In particolare m’interessa il tutto

Stella Della Queva

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La Storia

La Signora Stella della Queva è un medico chirurgo specializzato in Medicina Generale, Omeopatia – Omotossicologia – Addominoagopuntura – Nutrizione endocellulare – Kinesiologia. “Fantastico. Sono felice di incontrarla dottoressa. Anche il nostro medico curante talvolta preferisce curare le mie figlie con la medicina alternativa …. ” “Integrativa, prego”.

Mi blocca immediatamente e prosegue : “Non è corretto parlare di medicina alternativa. La medicina tradizionale cinese, per sua informazione, riconosce l’esistenza di un’energia universale che anima ogni cosa. Questo approccio vuole cogliere l’uomo nel suo insieme, nella sua interezza. Oggi, nella nostra medicina occidentale un’oftalmologo per esempio, si divide in una molteplicità di specializzazioni, rischiando di perdere – per l’appunto – di vista l’insieme, il tutto”.

“Capisco, mia moglie che fa la terapeuta sostiene che le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti. Per cui se in famiglia l’adolescente, magari adottato, agisce comportamenti , che ne so, aggressivi, è l’intero nucleo familiare che va ascoltato perché questa manifestazione del disagio è di certo, in qualche modo, collegata all’insieme. Solo ascoltando le persone del nucleo familiare si arriva a fare prima una diagnosi e poi ad ipotizzare un piano d’intervento” replico io.

“Certo: un essere vivente, in quanto tale, va considerato sempre come un’unità-totalità non esprimibile con l’insieme delle parti che lo costituiscono. E se una sua componente s’ammala, bisogna indagare a fondo altrimenti si rischia di intervenire sull’effetto, non rimuovendo le cause che tale effetto hanno generato”.

“Però quest’approccio che tende a ridurre il problema generale in problemi sempre più piccoli ha comportato un grande progresso per l’umanità. Separare l’anima dal corpo ha infatti permesso la luce intellettuale: il corpo sente ma è la mente che chiarisce. ” “Spinoza però” – fa la dottoressa- “s’è opposto al dualismo cartesiano e poi tutto il Romanticismo ha saputo svincolarsi dagli eccessi rigoristici dell’Illuminismo.

Perché guardare alla malattia e basta? Guardiamo l’uomo nella sua interezza. Non bisogna fermarsi a considerare ogni singolo sintomo come fattore da eliminare ad ogni costo. Questi segnali potrebbero più utilmente essere colti come informazioni che il corpo ci dà per ripristinare un equilibrio andato perduto. La salute, caro Gianfranco, non è una semplice assenza di malattia: essa è un benessere globale di corpo, mente, società e ambiente.”

La Signora Stella sorseggia il suo the nella comoda cucina dove con tanta cortesia e disponibilità m’ha accolto. Visita se non inattesa, capace comunque d’invadere lo spazio della mia ospite costretta da più di 27 anni su una sedia a rotelle.

“Quando mi sono ammalata non ho mai smesso di studiare: e quello che ho appreso, l’ho per prima cosa applicato su di me. Pensi: con la medicina tradizionale oggi forse le parlerei limitandomi a battere le ciglia da un polmone d’acciaio. Quello sarebbe stato il mio destino, in base alle conoscenze della medicina occidentale.”

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Ma da dove nasce questo amore per la medicina?” “Vede” – mi fa: “ero bambina. Sapesse che mestizia c’era in casa mia quando la nonna s’ammalava e spariva nella sua stanza. Tutta la famiglia s’incupiva. Nessuno parlava. C’era un sentimento d’attesa, d’ansia, di paura che si stemperava solo all’arrivo del dottore.

“Allora tutti gli correvano appresso, lo scortavano dalla nonna e si fermavano sulla soglia della stanza, non volendone violare l’intimità. Il silenzio si spandeva per tutta la casa. Anch’io bambinetta non avevo più voglia di giocare e anch’io, come i grandi, aspettavo fuori dell’uscio che il medico completasse la visita. Poi quando il dottore usciva, rincuorava i miei genitori. Anche la nonna talvolta ricompariva e anche se non già risanata, manifestava un evidente miglioramento. E allora la vita rifluiva, tutti tornavamo a respirare e la gioia riappariva dappertutto.”

Un sorso di the; mi guarda e conclude: “Quella gioia, quel benessere, quella felicità io volevo a tutti i costi imparare a donarla quando fossi diventata grande.” D’altra parte la signora ha un nome che è un presagio: si chiama Stella.

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Da sempre realizziamo montascale per consentire libertà di movimento ai nostri clienti. Dall’ascolto dei loro racconti nasce il progetto Stannah Racconta, una raccolta di storie di uomini e donne straordinariamente ordinari.

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