Le Marche e le imprese agricole amiche degli anziani

Scritto da Alessandra Cicalini il 19-11-2013

Trasferirsi in campagna è uno dei sogni ricorrenti di chi sta per andare in pensione. Non tutti, però, possono metterlo in pratica e, d’altro canto, c’è chi deve lasciare la propria casa isolata e andare a vivere in città, proprio quando sarebbe il momento ideale per godere i benefici del maggiore contatto con la natura.

Il secondo fenomeno è piuttosto frequente nelle Marche, regione coperta per più della metà da colline e montagne, molte delle quali a forte rischio abbandono per via del costante spostamento demografico verso la costa.

Come soddisfare l’esigenza degli over 65 desiderosi di restare a casa propria o comunque non troppo distanti dalla medesima e al contempo tentare di porre un freno all’impoverimento socio-economico della campagna? A questa domanda la Regione Marche ha da poco risposto con un bando per idee destinato alle imprese agricole regionali, per dare a queste ultime l’opportunità di sviluppare attività di accoglienza sociale, accanto alla principale che deve comunque restare di tipo agricolo.

In concreto, le aziende interessate, che potranno presentare la domanda entro il 14 gennaio del prossimo anno, dovranno proporre servizi destinati ai senior residenti nella bella regione del Centro Italia che ne favoriscano il benessere fisico e psicologico.

I dettagli del bando, intitolato “La longevità attiva in ambito rurale”, scaricabile dal Web, sono stati illustrati a Muoversi Insieme nell’intervista che segue da Leonardo Lopez, il funzionario responsabile della multifunzionalità dell’impresa agricola per il Servizio Agricoltura della Regione Marche. Buona lettura.

 

Come avete avuto l’idea di coniugare la tutela degli stili di vita degli over 65 con la valorizzazione del patrimonio rurale marchigiano?

In verità sono molti anni che in Regione parliamo di multifunzionalità dell’impresa agricola, a partire dalla modifica all’articolo 2135 del Codice Civile, che ha dato la possibilità di sviluppare attività connesse alla principale, come ad esempio servizi educativi alla persona, progetti di inclusione sociale e di inserimento lavorativo. Dal canto nostro, abbiamo varato la legge 21/2011, nella quale rientra anche il settore dell’agriturismo, essendo annoverato tra le attività connesse alla principale. Con il bando “La longevità attiva in ambito rurale” abbiamo fatto un passo in più per mettere in pratica l’altro importante settore disciplinato dalla nostra legge e dal Codice Civile, ossia l’agricoltura sociale.

In che cosa consiste quest’ultima?

Nella fornitura di servizi educativi e alla persona, sulla falsariga di quanto abbiamo già fatto lo scorso anno con il bando che ha favorito la nascita dei primi sei agrinido della regione, un vero successo, che speriamo di replicare anche il prossimo anno, con un bando che scadrà il 31 marzo del 2014.

Vorreste dunque ottenere un analogo risultato con gli over 65?    

Certamente, anche se per il momento abbiamo privilegiato i progetti che si rivolgono agli autosufficienti. Diversamente, infatti, le risorse disponibili (pari a 270.000 euro, secondo quanto riportato nel bando, ndr), che dovranno essere utilizzate non per investimenti strutturali, bensì per adeguare la propria azienda agricola alle future attività di accoglienza-animazione sociale, sarebbero troppo esigue.

Non si parla, almeno per ora, di vere e proprie case di riposo rurali, quindi?

Esattamente, anche se tra i progetti ammissibili possono esservi diurni rurali o centri fisioterapici per patologie non troppo gravi. Il bando, però, è una sorta di primo step che dovrebbe darci utili indicazioni per il Programma di sviluppo rurale 2014/2020. Oltretutto, il tipo di attività suggerite agli imprenditori agricoli interessati sono frutto di un’indagine svolta direttamente nel territorio regionale, voluta dal Comitato Scientifico nominato a monte del bando pilota.

Chi ne ha fatto parte?

Noi, i Servizi sociali della Regione, le Associazioni dei pensionati, le organizzazioni agricole e la cooperazione e l’Istituto nazionale riposo e cura per gli anziani di Ancona (Inrca), con la collaborazione del quale abbiamo elaborato tre tipologie di intervento finanziabili.

Quali sono?

La prima sono quelli che si chiamano “servizi di prossimità”, ad esempio la consegna farmaci nelle molte case sparse della regione, che potrebbe essere affidata ai postini, come già succede in altre zone d’Italia. La seconda sono i “diurni rurali” e la terza i servizi riabilitativi più blandi, per esempio l’ultima fase di ripresa dopo una frattura all’anca, per la quale non c’è più bisogno di un ospedale specializzato. Qualcosa del genere, ad esempio, si fa già per gli operati al cuore, come mi ha raccontato mio fratello cardiochirurgo.

Nel bando sottolineate anche il forte legame tra lo spopolamento della campagna e il conseguente sempre maggiore indebolimento del welfare nelle medesime aree: il vostro progetto porterà anche benefici inter-generazionali, quindi?

Sì, certo, come d’altra parte era già successo con l’agriturismo, potenziando il quale abbiamo migliorato la qualità del lavoro di tutta la famiglia. Non le nascondo, inoltre, che stiamo già pensando di allargare le possibilità offerte dall’agricoltura sociale anche ai disabili. Di recente ho partecipato a un convegno promosso dalle cooperative sociali, nel quale si sottolineava la funzione terapeutica dell’azienda agricola anche in questo caso. Per arrivare a dare vita a un vero e proprio bando, però, ci occorrerà un referente scientifico, esattamente come abbiamo fatto con gli anziani.

Tra le attività praticabili sotto l’ombrello del bando c’è anche la pet-therapy: con quali animali?

In campagna l’asino e anche il cavallo, un animale che studi scientifici dimostrano essere intelligente e affidabile, se adeguatamente addestrato. Ma anche il cane può dare enormi benefici, come dimostra l’esempio, che conosco personalmente, offerto dall’Ospedale pediatrico Salesi di Ancona.

Tornando agli anziani, non pensa però che in un futuro ideale sarebbe importante offrire accoglienza e assistenza rurale anche a quelli tra loro che non sono più autosufficienti?

Sì, naturalmente, anche per il notevole risparmio che ne trarrebbe l’intera collettività. Si tratta però di capire chi dovrebbe realizzare queste strutture in maniera da non entrare in conflitto ad esempio con le cooperative sociali che già svolgono servizi del genere, e dove e come reperire il personale adeguatamente qualificato indispensabile in queste strutture. Come le accennavo, le risorse disponibili al momento, esclusivamente nazionali, sono relativamente poche. Resta sempre il fatto che essendo il nostro un bando per idee, teoricamente qualcuno dei progetti che ci arriveranno potrebbe già essere indirizzato ai non autosufficienti.

Una volta chiuso il bando e selezionate le strutture ammesse ai finanziamenti, chi controllerà che tutto sia fatto a regola d’arte?

Considerando che le imprese selezionate otterranno le risorse soltanto dopo aver avviato i loro servizi, spetterà a noi del Servizio Agricoltura verificare che tutto sia a posto. Sono risorse pubbliche, del resto, è fondamentale che vengano spese bene!

Un’osservazione assolutamente condivisibile anche per noi di Muoversi Insieme. Grazie al funzionario della Regione Marche per il suo tempo e in bocca al lupo agli imprenditori agricoli che si spenderanno per il benessere degli anziani.

 

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