L'arte a misura di tutti... da toccare con mano!

Scritto da Alessandra Cicalini il 19-05-2008

augusto velato.jpgQuante volte, visitando una mostra, vi sarà venuta voglia di accostarvi all’opera d’arte che più vi ha conquistato per rimirarne da vicino la perfezione tecnica? A chi l’ha fatto come minimo sarà capitato di essere rimbrottato dal custode di turno, oppure, peggio ancora, avrà fatto scattare l’allarme di sicurezza facendo trasalire tutti gli altri visitatori…
Eppure, toccare con mano l’arte è un’esperienza unica.

Attenzione, però: non vi stiamo invitando a saltare le cordicelle di protezione o a spalmare le cinque dita sulla “Dejéneur sur l’herbe” (la colazione sull’erba) di Eduard Manet
Vi stiamo semplicemente consigliando di fare un salto in uno dei musei tattili in giro per l’Italia, luoghi in cui sarete guidati a “saggiare” l’arte presente e passata usando proprio le vostre mani.
Si tratta di un viaggio magico che vi lascerà senz’altro un ricordo indelebile.
Lo dicono ad esempio alcuni visitatori del museo Omero di Ancona, che hanno scritto le loro impressioni all’indirizzo mail della struttura: per Mafalda, “vedere con l’anima è molto più bello che vedere con gli occhi. Grazie di questa intensa esperienza”.


Sì, avete capito: chi visita una mostra “tattile” (ad Ancona è in corso quella sull’Augusto capite velato mentre a Napoli si è chiusa a marzo l’esposizione “Toccare l’arte, vedere con le mani”, organizzata in collaborazione con l’Unione italiana volontari pro ciechi) procederà al buio, cioè bendato, anche se, naturalmente, l’affiancherà qualcuno che ha il compito di accompagnare chi è privo della vista fino a pochi centimetri dall’opera d’arte. A quel punto, il visitatore bendato non dovrà fare altro che sollevare le proprie mani e tastare da solo, la consistenza dei materiali, il profilo dell’oggetto artistico, e usare eventualmente il senso dell’odorato per capire se l’opera sotto la propria osservazione interiore emani anche un qualche profumo.

E tuttavia, non tutti sono pronti a sperimentare la cecità, anche se solo per poco tempo: c’è chi, senza occhi, si sentirà perduto. Altri, invece, si renderanno conto solo in quel momento che cosa significa davvero essere privi della vista e, magari, comprenderanno quanto sia importante rimuovere le barriere per rendere la vita più semplice a chi non è dotato di tutti e cinque i sensi.

Qualcuno, infine, si metterà all’opera trasferendo quanto appreso da una semplice visita guidata in un museo accessibile ai ciechi alla propria quotidianità.
L’accessibilità per tutti, insomma, è una questione di cultura: toccare per credere!


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