Una vita in carrozzina da super eroe moderno

Storia di Gerardo

Una vita in carrozzina da super eroe moderno

“Tutto cominciò nel 1996, quando rimasi vittima di un incidente stradale.

Avevo ventun anni. L’amico alla guida ebbe un colpo di sonno ed io persi l’uso delle gambe, ma non la voglia di darmi da fare. Già all’epoca le aziende erano incoraggiate ad assumere invalidi nei loro organici, solo che allora vigeva un sistema burocratico più che funzionale.

Nel senso che andava in ordine d’iscrizione alla graduatoria e chi rifiutava, magari perché inadatto a quello specifico compito offerto, andava in fondo alla lista.

Così a me in carrozzina, venne proposto d’andare a fare il magazziniere, mestiere per il quale sarebbe servita una ben diversa mobilità.

Dopo l’incidente la vita va avanti. Il lavoro in Max Mara e l’incontro con Maurizio

Forse perché era ancora l’altro secolo, fatto si è che la gente ci guardava come se fossimo dei marziani. Imperava l’ignoranza: solo così si può spiegare l’ottusità di certi sistemi di reclutamento di queste risorse speciali. Comunque a me andò bene perché fui chiamato per una sostituzione di maternità in Max Mara. Lì conobbi la persona con la quale sono rimasto professionalmente legato: Maurizio, (lo conobbi durante il periodo di lavoro in Max Mara ma al di fuori dell’azienda, era il tecnico a cui mi rivolsi per cambiare la mia carrozzina dell’epoca), tecnico sopraffino di ortopedia. Da lui ho imparato tanto e non solo in ambito professionale. Tant’è che quando lui un giorno si licenzia, cinque minuti dopo mi licenzio anch’io.

Nessuna idea precisa di che cosa fare: non avevamo nulla in testa, se non la voglia di renderci utili per un mondo che conoscevamo bene. Costituiamo una cooperativa sociale: partiamo fornendo consulenza ad un progetto Fiat per utilizzare simulatori di guida realizzati da Fiat nell’ambito del progetto Fiat Autonomy, per testare le abilità dei pazienti. Bisognava adattare i comandi delle auto per permetterne il controllo anche a chi si serviva degli arti in modo diverso. A questo primo progetto fece seguito la consulenza alle ortopedie per rendere le carrozzine davvero efficaci in funzione delle diverse esigenze. Per esempio: se una persona che vive seduta vuole andare al mare, ha bisogno di un’attrezzatura speciale che non ha senso però comprare. Noi gliela offriamo a noleggio per il tempo necessario.

Nasce un progetto: creare soluzioni pratiche e comode per chi è costretto a vivere seduto

Poi cominciamo a pensare a come arricchire l’offerta di servizi: il mondo si apre, cresce il bisogno di scambiare esperienze, conoscere realtà nuove e diverse, imparare modalità ulteriori ed integrarle con le nostre soluzioni già sperimentate. Frequento le fiere di settore all’estero e cerco prodotti di nicchia, quelli a bassa marginalità, quelli cioè che non sarebbero mai stati immessi nei cataloghi delle grande Aziende di distribuzione: non ne sarebbe – per loro – valsa la pena. Per esempio abbiamo trovato una soluzione pratica, leggera, facile da usare per consentire alle persone di traslare da una sedia ad un’altra: l’asse di trasferimento è un attrezzo che ho poi prodotto ed esportato in 15 Paesi.

Adesso ho creato una struttura commerciale: senza aiuti dalle banche, sempre autogestiti. Siamo partiti due anni fa; in un anno siamo raddoppiati: da sette a quattordici dipendenti. Fra sei mesi inauguriamo un nuovo capannone che sarà un vero e proprio Centro Servizi per l’utenza che vive seduta e non solo, ospiteremo molte attività e servizi complementari. Offriremo tutte le risposte: dentro ci sarà Privata Assistenza, un fisioterapista, un geometra per abbattimento barriere in grado di progettare tre progetti alternativi al cliente.

La mission di Gerardo: “Far crescere l’autostima nel disabile – che ha bisogno degli altri – ma vuole anche spazi per sé di autonomia e indipendenza”

Il mondo di chi vive seduto, di chi è costretto in carrozzina tutta la vita, per sempre, merita che si presti attenzione ai piccoli gesti quotidiani: è fondamentale far crescere l’autostima nel disabile che ha bisogno degli altri ma vuole anche spazi per sé, d’autonomia e d’indipendenza in certi momenti. E quando accennavo che il nostro Centro Servizi si rivolge a chi vive seduto ma non solo, mi riferivo alle persone della terza età, una fase della vita che merita più considerazione, più rispetto non solo per gli ausili, ma anche per fattori quali l’estetica.

La passione per il basket e l’attività di volontario nella polisportiva

E infine lo sport: faccio parte del consiglio di una cooperativa che esiste da 30 anni, una società polisportiva dove tutti operiamo come volontari: ad oggi abbiamo centosettanta iscritti. L’offerta riguarda il minibasket, l’hockey in carrozzina, il nuoto per disabili fisici e disabili intellettivi, la danza, l’hand bike, il sitting volley. Praticare un’attività sportiva garantisce un altro livello di coinvolgimento emozionale, non solo fisico. Una piccola – grande soddisfazione me la son presa qualche tempo fa quando son andato a vedere una partita di pallacanestro con il più grande dei miei tre figli. Ancora piccolo, entusiasta sugli spalti mi fa: babbo, ma quando gliela danno la carrozzina a quei signori che giocano?”

L’hanno insignito del premio ANMIC lo scorso anno perché ha sviluppato un’imprenditorialità seria e capace di responsabilità sociale. Non me l’ha mica detto nel corso della chiacchierata che abbiamo fatto. Già, perché il mondo di chi vive seduto e di chi vive in piedi per il Signor Gerardo Malangone, il protagonista di questo nuovo episodio della serie Stannah Racconta, non sono mondi dispari, semmai solo diversi. Sicché per lui progettare autonomia significa pensare, per esempio, a chi magari usa le mani per afferrare gli utensili in un modo non previsto nelle pratiche della maggioranza delle persone per cui gli oggetti sono stati costruiti.

Il Signor Gerardo Malangone si è proposto di progettare e di realizzare o anche semplicemente di rendere disponibili una molteplicità di oggetti d’uso quotidiano per adeguarli ai bisogni di chi dispone di approcci condizionati dalla natura o da un incidente. Si è anche posto il problema non solo di rendere fruibile il contesto abitativo, ma anche di renderlo attraente, bello, amichevole.

Vivere in piedi o vivere seduti. Gerardo sa la differenza

Se la vita di ognuno di noi che viviamo in piedi fosse un affresco, vedremmo i colori sovrapporsi all’intonaco penetrandolo, dando corpo a paesaggi ricchi di sfumature e di profondità. Il dipinto di certo lascerebbe scorgere momenti felici ed altri meno, occasioni calme ed altre più concitate. Sarebbero rappresentate situazioni in cui l’ombra e la cupezza sembrano prevalere ed altri in cui invece, sfavilla una luce più intensa. Il dipinto, chissà? potrebbe perfino richiamarci alla memoria quella polifonia di voci, di rumori, di vibrazioni della più diversa timbrica, che hanno caratterizzato gli episodi della nostra quotidianità. Siamo forse autorizzati a pensare che chi vive seduto questo fluire della vita non lo avverta? Probabilmente ci siamo un po’ distratti perché se è vero che oggi siamo capaci di andare sulla luna ed oltre, è altrettanto vero che salire su un autobus per chi vive seduto è sovente un’impresa impraticabile. Certamente le nostre città sembrano quasi sempre accogliere favorevolmente bipedi e quadrupedi ambulanti, ma non potremmo definirle ostili, avverse a chi, per spostarsi, si serve di una carrozzina?

Probabilmente non siamo cattivi o malevoli, forse soltanto un po’ pigri. La pigrizia mentale ci aiuta a evitare di riflettere sicché, banalizzando, ci capita di equiparare la natura al naturale: come si fa a fare questa cosa? È ovvio, no? Ma siamo sicuri che sia così ovvio per tutti? In tal modo però restiamo prigionieri di un approccio rigido, di uno schema pre-giudiziale. E’ qui che noi ci rendiamo davvero invalidi, perché incapaci d’aprirci a un confronto che sappia accettare ed accogliere la diversità in genere. Da questa pigrizia mentale certo non è affetto il Signor Gerardo Malangone che entra ed esce mentalmente dai due diversi mondi che conosce anche se poi abita stabilmente in uno dei due. Ha dovuto conseguire degli usi psicomotori da seduto che ha aggiunto a quelli da in piedi che aveva acquisito nascendo. La sua struttura cognitiva si è quindi modificata in maniera tale da poter concepire il mondo dei seduti come un mondo diverso da quello degli in piedi; diverso non meno colorato, non meno vivo, non meno intenso, non meno palpitante e anche non meno emozionante.

Il modo in cui ciascuno di noi ha imparato a comportarsi nella vita di relazione, in occasione degli incontri sociali, esprime la nostra interiorità. Un tempo già soltanto l’invecchiare invitava chi “s’ammalava di questo morbo incurabile e che s’attacca” (come diceva mia nonna) a ritrarsi. L’anziano s’intristiva e il più delle volte finiva quasi a nascondersi alla vista degli altri, a rifuggire la gente, a rintanarsi in casa. Per gli anziani oggi i modelli di vita son ben più accattivanti: ben vestiti, dinamici, sorridenti, aperti alla socialità più vivace sono diventati anche protagonisti della pubblicità e per nulla disposti a farsi lasciare in un canto come un tempo accadeva. Il Signor Gerardo Malangone aspira a cercare di migliorare la qualità della vita delle persone perché è stato capace di andare ad abitare nel mondo dei seduti senza aver dimenticato che i suoi diritti, le sue aspirazioni, i suoi bisogni sono assolutamente gli stessi che provava quando abitava nel mondo di chi vive in piedi. C’è migliore testimonianza che diversità non significa mai disparità?

stannah

Da sempre realizziamo montascale per consentire libertà di movimento ai nostri clienti. Dall’ascolto dei loro racconti nasce il progetto Stannah Racconta, una raccolta di storie di uomini e donne straordinariamente ordinari.

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