Pasquale Avolio e la confraternita dell’Immacolata di San Giorgio a Cremano

Siamo a San Giorgio a Cremano, all’Arciconfraternita della Misericordia con il Signor Pasquale Avolio al governo della struttura, accompagnato dal il signor Carmine Sgambati, il segretario della Confraternita. “Ma voi non siete dei religiosi, vero?” “No, noi siamo due laici alla guida temporanea della Confraternita. Il nostro mandato scade fra poco. Questa è un’associazione di fedeli costituita e organizzata per l’esercizio di opere di pietà e di carità” “In pratica, che cos’è che fate?” “E’ presto detto: siamo impegnati in opere di devozione, di preghiere e di venerazione, e questa è la parte inerente il mantenimento dei riti formali, soprattutto rivolgiamo tutto il nostro impegno nello svolgimento d’iniziative generose”.

San Giorgio a Cremano centro di devozione popolare

“Quando nasce la vostra Confraternita?” “La Confraternita dell’Immacolata di San Giorgio a Cremano nasce esattamente 276 anni fa, auspici i Borboni che erano dei veri e propri tifosi dell’Immacolata, espressione di un approccio alla devozione improntato alla pietà e all’amore. Appunto nel 1743, circa cinquanta anni dopo che fu costituita la fondazione giuridica della Confraternita, viene edificata la struttura cui viene messo a capo un governo, cioè un Consiglio direttivo che ha un mandato triennale rieleggibile. Io sono già al secondo mandato e ad aprile prossimo resterò un semplice confratello”

Pasquale Avolio

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Le attività benefiche

“Quali sono state e presumo lo siano ancora le principali attività benefiche?” “Andando non in ordine: l’assistenza agli infermi, il suffragio dei defunti, l’organizzazione dei funerali soprattutto degli indigenti, la carità verso i poveri e gli stranieri, la raccolta di somme da destinare alle elemosine per gli orfani e provvedere alla dote delle ragazze prive di una minima possibilità economica. Tutte queste attività venivano svolte ogni qualvolta se ne presentava (e magari si presenta ancora) la necessità. Poi naturalmente bisogna fare i conti con gli usi e le costumanze dei tempi, le disponibilità economiche, eccetera” “Si ha ragione. Ho letto che un tempo le confraternite prestavano assistenza religiosa ai condannati a morte ed ai carcerati” “Eh sì. Vede quelle sono specifiche attività correlate ad un’epoca. Non solo: pensi che le confraternite più ricche raccoglievano quanto serviva per poter riscattare i prigionieri di guerra, o coloro che venivano catturati durante le incursioni dei turchi e in seguito a ciò resi schiavi”.

Le confraternite ai tempi dei Romani

“Quindi siete delle persone pie che si danno un gran daffare per dare una mano a chi ha bisogno?” “Insomma, mi verrebbe da dire che noi ci sforziamo di applicare lo spirito della religione nel quotidiano. Lo spirito infatti che anima la confraternita è quello di incrementare il culto pubblico e l’esercizio di opere di carità, di penitenza, di catechesi” “E questo si è fatto fin dagli albori della cristianità!” “Eh si, le Confraternite c’erano già ai tempi dei romani” “Quali scopi avevano?” “Agli inizi erano state istituite per scopi di culto e poi anche per scopi sociali, culturali o professionali” “Ho letto da qualche parte che i fedeli si mettevano assieme, facevano una specie di associazione di mutuo soccorso per contenere il costo dei culti funerari” “Eh si, Mettersi insieme permetteva di ridurre i costi” “Quindi, ribadisco, le Confraternite per quanto permeate di spirito religioso, non sono costituite da chierici” “Da quello che so solo in epoca carolingia non si poteva far parte di una Confraternita se non si era religiosi. Ma già all’epoca dell’Italia dei Comuni questa regola cadde”

Gli eccessi nel Medioevo

“Visto che stiamo affrontando un aspetto storico per qualche secolo, a partire dal Medioevo, sono state molteplici ed eclatanti le manifestazioni di devozione religiosa. Mi vengono in mente alcuni ordini religiosi che per mortificare la carne si auto flagellavano. C’è che lei sappia qualche rapporto tra le confraternite e i flagellanti?” “Sì nel Medioevo molte sette religiose si auto flagellavano in pubblico come forma di penitenza e di espiazione delle colpe. Un modo, certamente estremo, con cui ci si raccomandava a Dio per far cessare epidemie e guerre offrendo il sacrificio della punizione inflitta a se stessi. Non dimentichiamo il terrore provocato dalla peste nera. Ci furono episodi eclatanti che coincisero proprio con il diffondersi della prima terrificante epidemia. Fu una vera e propria strage: verso la metà del XIV secolo morì un terzo della popolazione europea. Sicuramente a quell’epoca e in quella temperie sorsero confraternite di flagellanti. Mi viene in mente la Confraternita dei Battuti, particolarmente devoti alla Madonna e sorti a Forlì ma sparsi poi un po’ dappertutto in Italia” “A me proprio ora m’è venuta in mente la Confraternita della Misericordia. Sa son fiorentino, avevo uno zio che era un fratello della Misericordia. Per farmi paura quando ero piccino e con i miei s’andava a trovarlo a casa sua, d’un tratto spariva dalla stanza dove s’era tutti e poi all’improvviso m’arrivava davanti tutto vestito di nero e per di più incappucciato. M’ha sempre spaventato a morte. L’ha fatto due o tre volte, sono passati sessant’anni e forse più, ma mi ricordo ancora la paura, il terrore e i pianti. E lui che mi diceva. ‘Grullo, si va così nelle case dei malati quando si devono portare all’ospedale’. Io non mi capacitavo di come addirittura quei poveretti non li portassero direttamente al camposanto!”

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Le regole della processione

“Qual è il momento più importante per la vita di una Confraternita?” “Certamente quello della processione dove, soprattutto dopo il Concilio di Trento si volle dare un indirizzo più spirituale: basta flagellarsi e ricorrere a forme di devozione fin troppo estreme al punto da diventare fini a se stesse” “Ma ciascuna Confraternita poteva darsi le regole che riteneva più opportune?” “Non è totalmente vero. Tutte le Confraternite avevano un obiettivo prioritario: insegnare la catechesi soprattutto ai giovani. Nel Concilio di Trento si dette un grande impulso al culto di Maria: Pio V attribuì alla Vergine la vittoria di Lepanto”

“Le Confraternite sono celebri per le processioni che fanno, vero?” “Si, le processioni sono un fondamentale momento d’aggregazione della Confraternita” “Quando la fate?” “Ne facciamo due l’anno. La prima è in occasione della ‘festa della lava’”. “Che cos’è?” “E’ una festa religiosa che si festeggia ogni anno per ricordare il miracolo compiuto da san Giorgio che non a caso è il patrono della città. La tradizione narra che nel 1872 ci fu un’eruzione del Vesuvio, ma grazie al santo la lava s’arrestò prima di Ercolano e di San Sebastiano proprio ai piedi della Vergine” “Quando cade la ricorrenza?” “Era un 19 di maggio quando il santo fermò la lava. Sicché ogni 19 maggio la statua di San Giorgio viene portata in processione per tutta la città assieme alla Madonna dell’Immacolata” “L’altra processione immagino sia quella in occasione dell’8 dicembre che è proprio la festa dell’Immacolata, no?” “Sì, esatto. Ed in entrambe le circostanze c’è sempre una grande partecipazione di gente festante”

Il tesoro nascosto: l’organo di Carlo di Borbone

“Adesso andiamo nella cappella: c’è un’ottima acustica vero?” “Sì è così straordinaria che vengono tenuti dei concerti periodici. A Pasqua c’è sempre un concerto chiamiamolo istituzionale e infine la cappella viene adoperata anche per qualche convegno: su Giordano Bruno l’ultimo che si è tenuto. Naturalmente gli orchestrali ci tengono le loro prove in preparazione appunto dei concerti” “Mi parla di questo meraviglioso organo per piacere?” “E’ straordinario vero? Questo gioiello, perfettamente funzionante ha più di trecentocinquanta anni: infatti è stato costruito nel 1762 da Domenico Russi che è stato l’organaro reale di Carlo di Borbone. Di questo straordinario artista si conoscono solo altri due organi perfettamente uguali a questo: uno si trova a San Gregorio Armeno ed un altro dalle parti del lago maggiore chissà come ci sarà arrivato!” “E’ stato un restauro complesso?” “Assolutamente sì perché questo organo è stato restaurato sia per quanto concerne la fonia, sia per la struttura lignea. Ma non c’è soltanto questa meraviglia nella nostra semplice cappellina, anch’essa restaurata recentemente. Per esempio qua sulla sua destra c’è questa Pala d’altare del 1773”.

I confratelli? Tutti iscritti nei libri dello “squarcio”

“Per gli aspetti pratici di manutenzione come siete organizzati?” “Fra i confratelli ci sono bravi artigiani che si occupano della verifica e della manutenzione delle parti elettriche” “Tutti volontari?” “Sa noi anziani abbiamo un particolare riguardo verso la solidarietà.  Personalmente per trentasei anni sono stato donatore di sangue e per quattordici donatore di piastrine” “E’ veramente bello questo dono di sé che fate alla comunità” “Siamo gente semplice ma di fede. E poi veniamo qui volontari invece di starcene a casa, a perdere inutilmente del tempo”.

Napoli tra religione e superstizione

Rientrati in ufficio mi soffermo davanti a dei testi antichi “Questi libroni alle sue spalle sembrano dei registri” “Ed infatti lo sono. Contengono le regole dei confratelli scritte a mano” “E questi altri libroni che cosa sono?” “Sono i ‘libri dello squarcio’, ovvero sono registri dove sono segnati, scritti a mano, tutti i confratelli appartenenti all’Arciconfraternita. Furono fatti restaurare da Tommaso Acampora” “C’è qualcuno altro personaggio dei vostri che vuole ricordare?” “Tutti i nostri confratelli meriterebbero per la loro devozione e la loro pietà una menzione d’onore. Ricordo però con simpatia particolare un personaggio fra i più estrosi della nostra Confraternita. Si tratta addirittura di un antico discendente dei Borboni. Questo personaggio dicono fosse molto superstizioso. D’altra parte qui a Napoli la questione è sentita ed è controversa. Insomma tornando a questo signore, tutti dicevano che era una persona assai devota: pensi che veniva qui nella cappella. Tutto compunto sostava in raccoglimento davanti ad ogni statua” “Beh, è una forma di devozione forse molto accentuata ma non mi pare espressione di un comportamento superstizioso” “Dice? Comunque quando sembrava aver raggiunto il massimo del raccoglimento, s’apriva la giacca e a quel punto appariva una profusione d’ amuleti, di portafortuna, di scaccia guai, di corni e di cornetti. Uno specifico amuleto per ognuno dei santi” “Come dargli torto: anche un premio Nobel che aveva appeso un ferro di cavallo fuori della porta di casa, interpellato da un amico se fosse superstizioso, rispose deciso: ‘Naturalmente no. Ma i ferri di cavallo portano fortuna anche a chi non ci crede’” “C’è anche un ‘poeta laureato’, un serbo che vive da quasi settant’anni in America e che è stato insignito di un Premio Pulitzer per la straordinarietà della sua opera poetica che una volta ha detto: ‘Non credo in Dio però evito d’aprire l’ombrello in casa” “Mi fa venire in mente il grande De Filippo che diceva che essere superstiziosi è certamente roba da ignoranti. Tuttavia non esserlo, non c’è niente da fare, porta male”