Anemia senile. Rapporto tra anemia e declino funzionale nella persona anziana
Anemia: un livello di emoglobina definito medio o medio/basso può avere un effetto avverso sulla mobilità dell’anziano.
Scritto da Massimo Tanzi il 30-01-2012
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si definisce anemia una concentrazione di emoglobina (Hb),nei globuli rossi del sangue, inferiore a 12 g/dl nelle donne e 13 g/dl negli uomini.La condizione di anemia senile può rendersi più evidente con l’avanzare dell’età: si osserva un aumento marcato dopo i 60 anni, un picco dopo gli 80, interessando complessivamente circa il 13% dei soggetti sopra i 70 anni.
Nella maggior parte dei casi l’anemia senile è attribuibile ad una patologia pre-esistente
Nel mantenimento dell’omeostasi del soggetto anziano, la presenza di anemia senile costituisce un punto cruciale, in quanto influisce decisamente sulla funzionalità fisica e conseguentemente sull’eventuale disabilità. Anche se asintomatica, ed apparentemente ben tollerata, può comportare il rapido peggioramento di molteplici patologie, oltre che compromettere in maniera significativa l’autosufficienza dell’anziano stesso.
E’ ormai certo, ed accettato da tutto il mondo sanitario, il fatto che un’anemia non trattata può associarsi ad astenia, declino funzionale, aumentata morbilità e mortalità, deficit neurologici e cognitivi, depressione, aumentato rischio di cadute, danni cardiovascolari e renali.
La presenza di anemia compromette l’indipendenza e la qualità di vita degli anziani ed ha importanti risvolti socio-economici. Inoltre, un livello di emoglobina definito medio o medio/basso potrebbe avere un effetto avverso sulla mobilità dell’anziano, sommandosi all’effetto già determinato da patologie croniche pre-esistenti.
In uno studio condotto in Toscana nella regione del Chianti, è stata evidenziata una più alta incidenza di anemia in soggetti anziani, specie se con basso BMI (= indice di massa corporea) e/o con un basso MMSE (= Mini-Mental State Examination, test utilizzato per la valutazione dei disturbi dell’efficienza intellettiva e della presenza di deterioramento cognitivo), oltre che in soggetti con storia di patologia cardiovascolare, patologia polmonare, ictus, ulcera gastrica, insufficienza renale.
Inoltre, le persone con anemia avevano livelli di markers ematici dell’infiammazione significativamente più elevati rispetto a soggetti normali impiegati per controllo.
Altri studi hanno suggerito un ruolo dei markers dell’infiammazione nella riduzione dei livelli di emoglobina e di ematocrito, età dipendente, ed anche nella genesi di alcune anemie nell’anziano.
Comunque, si pensa che l’anemia possa essere considerata un fattore di rischio indipendente di declino funzionale: anche modeste riduzioni di emoglobina possono causare significative riduzioni nella disponibilità di ossigeno e contribuire al determinarsi di difficoltà motorie o di franca disabilità.
I livelli di emoglobina sembrano essere una variabile continua ed indipendente di funzionalità: se il livello dell’emoglobina si riduce allontanandosi dai livelli di normalità, peggiora la forza muscolare e la performance, evidenziando un rapporto di proporzionalità diretta tra concentrazione emoglobinica e qualità stessa della performance fisica.
Nella maggior parte dei casi l’anemia è attribuibile ad una patologia sottostante: neoplasie, processi infettivi – soprattutto se cronici -, malnutrizione, carenza di ferro.
Negli anziani, il deficit di ferro è spesso legato ad uno stillicidio cronico da farmaci gastrolesivi (come i FANS – farmaci antinfiammatori non steroidei – assunti cronicamente ed a volte erroneamente dall’anziano stesso),da ulcere gastrointestinali, diverticoli, cancro colon-rettale. In alcune situazioni la causa può essere riconducibile ad un deficit nell’assorbimento del ferro medesimo. Così come un’altra causa può essere riconoscibile nella carenza di Vitamina B12 ed acido folico, implicati nella formazione degli elementi del sangue come i globuli rossi.
Il grado di anemia è solitamente correlato alla severità della patologia sottostante.
Va ricordato, tuttavia, che in circa il 20% dei casi non è possibile individuare la causa specifica, in quanto l’origine nell’anziano può essere spesso multifattoriale, associata anche alle caratteristiche biologiche tipicamente connesse all’età: riduzione della massa magra, ridotta richiesta di ossigeno, ridotta secrezione di eritropoietina (ormone responsabile della formazione dell’emoglobina e dei globuli rossi dal midollo osseo).
Inoltre nel midollo osseo, definito emopoietico, si manifesta con l’avanzare dell’età una progressiva riduzione della riserva funzionale, una riduzione del numero dei precursori staminali e della loro capacità maturativa.
l’insufficienza renale, condizione frequente nell’anziano, può associarsi ad anemia in seguito alla ridotta capacità dei reni di secernere eritropoietina.
l’anemia è infatti un problema clinico rilevante nei pazienti anziani con insufficienza renale; si associa ad astenia, riduzione della capacità di concentrazione e della memoria, letargia ed aumentata incidenza di morbilità e mortalità cardiovascolare.
La presenza di anemia nell’anziano deve essere sospettata ed indagata anche in apparente assenza di sintomi.
Il comune esame emocromocitometrico andrebbe sempre integrato dalla conta reticolocitaria e dallo striscio di sangue periferico (su vetrino da analizzare al microscopio).
Nella valutazione iniziale andrà identificato il tipo di anemia, così da poter instaurare i corretti provvedimenti terapeutici. E’ comunque logico pensare che non per tutti gli anziani deve essere intrapreso un iter diagnostico complesso, ma solo in coloro che, per aspettativa e qualità di vita, potrebbero trarre un beneficio dalla reversibilità della condizione anemica, indipendentemente dall’età stessa.
Quindi è estremamente importante, da parte del medico che ha in cura il soggetto anziano, porre grande attenzione alla diagnostica differenziale ed al trattamento delle anemie, non soltanto per la dimostrata correlazione tra livelli di emoglobina e declino funzionale nell’anziano, ma soprattutto per la potenziale reversibilità della condizione anemica e dalla possibilità di ottenere, dopo la correzione dell’anemia stessa, un miglioramento della capacità funzionale e quindi della qualità di vita del soggetto.
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