo…”.

Ora Cesare vive a stretto contatto con la natura e gli piace molto: condivide la casa con i suoi quattro cani, il suo gatto, la sua mamma di cento anni e due telefoni con Skype, per restare sempre aggiornato e all’occorrenza anche indignarsi per notizie che lo toccano da vicino:

“…«L’altro giorno ho visto un servizio in televisione che mi ha fatto cadere le braccia»: hanno detto che in Madagascar non ci sono più alberi! Ne è rimasto completamente scioccato, si vede da come si esprime […] La questione della deforestazione del Madagascar è dovuta alla richiesta di legname prezioso usato per fare mobili in stile impero per la nuova borghesia cinese e poi anche per costruire strumenti musicali in Europa e in America…Comincio a sentire una strana tristezza per i musicisti, per gli alberi, per il Madagascar.”

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Dopo aver chiacchierato ancora a lungo della sua vita, delle sue passioni, dei suoi tanti ricordi, anche l’incontro con Cesare, che rivela all’autore il suo “senso della vita”, volge al termine:«Sai», mi dice, «tra poco compio settant’anni e mi sembra strano. Com’è possibile? Quando mi faccio questa domanda, mi rendo conto che devo sbrigarmi a realizzare tutti i sogni che ho in testa». Poi ride con dolcezza e s’accomiata dicendoci: «Bisogna avere il desiderio di fare qualcosa, se non si sogna…che si vive a fare?»

L’intera storia dedicata a Cesare Mancinelli è nel libro “Su e giù per la vita. Storie di uomini e donne straordinariamente ordinari” di Marco David Benadì, edito da Baldini&Castoldi.

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Da sempre realizziamo montascale per consentire libertà di movimento ai nostri clienti. Dall’ascolto dei loro racconti nasce il progetto Stannah Racconta, una raccolta di storie di uomini e donne straordinariamente ordinari.

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