Della poesia e dei poeti: buon compleanno, Alda Merini!

Scritto da Stannah il 16-03-2009

Il postino di NerudaChissà se nasce prima il poeta o la poesia. Ricordate “Il postino di Neruda” nell’indimenticabile interpretazione che ne diede Massimo Troisi? Il giovane, innamorato della bella nipote dell’ostessa, era colmo d’amore per lei e avrebbe voluto cantarglielo. Il postino era già in uno stato poetico, ma le parole gli mancavano, di qui la sua richiesta di lezioni sulla metafora al grande Pablo Neruda, esiliato in mezzo al mare.
Non è facile rispondere alla domanda iniziale: la poesia è un’arte sottile, soprattutto da quando la modernità l’ha liberata dall’obbligo dei versi. Non bisogna però pensare che oggi le parole siano sistemate a caso. Anzi, i vuoti e gli accapi da una riga all’altra acquistano un’importanza ancora maggiore, come se per comprendere il senso del vivere contassero non solo le parole, ma anche i silenzi e le pause.
E poi l’oggi ha bisogno di poesia e di poeti, a prescindere se nasca prima l’una o gli altri. Dev’essere questa la ragione che nel 2002 ha spinto l’Unesco a creare, nel primo giorno di primavera, il 21 marzo, una giornata mondiale ad hoc, celebrata ogni anno con vari eventi.
Curiosamente, in quello stesso giorno 78 anni fa, è nata una delle più grandi poetesse del Novecento: Alda Merini. A lei dedichiamo questo post, cercando di guidarvi tra i suoi scritti e la sua intensa vita.


Milanese, Alda Merini di sé dice di essere un “poeta”, non una poetessa, ma non per castigare il suo essere donna. Al contrario, sono molte le liriche che indagano l’amore, la passione e l’abbandono con una sensibilità fortemente femminile. È solo che la poesia, quindi il poeta che la traghetta sulla terra, è neutra e consacrata già in sé all’immortalità: è l’anima che si fa parola, verso.
La Merini ha una tensione mistica molto spiccata: per questo, avvicinarsi alle sue opere non è affatto semplice.

Bisogna prendersi del tempo, un privilegio in un’epoca super-veloce come questa, e lasciar sedimentare le sue parole dentro di noi, un po’ come se provassimo ad ascoltare qualcuno che parla in un’altra lingua.
Provate con “Fiore di poesia”, una raccolta dell’Einaudi, che racchiude la produzione di Alda Merini dal 1951 al 1997. Fondamentale è la prefazione, scritta da Maria Forti, un’amica oltre che un’estimatrice della “poeta”.

Alda MeriniLa vita della Merini è stata segnata da due ricoveri in manicomio, esperienze ripercorse nei versi, in particolare nella raccolta considerata il suo capolavoro, “La Terra santa”.
Bellissime sono anche le liriche dedicate a Giorgio Manganelli, intellettuale noto per la sua colta prosa tagliente oltre che primo grande amore della Merini. L’autrice lo canta nella “Palude di Manganelli”, raccolta composta dopo la morte dell’amico, avvenuta nel 1991.

Il tema del passato, della giovinezza e dell’ardore dei sensi che si rinnova oltre la realtà del proprio riflesso nello specchio, percorre tutta la poetica della Merini accanto all’inno a Dio, quello cristiano, il solo che la “poeta” riconosca.

Degli anni più recenti sono i suoi aforismi, in questa raccolta privati dei disegni degli illustratori (come Alberto Casiraghi) che invece li accompagnano nelle edizioni originali. “Ci sono notti/che non/accadono mai”, dice uno di essi.
Ci sono poeti (e poesie) che non muoiono mai. Buon compleanno, signora Merini, e buona lettura a tutti voi!