Musei degli antichi mestieri, per rivivere e tramandare la nostra storia
Scritto da Alessandra Cicalini il 08-09-2010
Ci sono molti modi per conservare e far rivivere il passato: tra i più amati dagli italiani vi sono i musei degli antichi mestieri: in quasi ogni borgo da nord a sud della Penisola c’è almeno un’esposizione delle “arti” praticate localmente agli albori dell’industrializzazione. In alcuni casi, si tratta di spazi piccolissimi fortemente voluti da qualche collezionista affezionato alla storia dei propri progenitori; in altri, le esposizioni sono assai più estese e organizzate, talvolta visitabili anche a distanza, con l’ausilio del Web. Per esempio, ci si può fare un’idea piuttosto precisa delle collezioni possedute dal Museo Arti e Mestieri di un tempo di Cisterna d’Asti, in Piemonte, cliccando sulla mappa che ne illustra i singoli piani e stanze: nel piano nobile, si troverà così la stanza del sarto, raccontata utensile per utensile scegliendoli da un elenco posto sotto la scheda generale. Lo stesso si potrà fare per tutti gli altri mestieri presenti nella struttura, in tutto tremila oggetti dislocati su tre livelli diversi.
Molto interessante è poi il progetto Musei spontanei, un sito internet che mette in rete collezioni pubbliche e private sulle più svariate attività. Tra gli altri, ne fa parte il Museo laboratorio della civiltà contadina e degli antichi mestieri di Matera, creata da un privato cittadino su uno spazio per di 500 metri quadrati destinati però a raddoppiare, in cui, si ricostruisce la tipica abitazione dei famosi “Sassi” e si raccolgono frammenti della vita dei contadini all’epoca del brigantaggio.
L’esposizione lucana è posta all’interno della sotto-sezione del citato sito Web chiamata “Musei di oggetti”, di cui fa parte anche l’Ecomuseo Erbe palustri di Villanova di Bagnacavallo, nel ravennate, che ha organizzato dal 10 al 13 settembre la Ventiseiesima Sagra della Civiltà delle erbe palustri, in cui si potranno ammirare le tradizionali imbarcazioni usate dai marinai dei borghi adriatici della zona e altri mezzi di trasporto di inizio Novecento.
Un’altra rete di spazi espositivi sugli antichi mestieri è stata creata sul Web dalla Confartigianato, con il chiaro intento di rinverdire il saper fare di una volta a beneficio delle nuove generazioni. Tra i “confederati” c’è ad esempio il Museo del patrimonio industriale di Bologna, che ripercorre la storia del capoluogo emiliano da questa prospettiva a partire dal sedicesimo secolo fino a quello finito giusto un decennio fa.
Curiosi sono, ancora, i musei dei mestieri “animati”, ossia realizzati con l’ausilio di statuine e oggetti in movimento, simili a quelli che si usano nei presepi: piccoli assaggi di quel che si può ammirare recandosi a Giulianova, in Abruzzo, sono visibili grazie al breve video di presentazione, corredato da una musichetta che potrebbe piacere molto ai più piccoli.
Se, infine, si vuole conoscere una parte del passato di Roma meno grandiosa degli anni di Cesare e Augusto, merita una visita accurata il Museo di Trastevere, nato come tempio del folklore e dei poeti locali, poi allargato alla storia del fiume e dei suoi mestieri e al ricordo del grande poeta Trilussa. A questo proposito, concludiamo con un consiglio per tutti quelli che pensano che la memoria si tramanda anche attraverso l’arte: chi può, farebbe bene a visitare lo spazio espositivo trasteverino proprio in questi giorni, per la precisione entro il prossimo 15 settembre. In questo modo, infatti, farebbe ancora in tempo ad ammirare gli acquerelli di Ettore Roesler Franz, raffiguranti la “Roma sparita”, ossia angoli e quartieri della capitale che oggi non esistono più, soffermandosi sulle tele che ne raffigurano momenti della vita quotidiana e dei mestieri spazzati via con il tramonto del secolo che ci ha portato l’Unità nazionale.