IO SONO IRIS

L’essere, prima o poi, deve apparire.

Tutti siamo stati adolescenti. L’epoca in cui l’immagine è un gioco, uno strumento con cui si prendono le misure del mondo, del proprio spazio e delle proprie potenzialità. Per alcune persone questa epoca non passa mai. Ma non spoileriamo troppo. Iris è una giovane ragazza con grandi ambizioni. Anche se le casualità della vita sembrano segnare il suo destino. Innanzitutto il nome. Quello di un fiore che in Asia significa longevità. E poi il luogo di nascita, Astoria, che sembra un grand-hotel e in un certo senso lo è. Si tratta infatti di un sobborgo di Queens, a New York. Un tranquillo crocevia di mille culture costellato di locali bohèmien e piccole attività commerciali. È lì che, nel 1921, Iris Apfel viene al mondo.

Iris Apfel nel 2015 al Miami International Film Festival

Iris Apfel nel 2015 al Miami International Film Festival. Credits: MiamiFilmFestival in Creative Commons

L’infanzia di Iris Apfel tra i quartieri di New York

È una allegra bambina ebrea che trascorre l’infanzia giocando fra le stoffe e gli abiti della boutique di mamma Sadye. È una “brava e bella” bambina, che sviluppa immediatamente una passione per l’eleganza. Non solo quella che, in qualche modo, le trasmette mamma, ma anche quella che vede sulle copertine delle riviste del vecchio continente. Quella delle modelle statuarie di Chanel e di Elsa Schiaparelli. E poi quella dei mercatini di quartiere dove la piccola Iris comincia a prendere le misure della “sua” eleganza. Poco convenzionale e molto, ma molto, sopra le righe. Indifferente a chi, sgranando gli occhi, critica quella adolescente borghese che osa indossare un paio di impenitenti jeans da uomo. Dimostrando, con una certa impertinenza, che essere belle, soprattutto da ragazze, non è così difficile. Ma avere il carattere di sfidare le convenzioni e di dare fascino alla bellezza è davvero prerogativa di poche. Pochissime.

Non è tutto oro ciò che luccica, ma se si cerca bene…

Le prime esperienze nel mondo della moda di Iris Apfel: dalle redazioni al grande incontro

Iris è ancora una brillante studentessa di storia all’università di New York quando, finalmente, varca la porta della redazione di Women’s Wear Daily, praticamente la bibbia della moda d’oltreoceano. Per dirla tutta Iris più che la porta della redazione varca quella dello stanzino delle fotocopie. Già, anche nella prima metà del secolo scorso la carriera cominciava da li. Passa anche dalle scrivanie del blasonatissimo Vogue. E, dato che è brava, dalle fotocopie alla macchina da scrivere il passo è relativamente breve. Il mondo della moda, già costellato di firme “mitiche” come Diana Vreeland e altre profetesse del gusto mondiale, ha infatti bisogno di un soffio di aria fresca e giovane. In teoria. Perché, a volte, avere talento è una iattura. Soprattutto se il talento di questa stravagante novellina del Queens si permette di mettere in discussione le monolitiche e consolidate opinioni di esperte che, mese dopo mese, decretano ciò che è moda e ciò che non lo è. Per Iris non sono certo queste signore che vogliono aria fresca (ma che fanno fatica ad aprire le finestre) a rappresentare un problema. Quindi gira i tacchi e se ne va, anche perché all’orizzonte appare un baldo giovanotto che, davanti a quella porta chiusa alle spalle, fa apparire uno sfavillante portone. È Carl Apfel.

Iris & Carl Apfel: l’incontro come nelle favole

L’incontro con Carl è un colpo di fulmine (e di fortuna). Iris lo sposa a 27 anni e, con lui, inizia non solo un progetto di coppia, ma anche un sodalizio artistico e professionale che durerà 67 anni. Finché la (di lui) morte li separerà. Al centro c’è sempre la passione per i tessuti: Iris e Carl avviano infatti nel 1950 un’azienda tessile di successo che porteranno avanti fino al 1992. Ma c’è di più. Laddove Iris non è riuscita a sfondare nel dettare legge sull’abbigliamento delle persone, sotto la spinta di Carl, si ritaglia un ruolo di protagonista nel “vestire gli ambienti”. Diventa infatti un interior designer di successo, adeguando, tra l’altro, le stanze di quell’edificio di Washington noto come “Casa Bianca” al gusto di ben nove presidenti (da Truman a Clinton passando per Eisenhower, Kennedy, Johnson, Nixon, Ford, Carter e Reagan). O dedicandosi alle dimore sul cui citofono compaiononomi come Greta Garbo. Estée Lauder e Montgomery Clift.

Iris Apfel giovane col marito Carl

Iris Apfel giovane col marito Carl. Credit: Netflix.

La consacrazione di Iris Apfel e la sua seconda giovinezza

Questione di karma: chi ti allontana, poi ti rincorre

Anno dopo anno, Iris Apfel consolida la propria icona. D’altra parte ovunque metta mano nasce un successo. E proprio quelle profetesse del gusto mondiale che, da ragazza, le storcevano il naso, ora la corteggiano. Perché quella giovane a cui non è stato permesso di raccontare lo stile e i suoi fasti infatti, con la maturità, la moda non la legge più sulle riviste. La fa direttamente. E non solo perché è una “business woman” di successo, ma perché i suoi look eccentrici e “massimalisti” diventano oggetto di culto. Iris nel 2005 ha 84 anni. E rinasce. Alla sua immagine il Metropolitan Museum di New York dedica una mostra. Lei, nel frattempo, crea una collezione di gioielli e una linea di make-up. Il suo motto in fatto di moda è “più è più e meno è una noia”. Insomma, Iris è l’anticonformismo nella sua più iperbolica dimensione. Ma non basta ancora. Se la vendetta è un piatto da gustare freddo, Iris lo ha lasciato raffreddare per oltre 70 anni. E da qualche tempo questa signora che, con estrema disinvoltura, è in grado di mettere d’accordo un paio di orecchini di Tiffany con una o due, o tante collanone etniche intercettate su qualche bancarella, è diventata una modella di successo.

Iris Apfel: un’icona per la terza età attiva, in forma e inarrestabile

Ha 99 anni e si autodefinisce l’”adolescente più attempata del mondo”. Lavora per l’agenzia IMG Models e, giusto per capire, le sue “colleghe” sono Gigi Hadid, Kate Moss e Georgia May Jagger. Di andare in pensione non ne ha la benché minima intenzione. E la lezione che ci regala è chiarissima: se non riesci a conquistarti la scrivania di una redazione stai serena. Perché forse non firmerai mai un editoriale di una rivista di moda. Ma, sulla copertina di quella rivista, prima o poi potresti metterci la faccia.