Gli anziani di oggi? Attivi ed esigenti: parola della psicologa Alessandra Brambilla

Scritto da Alessandra Cicalini il 08-09-2008

Blues_sisters.jpgVent’anni fa Alessandra Brambilla non ci avrebbe mai creduto: sua madre, all’epoca un’attiva settantenne, le aveva giurato che nei centri per anziani che la figlia psicologa milanese specializzata in gerontologia aveva cominciato a seguire, non avrebbe mai messo piede.
“E invece è stata tra le prime a entrarvi”, racconta la dottoressa, “e ancora oggi, a 95 anni, continua a girarseli tutti!“.

La sua è una mamma speciale, certo, però la Brambilla precisa che sono proprio gli utenti dei “Centri socio-ricreativi e culturali o punti d’incontro per la terza età“, come si chiamano ufficialmente, a essere persone con una marcia in più.

“Il principio da cui siamo partiti e che ancora adesso seguono i nostri punti d’incontro, era mantenere il più a lungo possibile anche l’ultimo residuo di autonomia“, spiega la psicologa.
Il che significa, in concreto, che chi entra in un centro lo fa per svolgere attività creative, per svagarsi e per chiacchierare, ma in maniera spontanea e spesso gioiosa, esattamente come fanno le persone più giovani che si ritrovano all’happy hour o al corso di ginnastica.
“Ci basiamo sulla filosofia dello stare insieme e dell’essere di casa“, prosegue la Brambilla; insomma, “del mantenersi attivi fisicamente e psicologicamente“.


Il successo dei centri si traduce anche in numeri: “A Milano abbiamo 23 punti d’incontro: solo nel centro che seguo io gli utenti sono 870“.
La capacità di attrarre così tanti anziani non è stata però sempre uguale: “All’inizio abbiamo dovuto farci molta pubblicità e nelle attività dovevamo guidare molto i nostri ospiti. Tra loro vent’anni fa c’era un forte senso di gregarietà: era per esempio impensabile che andassero in vacanza da soli”.

Gli anziani di oggi, invece, sono molto diversi, sottolinea ancora la Brambilla: “Da cinque-sei anni sono diventati molto più autonomi: spesso vengono da noi a prendere le prime informazioni su un viaggio, un’attività, una conferenza, ma poi fanno da soli, a piccoli gruppi di due o tre al massimo, mentre prima se non c’era il gruppo grande non si muovevano proprio“.

E poi c’è un altro elemento importante: “Oggi le risorse culturali sono maggiori: se pensiamo solo alle donne che vengono oggi nei punti d’incontro, quasi tutte hanno lavorato, quindi hanno avuto una vita più interessante fuori dalle pareti domestiche”.

In un certo senso, verrebbe paradossalmente da dire, i centri non servono più, dato che gli anziani sembrano perfettamente in grado di fare da sé. Invece non è proprio così: “Molto importanti sono i nostri gruppi di mutuo-auto-aiuto, che permettono a molti di raccontare i propri problemi e di trovare altri disposti al dialogo“, precisa ancora la psicologa.

Al di là del bisogno (molto sentito) di raccontare i propri guai, gli anziani sono spesso alla ricerca di nuove amicizie, di ricostruire, anzi, una vera e propria rete sociale: “Hanno grande desiderio di stare insieme, di conoscere altre persone, anche di età diverse”.

Sì, lo scambio inter-generazionale è un’esigenza comune, e tuttavia, aggiunge la Brambilla, “non bisogna forzarlo troppo: di solito tutte le persone riescono a stringere rapporti entro un arco di età piuttosto limitato, dieci anni in più o in meno, direi”. Oggi, in sostanza, gli anziani sono ben felici di andare a conferenze fuori dai centri di ascolto e su argomenti se possibile non strettamente “gerontologici”, ma questo non vuol dire che poi facciano amicizia con i trenta-quarantenni.
Forzare troppo lo scambio inter-generazionale spesso fa bene a chi organizza, non a chi partecipa“, osserva la psicologa.

Da ultimo, gli anziani sono ben contenti di frequentare le attività proposte, dalle gite fuori porta di un giorno, alla camminata non competitiva al parco delle Cave fino ai corsi di ginnastica dolce, ballo latino americano e recitazione (proposti questo mese dal Centro socio ricreativo “Polo Mozart” coordinato dalla psicologa),
purché siano organizzati professionalmente: “Durano solo i corsi retti da esperti, capaci di mantenere compattezza e disciplina: per esempio un gruppo ha formato un corale, sono quasi cinquanta persone: sono bravissimi, ma il maestro che li dirige non è un dilettante bensì un professionista“, racconta ancora.

Il gruppo ha pprovato persino a creare un sito Web, il che è ancora una rarità per una generazione che “fa ancora una certa resistenza” ad apprendere i rudimenti dell’informatica, giudica la Brambilla: “C’è ancora paura di non essere più in grado di adeguarsi ai cambiamenti“, aggiunge. Un peccato veniale, diciamo noi, considerata la velocità imposta da questo mondo virtuale, spesso incomprensibile anche a chi non ha ancora raggiunto “l’età della ragione”.

Per informazioni sui centri socio-ricreativi per gli anziani del capoluogo lombardo, si possono chiamare i numeri 02/88463130/2/5.


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