Bob & Joan: I ragazzi che volevano cambiare il mondo
Scritto da Stannah il 19-05-2022
È il 1961. JFK ha appena prestato giuramento come presidente degli Stati Uniti pronunciando la famosa frase: “e dunque, miei cari Americani: non chiedete cosa può fare il paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il paese”. Cambio di scena: da Washington ci trasferiamo a New York. Precisamente al Greenwich Village. Ancora più precisamente al Gerde’s Folk City, uno dei tanti luoghi, un po’ alternativi, dove si fa musica dal vivo. Rock, Jazz, Folk, Punk…insomma al Gerde’s c’è posto per tutti. Artisti affermati, emergenti e affondati ancor prima di emergere. Ed è lì che inizia la nostra storia. Anzi la storia di Bob e Joan, i ragazzi che volevano cambiare il mondo. In una fredda notte d’inverno.
Bob Dylan & Joan Baez: il vagabondo e la ribelle
Robert Allen Zimmerman nasce da una famiglia ebrea del Minnesota. In casa la radio è sempre accesa e lui è un bambino affascinato dai ritmi scatenati del Rock’n’Roll. A tal punto da rivelare, nei temi scolastici, la sua passione e il desiderio di incontrare Little Richard “The King”. Crescendo comincia a frequentare i negozi di dischi e a conoscere altri generi. Il folk soprattutto, che con le sue suggestioni profonde, tocca le corde del cuore del giovane Bob. A tal punto da convincerlo a sostituire la sua chitarra elettrica con una Gibson acustica. La stessa che, nello stesso anno ma altrove, compra anche una giovane di origini messicane: Joan Baez. Nel 1961 Bob si trasferisce nella Grande Mela. Il luogo dove Joan è nata. I due hanno vent’anni: Joan è già nota come cantante folk. Bob invece sbarca il lunario suonando qua e la nei locali del Village. Con poca fortuna. La sua voce così particolare non incontra il favore del pubblico che lo giudica “fastidioso”. Passiamo a Joan. Che ha origini messicane e la ribellione nel DNA. Suo padre è un fisico importante che si è rifiutato di partecipare al progetto di costruzione della bomba atomica. Lei fin da bambina lo segue in giro per il mondo e, soprattutto, in quei paesi dove guerra e povertà sono piaghe endemiche.
Quando torna negli States, Joan si trova a fronteggiare la discriminazione per le sue origini e una politica guerrafondaia. A sedici anni è a scuola e c’è una esercitazione di evacuazione in caso di attacco nucleare. Tutti seguono le istruzioni. Joan rimane seduta al banco e continua a leggere. Viene punita, additata come comunista. Ma lei ignora tutto. Continua a leggere ed è felice: infatti ha appena comprato, per 50 dollari, una Gibson acustica. Bob e Joan hanno due caratteri molto diversi. Introverso e tormentato lui, passionale ed esplosiva lei. E in effetti, quella sera d’inverno del 1961 in cui si incontrano al Gerdy’s non è esattamente amore a prima vista. Anzi, le attenzioni di Bob sono rivolte a Mimi, la sorella di Joan. Ma, come spesso accade, niente è come sembra.
Il magnetismo che attrae gli opposti
Joan Baez e Bob Zimmermann, dopo quel primo incontro, continuano a frequentarsi. “Sembrava molto incasinato,” racconterà lei anni dopo. “Ferito. Avevamo ferite che si completavano. Si tratta di qualcosa di cui nemmeno sei conscio quando succede ma, ripensandoci, scegli una persona proprio per qualcosa di imponderabile che ti colpisce”. Già, perché giorno dopo giorno, incontro dopo incontro, canzone dopo canzone, le carriere dei due ragazzi prendono il volo, e con esse anche il loro amore. Il “motore” della coppia è Joan, che canta le sue canzoni, invita Bob sul palco a suonare con lei, lo spinge a realizzare il suo sogno. E Bob le dà retta. Come primo passo, nel 1962, va alla Corte Suprema di New York e cambia il suo nome. Robert Zimmermann diventa ufficialmente Bob Dylan, omaggiando Dylan Thomas, il poeta inglese notturno e maledetto, romantico e tormentato. Proprio come Bob. Joan intanto colleziona dischi d’oro, che però non le interessano più di tanto. Lei è una ragazza combattente. Nel 1963, a Washington, si mette in marcia al seguito di Martin Luther King per i diritti civili. Lui pronuncia il suo celeberrimo discorso “I have a dream”, lei canta “We shall overcome”, Bob la raggiunge e, insieme a Joan, intona “When the ships comes in”. Da li in poi i duetti non si contano. I due formano una coppia artistica e sentimentale inossidabile. E Joan ha su Bob un ascendente incredibile soprattutto sulle sue canzoni che diventano veri e propri inni di protesta, denuncia e uguaglianza. Nel 1962 Bob pubblica “The Freewheelin’ Bob Dylan” (l’album che contiene “Blowin’ in the Wind”). Diventa una star mondiale. E l’icona di una generazione ostinata a voler cambiare il mondo.
Nessun fuoco dura per sempre
Bob e Joan sembrano inseparabili. Condividono vita, fama, arte e attivismo. Senza entrare mai, come spesso accade fra le star, in dinamiche competitive. Ma, come dice Joan, Bob è un tipo incasinato. E a incasinare di più le cose è Sara Lownds. Una vecchia conoscenza di Bob, modella e coniglietta di Playboy, che durante un tour si presenta all’albergo dove alloggiano Dylan e Baez. Presentandosi a Joan come “amante di Bob”. La frattura è inevitabile. Bob sposa Sara nel 1965.
C’è altro che allontana Bob da Joan (e Joan da Bob). Lui torna alla chitarra elettrica e al rock (con grande disappunto dei fan) e il suo fervore politico si fa più flebile. Joan, al contrario, è sempre – e sempre più – in prima linea. Contro la guerra in Vietnam. A sostegno dei diritti degli afroamericani e dei gay. A supporto delle cause ambientali. E anche se Bob non è più il “suo Bob” questo cambio di percorso le fa male. Nei suoi versi dice: “la lotta aveva appena avuto inizio. Senti le voci nella notte, Bobby? Stanno piangendo per te”. Oppure: “E stiamo ancora marciando per le strade con piccole vittorie e grandi sconfitte. Ma c’è gioia e c’è speranza, e c’è un posto per te”. Implorazioni che cadono nel vuoto. Dylan, infatti, è sempre più isolato e assente dalla società. Al limite, si esibisce giusto a qualche, raro, concerto benefico. Tratti che, più o meno, lo contraddistingueranno da qui in poi.
Ma alcuni fuochi non si spengono mai
Quando un amore così vero, totale e intenso finisce, lascia comunque accesa la luce dell’affetto. Joan diventa amica della moglie di Bob a tal punto di mostrarsi protettiva nei suoi confronti circa il carattere burbero e introverso del marito. Da parte sua Dylan, negli anni ’70, mette Joan tra il cast di artisti che si esibiscono nel suo tour itinerante “Rolling Thunder Revue” e lei non si tira indietro neppure quando, dietro il palco, deve prendersi cura dei figli del più famoso “menestrello” d’America. Poi una sorpresa (o quasi). Nel 1975 Joan Baez canta “Sì, ti ho amato teneramente. E se mi stai offrendo diamanti e ruggine, ho già pagato”. Tutti pensano a un ritorno di fiamma. Ma non è così. Anche se tra i due rimarrà sempre un sodalizio affettivo e artistico saldissimo. Insieme interpretano il film “Renaldo e Clara”, diretto dallo stesso Dylan. Insieme, negli anni ’80 sono in tour con Carlos Santana (mentre Joan, in quel periodo fa coppia con Steve Jobs). Il loro rapporto non è facile. Litigano continuamente, lei se ne va. Addirittura decide di non vederlo più. È davvero finita? No. Joan – passata la burrasca – riprende a cantare le canzoni di Bob. Lui non perde occasione, nelle non troppo frequenti interviste, per esprimere la sua ammirazione per lei. Immuni a tempo e distanze trovano una loro, personalissima, intima e probabilmente impenetrabile dimensione dell’affetto. Quella di due ragazzi messi insieme dalla voglia di cambiare il mondo. E che non si sono ancora arresi.