Anna Flaibani e la vita semplice di una campionessa ultraottantenne... di vero peso!

Scritto da Alessandra Cicalini il 03-07-2014

Intervista di Alessandra Cicalini

Viviamo tempi difficili, per certi versi simili a quelli passati da Anna Flaibani durante gli anni Settanta, quand’era poco più che quarantenne. Adesso che ne ha quasi ottantasei – il suo compleanno è il prossimo 19 agosto – la campionessa di Udine, specialista in martello, giavellotto e pentatlon del peso, dimostra una leggerezza e una grinta da fare davvero invidia ai protagonisti della nuova “austerity”. Quest’ultima parola, entrata nella storia del nostro Paese, è stata utilizzata dalla medesima signora dei pesi (e non solo di quelli) per raccontare i suoi esordi allo sport. “Si andava tutti a piedi, e io che avevo appena perso il marito ed ero in quel periodo senza lavoro, ho preso a camminare molto insieme con altre persone forse anche per sentirmi meno sola ”, spiega al telefono con grande semplicità.

Un passo dopo l’altro, spinta anche dai compagni di strada che conoscevano quanta forza avesse nelle braccia allenate dal proprio mestiere di assistente ai disabili, Anna si avvicina agli attrezzi e scopre quanta soddisfazione vi possa essere nello scagliarli da una pedana. E i risultati non tardano ad arrivare: l’ultimo nell’ordine di tempo è il primato italiano nel martello strappato ai Nazionali Indoor di Ancona  la scorsa primavera. Dal 4 al 6 luglio, però, l’aspettano i campionati italiani di Modena, mentre in agosto volerà a Smirne, in Turchia, una delle moltissime tappe internazionali toccate da Mrs Flaibani durante i suoi magnifici trent’anni da “master – atleta”, come vengono chiamati tutti gli sportivi che non hanno paura di gareggiare dopo i 35 anni. Per comprendere appieno la grandezza del suo esempio di vita, non basta però di certo questa introduzione. Meglio leggere direttamente le sue parole, nell’intervista che segue. Buona lettura.

Qual è la sua giornata di allenamento-tipo?

Non faccio moltissimi allenamenti, le dirò. Ho un campo a cinquecento metri da casa e ci vado una-due volte a settimana, al mattino presto. Arrivo, mi scaldo e poi provo tutte e cinque le qualità in cui gareggio con vari lanci. Resto, in genere, un’ora-un’ora e mezza. Non faccio di più, perché altrimenti poi mi affatico troppo e i miei lanci ne risentono. Poi, certo, quando piove troppo come ha fatto nei giorni scorsi, mi spazientisco se non mi posso allenare…

Si allena da sola?

Eh sì, anche perché ci sarebbe un preparatore atletico ex olimpionico che abita vicino a me, che allena i ragazzini, ma io mi vergogno…

E perché mai? È una campionessa! Non ha altre amiche che potrebbero allenarsi con lei?

Di solito sono da sola, ma a volte mi raggiunge l’amica di Tarvisio, un’ex azzurra, che ha settantadue anni. A un certo punto aveva smesso per lavorare e poi ha ripreso. Un’altra amica che gareggia è un’ex insegnante della mia città che fino a due anni fa correva, ma poi per via di un intervento ha dovuto fermarsi. Poi abbiamo un’amica di Padova e una di Macerata: in genere ci ritroviamo tutte alle gare.

Come vi organizzate per le trasferte?

Fa tutto una di loro, visto che io non so usare il computer, e viaggiamo a nostre spese. Negli anni, sa, ho dovuto fare molti sacrifici per poter partecipare alle gare, ma l’ho fatto sempre volentieri.

Non ha qualche sponsorizzazione?

No, anche se il presidente della società Nuova Atletica di Udine  di cui faccio parte, mi paga l’iscrizione alle gare, pure quelle all’estero, ma non succede sempre così, a differenza di altri Paesi…

C’è maggiore attenzione agli atleti della sua categoria fuori dall’Italia, quindi?

Sì: consideri che noi italiane non abbiamo neanche una divisa comune, mentre le tedesche, le russe sono molto bene organizzate. E spesso aiutate economicamente. Infatti poi partecipano anche in numero maggiore: per esempio, se noi anziani italiani siamo 150, i tedeschi sono 4-500, in genere.

Nonostante le disparità di cui parla, però, mi sembra di capire che lei e le sue amiche non sfigurate…

Infatti è così: certo, ci sono delle signore straniere che proprio non riesco a battere, ma comunque mi classifico sempre tra le prime trenta e considerando che non ho neanche la tecnica perché non l’ho appresa da giovane come tante di loro, mi ritengo molto soddisfatta dei miei risultati.

Ha strappato molti primati, a dirla tutta.

Esattamente: prima della protesi al ginocchio, ho avuto il record nel giavellotto, che, certo, adesso non posso più ripetere, ma va bene lo stesso. L’importante è prendere sul serio l’allenamento, il resto non conta.

Mai prendersi troppo sul serio, già… come la giudicano i suoi nipoti? Stanno seguendo il suo esempio?

Per il momento no, anche se quand’erano più piccoli hanno fatto del karate. Il fatto è che sono sommersi di compiti, sa. Però una volta sono venuti a intervistarmi a casa con i loro compagni di scuola e un’altra hanno scritto dei temi su di me che mi hanno commossa.

Segue una dieta speciale che potrebbe consigliare?

A dire il vero peso troppo! (ride, ndr) Comunque mangio il giusto e sano: a colazione un caffè lungo macchiato con il latte, con la marmellata fatta da me… perché ho l’orto, sa? E così mangio anche tante verdure e carne. Sto un po’ in regola, faccio una vita semplice, insomma.

Se dovesse invece dare un consiglio a un adulto che volesse ricominciare o cominciare a fare sport che cosa direbbe?

Ne parliamo ogni tanto con l’amica di Tarvisio: è difficile dare consigli, soprattutto a chi faceva sport da giovane e non si rassegna al fatto di non riuscire ad avere gli stessi risultati di prima. Per ottenere soddisfazioni, invece, bisogna non pensare più ai tempi andati e puntare alla voglia che si ha di tornare ad allenarsi. Conosco invece troppi istruttori che non farebbero mai i master.

Come sono suddivisi gli atleti della sua categoria? In fasce d’età?

Sì: quest’anno, per dire, la mia fascia è quella dagli 85 ai 90 e ce n’è di gente che non fa a meno di venire, mi creda!

Le credo… in che cosa consiste il Pentathlon del peso? 

Sono cinque diverse discipline, ossia martello, martellone, peso, disco e giavellotto, per ognuna delle quali sono previsti tre lanci, mentre nelle discipline singole i lanci sono sei, ma il numero dipende anche dal tipo di gara. Nelle regionali, ad esempio, possono essere anche meno.

Con quali discipline partecipa a Smirne?

Faccio quattro gare diverse, una per ogni giorno: pentathlon, martello, martellone e disco.

Che differenza c’è tra il martello e il martellone?  

Il martellone è detto anche maniglia corta, mentre nel martello il filo è lungo 1 metro e 12, o giù di lì, e pesa di più.

E’ vero che il suo lavoro come assistente ai disabili l’ha aiutata a orientarsi verso questo tipo di attrezzi?

Sicuramente, però anche tutto il moto che ho fatto con i ragazzi durante le vacanze che facevamo insieme al mare e in montagna mi hanno tenuta in allenamento.

Non sarà che la sua esperienza lavorativa l’ha anche aiutata psicologicamente ad affrontare al meglio tutte le difficoltà?

Penso proprio di sì: in trent’anni, guardi, ho avuto a che fare con ogni tipo di disabilità e mi è anche capitato di dare una mano a qualcuno di loro a prestare servizio volontario. Alcuni, anzi, mi hanno chiesto: ma come fai a entrare in sintonia con loro? Io mi sono limitata a rispondere: non faccio niente, ti prendono loro dentro. A distanza di tanti anni c’è chi ancora mi chiama per il compleanno, altri mi chiedono consigli, cose così.

Suo figlio le assomiglia?

Ha altri hobby, non ha fatto sport, ma è bravissimo: si è fatto da solo una cultura, imparando l’inglese e viaggiando e ama moltissimo la musica e il teatro.

Una persona interessante, insomma. È stata dura crescerlo senza padre?

Abbiamo vissuto anni duri, sì, ma io non ho mai voluto prendere a credito neanche un limone. E dopo aver ritrovato l’impiego nella scuola speciale creata da un amico, non ho mai smesso di lavorare, neanche quando mia madre si è ammalata e l’ho dovuta assistere. E pensi: ho finito di pagare le rate del mutuo della mia casa solo l’anno scorso. L’ultima l’ho incorniciata e appesa! (ride di nuovo, ndr). Nella vita, in definitiva, bisogna avere anche un po’ d’orgoglio. Io, per dire, tutte le sere tornavo a casa dal lavoro e mi dicevo: sono serena perché anche oggi ho fatto qualcosa di utile.

Qualcosa di utile, di profondamente utile, è stato sicuramente ascoltare la sua storia. Da Muoversi Insieme il nostro grazie più sentito… e un immenso in bocca al lupo ad Anna Flaibani per i futuri successi sportivi!