Claudia Lawrence, 95 anni a passo di tip tap

Verona, 3 giugno 1925.

Non è una data qualsiasi. In quel giorno è nata una stella del teatro di varietà italiano, una ballerina, attrice e funambola del tip tap. Una donna che è un crogiuolo di culture, di sensibilità artistiche, un pozzo di citazioni auliche e profane, di avventure seminate e raccolte in tutto il mondo.

Parliamo di Claudia Fernstrom, in arte Claudia Lawrence. Forse questo nome, ai più, dirà poco. La sua straordinaria carriera teatrale, infatti, è andata in scena soprattutto in teatri di prosa negli anni Cinquanta, sessanta e settanta, quando il teatro era quello di Paolo Poli, Emanuele Luzzati (nato anche lui il 3 giugno, giorno di grazia!), Carmelo Bene, Giulia Lazzarini, Giorgio Strehler. Mostri sacri di un mondo oggi ai più sconosciuto, dimenticato, cristallizzato in un’epoca che mai più sarà.

Claudia Lawrence, la Shirley Temple italo svedese

Lei, Claudia, figlia di madre svedese e di babbo austriaco (“molto assente”, sottolinea la stessa Lawrence), è come un gatto. Agile, leggera, sinuosa e indipendente, ha vissuto almeno sette vite in una, proprio come un felino. Il suo primo amore, che non ha mai tradito, è stato il tip tap. Del resto Claudia era una ragazzina, che sognava ad occhi aperti, quando i grandi artisti come Fred Astaire, Ginger Rogers, Gene Kelly e la mitica “Riccioli d’oro” Shirley Temple passavano dai teatri al grande schermo, diventando miti mondiali del cinema in musical.

La finalissima a Italia’s got Talent

E non è un caso che proprio rimettendo mani, e piedi, nell’arte del tipete tapete, Claudia Lawrence abbia partecipato alla trasmissione tv Italia’s Got Talent, per l’edizione andata in onda nel 2019 e conclusa, nei primi giorni di lock down, il 6 marzo 2020, con una finale a porte chiuse.

Il lock down dal punto di vista di Claudia

Quando abbiamo sentito al telefono Claudia per l’intervista, eravamo ancora in piena quarantena. Claudia, oggi, vive a Milano, in una casa indipendente, con accanto la famiglia di suo figlio e il nipotino di quattro anni. Dopo decenni passati a girare in tutto il mondo, conducendo quell’esistenza che solo gli attori sanno cosa significa, mai una casa, mai una quotidianità, sempre una corsa dietro le date, gli spettacoli, le speranze e i timori per la critica, le cene tardi a fine spettacolo, oggi la signora Lawrence vive un’esistenza da nonna impegnata, senza mai tralasciare le sue due grandi passioni: danza e teatro.

“Diciamo che questo periodo di lock down lo trovo davvero super noioso e faticoso; non mi è mai capitato in tutta la mia vita, e di primavere ne ho novantaquattro, di dover rimanere chiusa in casa per così tanto tempo”. E come ha passato il tempo una donna così vulcanica?

Qualche ora in cortile con il nipotino, sì, ma certo non possiamo racchiudere Claudia Lawrence nel ruolo di nonna e basta. Tutti i giorni, al mattino, c’era l’appuntamento con la ginnastica. Un’oretta di movimento, con musica classica in sottofondo. Un bel mondo per mantenersi in esercizio e ripassare i passi del tip tap.  Altro appuntamento fisso in quarantena quello con il regista Marco Belgulji, di Brahma Teatro, assieme al quale Claudia sta mettendo in scena lo spettacolo “Granma world tour”. E poi le riprese in casa per i social, Instagram e Facebook, su cui Claudia pubblica piccoli brani dello spettacolo a cui sta lavorando, “tanto per rimanere vivi e per non farci completamente dimenticare”.

Sì, certamente una serata finale senza pubblico, ha tolto tanto di quell’emozione e quel brivido che noi attori e ballerini cerchiamo quando calchiamo le scene; lo show è stato un po’ più corto, ma io sono ottimista: oggi stiamo vivendo momenti difficili, soprattutto è durissima per attori e attrici, ballerini e ballerine, in generale per tutto il mondo della spettacolo, ma il teatro, ricordiamolo, è rinato anche dopo la peste di Napoli!

Novantacinque anni all’anagrafe, sempre venticinque di spirito

Claudia ha compiuto in questi giorni i novantacinque anni, ma la sua voglia di vivere e di sperimentare è la stessa oggi di quando era una ragazzina negli anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Certo la sua vita è un arabesco di avventure, di lingue, e di luoghi lontani. Il suo profilo è quello di una perfetta apolide, una donna figlia del mondo, con un grande senso anche per la famiglia. Sua madre era svedese (ma nata negli Stati Uniti) e il padre, mai conosciuto. Nata a Verona e trasferitasi presto a Firenze, negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, quando l’Italia era spaccata in due tra la Repubblica di Salò e il governo sostenuto dagli alleati, la sua famiglia era confinata a Vallombrosa fuori Firenze. “Il cibo ce lo mandava la Croce Rossa internazionale, e la mia mamma, pur essendo sola con la sua famiglia, non aveva timore di far valere i profondi valori di libertà in cui credevamo. Infatti, nella nostra casa abbiamo nascosto, tra il ‘44 e il ‘45, un inglese, un tedesco disertore e un professore ebreo”.

Claudia dopo la guerra ha studiato a Stoccolma, alla scuola francese; nella sua infanzia così ineffabile (lei per prima non racconta in modo dettagliato, ma frammentario e molto teatrale e misterioso) ha vissuto alcuni anni anche a Parigi. Una vita vagabonda e di altissimo livello culturale, che le ha lasciato in dote la conoscenza di cinque lingue (italiano, inglese, francese, tedesco e svedese).

Una vita in tourneé

Il primo amore fu il tip tap. Ma in generale, Claudia ha ballato di tutto: balletto classico, danze spagnole. Come mostra la sua sintetica bio su Wikipedia, che tanto poco rende il flusso travolgente delle sue perfomance, il curriculum della Lawrence è quello di una grande star. “Ha studiato danza classica in diverse città: a Firenze con Kyra Nijinski , a Parigi con Nora Kiss e a Stoccolma con Lilian Carina. Ha studiato danza moderna, di carattere ed eukinetica con Mady Obolensky”.

E’ dopo la seconda guerra mondiale che Claudia Lawrence avvia la sua carriera di ballerina e attrice. Dopo alcune esibizioni di varietà, entra a far parte come solista della compagnia di balletto classico estone Beck Ballet in qualità di solista e così comincia la sua avventura in tournée in giro per il mondo: Svizzera, Argentina e Cile sono solo alcune delle tappe.

Prima di rientrare in Italia, per raggiungere il Maggio Musicale Fiorentino in veste di Prima Ballerina per l’opera Aida, collabora con il Cullberg Ballet diretto da Birgit Cullberg e partecipa a una tournée in Svezia. E poi di nuovo via verso Parigi, per un periodo di studio e lavoro come ballerina e nel 1953 sarà prima ballerina nel film-rivista “Tarantella Napoletana” di Camillo Mastrocinque con Teddy Barnett.

Negli anni ’50 entra anche nel palinsesto televisivo, con il varietà televisivo “Un, due, tre” con Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi e come prima ballerina con Norman Thomson.

Il magico incontro con Paolo Poli

Gli anni sessanta sono quelli al Piccolo Teatro di Genova e alla Borsa di Arlecchino di Genova sotto la guida di Aldo Trionfo e in compagnia di Paolo Poli.

Prezioso il suo ricordo del grande attore fiorentino. “Un uomo straordinario, anche se stargli accanto non era semplice; la sua omosessualità era di una complessità assoluta. Fece scandalo, scalpore. La sua interpretazione di Santa Rita da Cascia fu memorabile. Gli fecero chiudere lo spettacolo; una trasgressione troppo forte per l’epoca. Un genio assoluto”.

Dal 1960 Claudia seguirà Poli nella sua compagnia come attrice, ballerina e coreografa.  E poi ancora, nel 1971 sarà al Piccolo Teatro di Milano ne “Il giardino dei ciliegi” di Giorgio Strehler. Nel 1977 tornerà a lavorare con Aldo Trionfo e Tonino Conte al Teatro della Tosse di Genova. Nel 1996 sarà in scena al Piccolo Teatro (Milano), Teatro Studio, con “L’anima buona del Sezuan” diretta da Giorgio Strehler. Nel 2014, Claudia, ha iniziato anche una collaborazione a carattere commerciale con Stannah Montascale, per cui interpreta Gemma, una deliziosa anziana signora che viaggia volentieri sul montascale, per incontrare i suoi amici, Peppino e Gianni. Non da ultimo, nel 2019-20 ha partecipato a Italia’s Got Talent, per cui ha vinto il Golden Buzzer consegnato da Frank Matano e con cui è arrivata in finale, attestandosi al terzo posto.

Ci sono, o no, abbastanza esperienze da riempire sette vite?