Viaggi responsabili...per aiutare gli altri o se stessi

Scritto da Alessandra Cicalini il 10-08-2009

Vi capita mai, quando siete sotto l’ombrellone, di pensare alla vita che fanno fuori dalla spiaggia i ragazzi che vi si avvicinano a vendervi collane e pantaloncini? Ogni tanto qualche bagnante li ferma e comincia a far loro delle domande. Così scopre che il ragazzo pakistano con le cavigliere d’argento in realtà è uno studente di informatica che vive in Francia e l’estate fa la stagione per racimolare soldi, oppure che il senegalese con le borse trendy è padre di quattro figli avuti dalle due mogli e che nel suo Paese ha un negozio di frutta e verdura.
Succede anche che questi incontri facciano scattare in qualcuno il desiderio di conoscerne meglio i Paesi di provenienza e che così nasca l’idea di un viaggio diverso, lontano dalle solite mete turistiche.
All’inizio si trattava di isolati viaggiatori con il pallino dei Paesi in via di sviluppo e del sostegno concreto ai loro abitanti. Con il tempo, invece, si è generato un vero e proprio fenomeno, se non di massa, di una nicchia piuttosto consistente, che va sotto il nome di “turismo responsabile”.
A promuoverlo, oggi sono molto spesso le Organizzazioni non governative che già operano nei paesi più poveri sotto forma di aiuti sanitari e sociali. La maggior parte dei viaggiatori responsabili si rivolge direttamente a loro ricevendone una vera e propria formazione prima della partenza e alloggio una volta arrivati a destinazione. In cambio, chi parte si impegnerà a dare una mano ai progetti che la singola Ong sta svolgendo in quel periodo sul posto. A volte, ad esempio, si farà animazione con i bambini; in altri casi, si darà una mano a costruire una scuola di legno oppure le tubature per portare l’acqua in un villaggio.

Per sapere quale viaggio scegliere, provate a dare un’occhiata alle guide di “Terre di Mezzo” che ogni anno fornisce un elenco aggiornato degli enti che praticano questo tipo di turismo. Da sottolineare, però, che questo tipo di esperienza non è per tutti: qualcuno potrebbe non reggere le condizioni igienico-sanitarie spesso precarie, ma soprattutto, nel momento in cui si parte per dare una mano a qualcuno che sta peggio, bisogna avere i nervi a posto…

E a proposito di nervi, chi volesse approfittare delle ferie per rigenerarli, potrebbe provare con le vacanze in monastero, luoghi di pace adattissimi alle persone che amano la meditazione. Anche in questo caso, naturalmente, bisogna esservi predisposti: una mia amica ha provato in una struttura “new age” della Toscana in cui c’era l’obbligo assoluto del silenzio ed è scappata via!

Per capire se può interessarvi, provate a leggere le interviste sullo speciale di Kataweb: un pilota di volo trentenne che ha passato un periodo tra i frati sui monti dell’Aretino parla entusiasticamente della sua esperienza, ma ritiene che per viverla appieno si debba prendere parte anche agli esercizi spirituali insieme con i propri ospiti. Non tutti, naturalmente, la penseranno come il pilota né è detto che siate davvero obbligati a imitare fedelmente il loro stile di vita abituale.
In ogni caso, è bene informarsi dettagliatamente prima di raggiungere posti in cui, molto spesso, il cellulare è inutile…

Se, infine, volete una vacanza un po’ atipica ma non per forza così estrema, potreste partire da Genova alla scoperta dei delfini che pare sia possibile avvistare spingendosi un po’ al largo. Il viaggio dura solo qualche ora, ma il ricordo sarà di sicuro indimenticabile.
Buone vacanze, amici, dovunque decidiate di andare.