Energia da matti...
Scritto da Stefania Marcolin il 30-07-2008
l’ambiente atmosferico ha pronunciati effetti sul comportamento dell’uomo. Sappiamo che la luce del sole riduce l’ansia e stimola il tono dell’umore combattendo in questo modo la depressione. Il mare, secondo alcuni evocando l’abbraccio caldo e rassicurante delle “acque” del ventre materno, è sedativo e tonificante insieme, tanto che è indicato nelle persone nervose, ipereccitabili e insonni.
Il vento è in grado di provocare irrequietezza, stati ansiosi e insonnia. E’ assodato che la montagna è un ottimo antidepressivo e fa bene a chi soffre di ansie stagionali. La campagna, serena e calma, offre beneficio a chi è ipereccitabile e soffre di insonnia, ma è controindicata per i depressi e malinconici perché la sua pace può essere letta come assenza di stimoli, già loro caratteristica.
Effetti del clima sono riscontrabili anche sul comportamento aggressivo.
Le cronache estive raccontano numerosi e preoccupanti fatti di violenza. In particolare, lo studio pubblicato quest’anno da Trevor W. Robbins, dell’Università di Cambridge, ha riscontrato che aumenti della temperatura, diminuzione dell’appetito con conseguente calo della serotonina, sono spesso correlati positivamente a maggiore impulsività nelle decisioni e ad aumento del comportamento aggressivo.
Ci rassicura sapere che ciò è da intendersi come ulteriore fattore stressante su individui o contesti già compromessi da psicopatologia (psicosi o turbe dell’umore) o gravi situazioni di degrado sociale, malattia, disoccupazione, separazioni, e così via.
E tuttavia dobbiamo considerare che viviamo in una società che i sociologi ci dicono impregnata sempre più da una “cultura della violenza”: vuoi per le carenze di abilità nel gestire le emozioni e l’autocontrollo degli impulsi nelle giovani generazioni o di fronteggiare gli stress, vuoi per la crisi del pensiero morale e la trascuratezza delle valenze etiche dei propri comportamenti.
Di per sé l’aggressività è un istinto, che fa parte di noi fin dalla nascita, una pulsione che spinge l’individuo alla conservazione, una grossa riserva di energia utile a esprimere le nostre esigenze, ad agire per preservare il benessere, ad affrontare gli ostacoli, difenderci.
Può essere tuttavia orientata in modo non costruttivo: è l’aggressività negativa che nasce per lo più dalla paura, dallo scontento, dall’incapacità nel gestire le proprie emozioni e si esplica in ostilità e violenza.
Ecco quindi l’aggressività nelle sue molteplici espressioni quotidiane oltre che in crimini e guerre: nel bullismo a scuola, nel tifo, nel mobbing nel contesto lavorativo, nelle divisioni e conflittualità del clima politico-parlamentare del nostro Paese, nell’intolleranza e nel nichilismo generalizzato, e così via.
A mio parere occorrerà un’evoluzione culturale dalla famiglia alla scuola, nel mondo del lavoro e dell’associazionismo, che porti a dare a tutti la consapevolezza che per la serenità individuale e per la convivenza pacifica è più utile primo imparare ad essere assertivi, che significa diventare capaci di affermarsi senza voler prevalere, imparare a collaborare; in secondo luogo, incanalare la nostra aggressività-energia in attività costruttive e attività che non escludono una sana competizione, cioè dove si emerge per il valore non per la forza.
Ciò che ci può aiutare è coltivare maggiormente il senso di appartenenza alla Comunità, favorendo fiducia, integrazione e solidarietà. Il senso di appartenenza ad un gruppo coeso è la miglior protezione per chi ne fa parte, capace di sostenere i singoli nelle difficoltà e contenere i comportamenti negativi. Così il livello di aggressività generale si potrà allentare.
Non credete?