Il piacere (e l'utilità) del vicinato

Scritto da Laura Cantoni il 25-11-2009

Negli ultimi anni stiamo assistendo, in Italia e ancora di più in altri Paesi, alla valorizzazione delle relazioni di “vicinato”.
Questa tendenza, che si oppone alla dispersione, frammentazione, isolamento e anche ai micro-conflitti tipici della vita metropolitana, trova terreno favorevole in dinamiche socio-culturali più generali, fortemente sollecitata dalle recenti crisi economiche e dai conseguenti cambiamenti negli stili di vita e di consumo.
Negli ultimi anni stiamo assistendo, in Italia e ancora di più in altri Paesi, alla valorizzazione delle relazioni di “vicinato”.
Questa tendenza, che si oppone alla dispersione, frammentazione, isolamento e anche ai micro-conflitti tipici della vita metropolitana, trova terreno favorevole in dinamiche socio-culturali più generali, fortemente sollecitata dalle recenti crisi economiche e dai conseguenti cambiamenti negli stili di vita e di consumo.
l’arricchimento del vicinato porta con sé numerosi benefici: semplifica molte attività della vita quotidiana, consente di sviluppare rapporti con persone e cose più caricati affettivamente e contribuisce ad arginare situazioni di disagio economico e sociale.
Pensiamo ad esempio al commercio: già da qualche anno proliferano i negozi tradizionali, che rispondono all’esigenza di effettuare piccoli acquisti quotidiani, che offrono una serie di vantaggi: un contenimento della spesa, rispetto a quella del supermercato, una maggiore “convenienza”, forse non sul piano economico, ma nel risparmio di tempo e di energie, una maggiore empatia con il commerciante, maggiori possibilità di socializzazione rispetto ai grossi acquisti nelle strutture della grande distribuzione. Le persone anziane, i single, i nuclei familiari piccoli trovano ovviamente una particolare utilità in questi negozi “di prossimità”.

Il recente sviluppo delle farmacie, come luogo di acquisto per molteplici prodotti, ad esempio quelli cosmetici, è un’altra espressione di questo trend: alla vicinanza fisica in questo caso si aggiunge la conoscenza del cliente e quindi la capacità di rispondere al meglio ai suoi bisogni di cura in senso lato.
d’altra parte, le grandi strutture della grande distribuzione pare stiano pure favorendo insediamenti di medie dimensioni, più in grado di entrare in sintonia con la popolazione, non da ultimo con l’offerta di prodotti locali.
Lo conferma per esempio una recente novità in arrivo da Brixton, un quartiere di Londra: lì è stata addirittura coniata una moneta che circola esclusivamente all’interno del quartiere, in modo da favorire gli scambi nell’area e facilitare consumatori e commercianti.
In effetti, la nuova valorizzazione della vita di quartiere è l’espressione più significativa del recupero del vicinato.
Emblematico in questa direzione è il quartiere Vauban a Friburgo ispirato, non solo a criteri di eco-compatibilità (verde diffuso, biciclette d’obbligo, l’estrema disponibilità del car sharing),
ma anche all’aiuto reciproco, alla mutua assistenza, alla massima partecipazione dei cittadini alla promozione della vita sociale con eventi di svago per tutti, e con la presenza di spazio condivisi.
Socializzazione e impiego del tempo libero stanno catalizzando molte energie per valorizzare la vita del quartiere anche in Italia: basti pensare alle “Feste di vicinato”, nate nel 2007 in Emilia Romagna (sempre su modello parigino e di altre città europee),
per rafforzare un clima di convivenza e favorire l’integrazione sociale e culturale.
E il vicinato “corre” anche sul web: già qualche anno fa sono nati negli Stati Uniti e proliferano nel mondo, innumerevoli siti internet “di quartiere”, con lo scopo di sviluppare le conoscenze tra le persone, stimolare le relazioni e le attività comuni, consigliare negli acquisti e sulle occasioni di vita sociale e culturale.

Il recupero del vicinato trova poi la sua massima espressione nel cosiddetto “co-housing”: strutture residenziali nate nel Nord Europa per contrastare la solitudine dell’abitare, in origine destinate ai cittadini a rischio di abbandono e isolamento poi allargatesi al resto della popolazione, con l’obiettivo di risparmiare risorse e creare rapporti di maggiore condivisione sia di spazi sia di valori.
In Italia, un esempio di co-housing è il condominio sociale di Arezzo di cui abbiamo già parlato, ristrutturato nel maggio dell’anno scorso per favorire l’uscita dalla solitudine degli abitanti ultra 65 enni.
In una società troppo spesso atomizzata, il vicinato diventa in definitiva la strada più intelligente per uscire dall’isolamento: mettere in relazione luoghi, strutture e persone aiuta la psiche ed è anche utile per la propria quotidianità.

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