Andare a scuola, che meraviglia... però dopo una certa età!

Scritto da Stannah il 10-09-2008

libro_e_occhiali.jpgIn genere da ragazzi ci si vergogna di essere bravi a scuola: in questo periodo, poi, in cui dietro ai banchi si sta tornando per davvero, sui volti acerbi degli studenti (anche dei “secchioni”!),
si percepisce un certo smarrimento.
Immaginiamo invece un’analoga riapertura della scuola, però spostata un po’ più in avanti, in tutti i sensi… a inizio novembre, proprio nel cuore dell’autunno, ripartono infatti i corsi delle Università della Terza età, frequentati da studenti che difficilmente si presenteranno il primo giorno di lezione con musi lunghi tanto così.

“Si tratta comunque di una minoranza, bisogna premetterlo”, esordisce Vincenzo Troilo, preside in pensione di una scuola media di Chieti, nonché presidente dell’Unitre della cittadina abruzzese, “però è vero che negli ultimi anni l’età dei nostri soci studenti si è abbassata: la media è sessant’anni“.

Lo studente-tipo, peraltro, è molto specifico: “Il 90% è composto da donne, di solito ex professoresse e maestre…”. E gli uomini? “Purtroppo è ancora radicata la convinzione tra i maschietti che dopo la pensione sia tutto finito, quindi meglio starsene in casa fino a una cert’ora, dopodiché, quando si esce, ci si incontrerà con altri maschi e si finirà di parlare di pensione!“, ironizza Troilo.


Certo, non tutte le Unitre sono uguali (ve ne sono 268 in tutta Italia): “Ogni anno la sede nazionale, nata a Torino nel 1975, organizza un raduno proprio in questo periodo: sabato partiamo per Andalo, per un soggiorno-studio sull’ambiente e territorio montano”, un’occasione importante di conoscenza reciproca con gli iscritti di altre parti d’Italia.

Insomma, si tratta di una specie di gita scolastica, verrebbe da dire, affrontata di sicuro con uno spirito molto simile a quello nutrito dagli imberbi: “Capita qualche volta che nascano simpatie…“, scherza il presidente, che però poi precisa, in tono più serio: “Del resto, tra gli obiettivi principali dell’Unitre c’è proprio la promozione sociale, oltre che culturale: in pratica da noi non ci si incontra solo per mangiare e bere. Si fa anche questo, certo, però di più ci preme combattere l’emarginazione culturale e sociale di cui spesso si cade dopo la pensione“.

Del resto non bisogna nasconderselo, la solitudine è un’insidia che si affaccia più facilmente una volta usciti dalla cosiddetta vita attiva: “Tra i nostri corsi ce n’è uno che si ripete ogni anno dedicato all’igiene mentale, molto seguito”. Gettonato è poi anche il laboratorio d’informatica, in collaborazione con il Centro territoriale per l’educazione degli adulti della città, insieme con i corsi di lingua: “Quest’anno partiamo con lo spagnolo, mentre abbiamo già i corsi d’inglese su due livelli, e di tedesco”.

Come ogni scuola che si rispetti, però, anche nelle Unitre vale il motto “mens sana in corpore sano” (a proposito, a Chieti c’è anche il corso di lingua latina!): “Ogni anno organizziamo corsi di ballo e di ginnastica, in convenzione con le palestre”, racconta ancora l’ex preside, “e poi anche di scacchi“, un gioco che fa benissimo per mantenere attiva la memoria.

Nel nome del mantenimento di quest’ultima, l’università ha organizzato in passato corsi di scrittura autobiografica, accanto a lezioni sulle tradizioni locali. L’attenzione al “com’eravamo” è tipico di una fase della vita in cui, come scrive l’Unitre nazionale, “si tende all’equilibrio ed alla saggezza”, o meglio ancora, in cui “ci si rinnova nell’identità personale”.
Ed è meraviglioso scoprire che si è ancora qualcuno, anzi di esserlo forse pure di più, dopo essere stati, prof, maestri, medici, o anche semplici prestatori (-trici…) d’opera tra le pareti domestiche.


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