L'Italia longeva si unisce... in un network

Scritto da Alessandra Cicalini il 11-05-2011

Nessuno può conoscere con precisione come sarà la nostra vecchiaia, ma possiamo farci almeno un’idea del contesto sociale in cui vivranno le persone anziane del domani, tentando di renderlo il migliore possibile già a partire da adesso. Risponde a obiettivi ambiziosi di questo genere l’appena nato Network “Italia longeva – Rete nazionale di ricerca sull’invecchiamento e la longevità attiva”, costituito nella sede dell’Inrca di Ancona, su iniziativa del ministero della Salute e la Regione Marche. All’ente, che indaga fin dalla sua costituzione sulle problematiche della terza e quarta età, è stato dato il ruolo di coordinatore tecnico di un progetto multi-disciplinare che cercherà di fronteggiare le sfide più urgenti per il futuro degli anziani in Italia. Ma chi sono (e chi saranno) questi ultimi?

Da una parte, sono destinati ad aumentare la quota di quelli fragili, bisognosi di cure e sostegni sempre più mirati, dall’altra dovrebbero crescere anche gli anziani attivi, interessati a una società che li faccia sentire ancora partecipi e protagonisti. Di qui l’intenzione, espressa in due dei numerosi punti programmatici presentati in via ufficiale dal Network qualche settimana fa, di promuovere lo “sviluppo di una cultura di politica generazionale e familiare, come connotato preliminare per la partecipazione e l’autonomia nella condotta di vita” e di “rimuovere stereotipi culturali vigenti con lo sviluppo di una nuova idea di invecchiamento, attenta anche al crescente portato delle diverse etnie”. Come farlo? Attraverso ricerche e studi e comunicazione dei medesimi nella maniera più capillare possibile alla società civile.

I primi passi saranno mossi a giugno, come annunciato da Roberto Bernabei, il gerontologo docente dell’università Cattolica di Roma, cui è stata affidata la presidenza del Network, il quale ha precisato: “La struttura, per ora unica nel mondo, coordinerà i punti di eccellenza italiani per raccogliere, elaborare e fornire consulenza, banche dati, indirizzi di politiche socio-sanitarie e di protocolli di cura in tema di invecchiamento e longevità attiva, coordinando expertises scientifiche sanitarie, sociali, economiche, tecnologiche ed umanistiche”.

In concreto, il nuovo ente si affiderà anche all’impresa privata esperta in biotecnologie, informatica e domotica, stimolandola a investire nel settore socio-sanitario. Sul fronte della ricerca più pura, invece, il Network avvierà uno studio degli “scenari degli scenari epidemiologici e socio-economici connessi all’invecchiamento della popolazione”, si precisa sempre nei punti programmatici, prevedendo anche scambio con realtà fuori dall’Italia che indagano su questioni simili.

Anche la formazione di competenze ad hoc sulla longevità (attiva e non) è un altro obiettivo della struttura, insieme con lo sviluppo di “conoscenze per l’evoluzione dei modelli assistenziali e di cura per le comorbilità, fragilità e disabilità dell’anziano”, si legge ancora nel documento di presentazione del Network. Per quanto possibile, l’ente opererà infine per la “promozione e tutela della popolazione anziana”, dando “sostegno di stili di vita protettivi”, scrivono ancora gli organizzatori.

Ancora una volta, dunque, l’Inrca di Ancona si vede riconosciuto un compito di primo piano nelle politiche sulla terza età, come sottolineato da Gianmario Spacca, il presidente della Regione, un territorio già protagonista di altri tre progetti europei sull’invecchiamento (due dei quali, ossia Jade e Smiling, oggetto anche di nostri approfondimenti, ndr).

L’amministratore regionale ha poi ricordato che il prossimo anno sarà dedicato proprio dall’Ue alla longevità attiva, il che dovrebbe tradursi nell’arrivo di nuove risorse a disposizione di chi già sta investendo in housing sociale, telematica e quant’altro possa incidere negli stili di vita degli anziani. Il tutto, conclude Spacca, in linea con il pronunciamento delle Nazioni Unite che parlano dell’invecchiamento come del “terzo problema dell’umanità”. Trasformarlo in risorsa è l’obiettivo del futuro prossimo venturo. E non solo per il neonato Network.