Domotica sociale, quando la casa ci tiene in palmo di mano
Scritto da Giovanni Del Zanna il 16-03-2011
Quando si parla di domotica, non dobbiamo pensare solo alla dimensione iper-tecnologica, che piace soprattutto alle persone più benestanti, di solito amanti degli effetti speciali. Se alla parola doppia, composta dai vocaboli casa e informatica, associamo infatti l’aggettivo “sociale”, ci accorgiamo che l’uso della medesima può riguardare moltissima gente, compresi gli anziani. Questi ultimi non si identificano più con la fascia di popolazione più refrattaria alle tecnologie, come poteva accadere fino a una decina di anni fa. Gli anziani di oggi, al contrario, possono essere il pubblico privilegiato della progettazione moderna della casa, spesso dotata già in partenza di dispositivi automatizzati, di uso sempre più facile e intuitivo. È del resto proprio questo l’obiettivo della domotica ad uso sociale. Ma che cosa intendiamo di preciso con questa espressione?
Innanzitutto, è necessario distinguere tra due differenti approcci: il primo, orientato più all’autonomia della persona con difficoltà, il secondo alla sicurezza della persona “fragile”.
La domotica per l’autonomia si prefigge in particolare il compito di realizzare un controllo completo della casa (dotata di automazioni),
attraverso l’intervento diretto da parte dell’utente che – utilizzando l’interfaccia più adatta alle sue esigenze – è in grado di impartire i comandi per controllare apertura e chiusura di serramenti, luci, elettrodomestici (dalla tv alla lavatrice) e così via.
La domotica per la sicurezza, invece, parte dal presupposto di una casa che si presenta all’utente come tradizionale (senza dispositivi di comando particolari),
ma dotata di sensori e dispositivi in grado di tenerne sotto controllo il corretto funzionamento e, per certi versi, le buone condizioni del suo abitante, segnalando in modo tempestivo (a chi abita in casa o a un servizio remoto di assistenza) l’insorgere di eventi anomali, di allarmi tecnici o di situazioni di emergenza.
E’ chiaro che si tratta di distinzioni teoriche, fatte per capire e inquadrare le diverse dimensioni della domotica: quando si progetta un sistema domotico – che può essere personalizzato sulle esigenze di chi abita la casa – le due soluzioni possono essere integrate.
Fatte queste due distinzioni, vediamo sinteticamente i cinque ambiti principali di applicazione della domotica ad uso sociale.
Automazione. La domotica può facilmente controllare le automazioni che ci permettono di azionare, senza compiere azioni faticose, serramenti (o altri elementi) della casa, ad esempio: apertura di porte, serrande, finestre, tapparelle e persiane, ma anche tende, lucernari, serrature, arredi motorizzati. Si tratta cioè di soluzioni tecnologiche che ci permettono di compiere azioni con facilità e con poco sforzo: utili per chi ha difficoltà, ma comode per tutti. Ormai abbiamo tutti le tapparelle motorizzate e nessuno pensa che possano essere una soluzione “speciale” per persone con disabilità.
Comfort. La dimensione del comfort tocca diversi aspetti della qualità ambientale all’interno della casa: dall’illuminazione al riscaldamento, dal ricambio d’aria al condizionamento estivo. Con la domotica è possibile gestire al meglio le condizioni del microclima della casa, ottimizzando il consumo energetico e personalizzando le impostazioni sui bisogni della persona.
Sicurezza ambientale. Si comincia a sviluppare l’idea di una casa che tiene tutti gli impianti sotto controllo (un po’ come l’auto che ha tutte le spie per segnalare quando c’è qualcosa che non va). Diversi sensori (possono essere di molti tipi) sono in grado di monitorare i differenti impianti e segnalare un’anomalia, come ad esempio una fuga di gas, del fumo (o un incendio),
una perdita d’acqua (allagamento) o un rubinetto lasciato aperto. E’ possibile anche segnalare se c’è vento forte (per chiudere le tende) o se il terreno del giardino è troppo secco (per attivare l’irrigazione). Si tratta quindi di funzioni automatiche, che controllano il buon funzionamento della casa e che, in caso di anomalia, segnalano all’utente il problema e intervengono per prevenire problemi più gravi.
Sicurezza della persona. In modo analogo, altri dispositivi si occupano di monitorare le condizioni di sicurezza di chi abita la casa. Non si tratta solo di allarmi, in grado di scattare al momento opportuno, ma anche di funzioni che rendono “psicologicamente sicura” la persona che abita in casa (a volte da sola, magari solo per alcuni periodi) perché resa consapevole del fatto che, in caso di bisogno, può facilmente chiedere aiuto ed entrare in contatto con un supporto esterno.
Comunicazione. L’integrazione del sistema domotico con le reti di telecomunicazione (telefonia fissa e mobile, connessione internet, citofonia, e così via) permette una facile comunicazione tra la casa e il “mondo esterno”. Come lo fa? Da un lato, in termini di remotizzazione, ovvero di comunicazione in “remoto” (luogo lontano dalla casa) delle informazioni (anomalie, parametri, allarmi, etc) che riguardano la casa. Dall’altro, per le possibilità di facile comunicazione, come ad esempio l’attivazione della chiamata in vivavoce (a un numero telefonico programmato) con la semplice pressione di un pulsante.
Come abbiamo visto anche in precedenti occasioni, molte sono le funzioni domotiche che possono essere implementate all’interno della casa. E grazie al fatto che la domotica è un sistema (e non un prodotto),
non è necessario realizzare tutto, subito: si possono scegliere le funzioni che ci sembrano più utili, lasciando comunque aperta la possibilità di incrementare, in futuro, ulteriori funzioni.
Del resto, se guardiamo alle nuove costruzioni già dotate in partenza di un minimo domotico, non possiamo fare a meno di pensare di essere dentro una vera e propria rivoluzione tecnologica, molto simile a quella che abbiamo già vissuto con l’informatica, simboleggiata dal passaggio dalla macchina per scrivere al computer. Oggi chi penserebbe mai di usare il primo per redigere un documento?
Allo stesso modo dell’informatica, quindi, con la sua possibilità di programmazione e gestione della parte “soft” (quella immateriale, data dall’informazione digitale, il “software”) che non tocca la parte dell'”hardware” (l’impianto fisico della casa),
la domotica offre molte possibilità in più, rispetto ad un impianto tradizionale, con nuove funzioni possibili all’interno della casa.
Il tutto non per realizzare soluzioni iper-tecnologiche fini a se stesse (pensiamo tra l’altro alla difficoltà già ricordata in passato di gestire troppi telecomandi tutti insieme),
bensì per creare una casa – bella, calda, accogliente – che sappia tenerci in “palmo di mano” in ogni momento della nostra vita.
Quante sono le tecnologie in casa nostra? Moltissime!
Quanti impianti tecnologici sono presenti oggi nella nostra casa? Molti di più di quanti non ce ne fossero cent’anni fa (quando c’era l’acqua, una stufa e forse la luce). Proviamo a fare un elenco:
– scarichi fognari;
– impianto gas;
– impianto idrico;
– riscaldamento;
– pannelli solari termici;
– pannelli solari fotovoltaici;
– impianto elettrico (luci e prese);
– impianto dati (rete LAN, wi-fi, internet);
– impianto citofonico – videocitofonico;
– telefono: rete fissa e rete mobile;
– tapparelle (o tende) motorizzate;
– impianto di allarme;
– telecamere TVCC;
– tv (digitale terrestre) + tv satellitare;
– audio/video multimediale (diffusione sonora).