Martin Amis e il brindisi alla vita dei settantenni

Scritto da Stannah il 07-04-2010

D’accordo, l’eccesso di “politicamente corretto” è sbagliato, perché induce a nascondere i problemi invece che a risolverli: però anche l’atteggiamento opposto non aiuta molto. C’è solo da sperare che Martin Amis, classe ’49, cambi idea quando arriverà ai settant’anni. Perché se invece tenesse fede al suo convincimento, dovrebbe preparare anche per sé il coctail per passare a miglior vita come ha suggerito a tutti quelli che oggi hanno una decina d’anni più di lui.
La notizia è stata pubblicata dal Times a fine gennaio scorso, ma ha avuto eco sulla stampa italiana a inizio marzo, scatenando polemiche anche da noi dopo la Gran Bretagna. A noi, però, non ci interessa rimestare nel cinismo (il politicamente corretto puro e semplice ci piace di più),
però pensiamo che la vita abbia grande valore a qualsiasi età e che, per fortuna, non esistono limiti invalicabili per imparare qualcosa di nuovo, su se stessi, sugli altri e sul mondo. Basta fare qualche esempio, del resto. Andrea Camilleri è arrivato al successo con il suo commissario Montalbano dopo le settanta primavere o giù di lì. Raffaele La Capria, un altro grande scrittore, l’ha detto al Corriere della Sera: negli ultimi 17 anni della sua vita ha prodotto moltissimo, altro che eutanasia. Lo stesso si potrebbe dire per molte persone meno famose di loro, anche tra i nostri amici e parenti. Senz’altro è vero, non bisogna nasconderselo, che invecchiando l’autostima vacilla, come chiarisce il gerontologo Carlo Vergani. Per questo, bisogna lavorarci su aiutando gli anziani a trovare nuovi stimoli, a ritrovarsi. Capito, Martin Amis? Cin cin di vita (buona) a lei e a tutti noi.

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