Anziani e violenza
Scritto da Massimo Tanzi il 20-12-2012
Nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha elaborato il primo “Rapporto mondiale su violenza e salute”, dedicando un ampio capitolo alla violenza contro le persone anziane, utilizzando la definizione elaborata dalla stessa OMS sull’argomento nel 1996, ovvero: “uso intenzionale di forza fisica o di potere, minaccioso o reale, contro una persona od un gruppo di persone od una comunità, che risulta od ha un’alta probabilità di risultare in lesione fisica, morte, danno psicologico, non sviluppo o deprivazione”.
Le tre categorie più comuni di abuso sulla persona anziana sono:
domestica -> maltrattamento della persona anziana nella sua abitazione od in quella del caregiver (= termine anglosassone per indicare colui che si occupa delle cure e dell’assistenza di un’altra persona);
istituzionale -> maltrattamento degli anziani che vivono in case di riposo o residenze assistenziali;
auto-inflitta -> comportamento auto-lesivo.
In sintesi, gli abusi possono essere di vario tipo o natura: fisico, emotivo o psicologico, finanziario, sessuale, violenza medica, violenza civica, violenza per omissione, autolesionismo.
La violenza contro le persone anziane è un problema in crescita proporzionale all’incremento della popolazione mondiale anziana, relativamente e soprattutto agli ultraottantenni. Gli abusi sono estremamente diffusi, solitamente non vengono denunciati ed hanno pesanti costi finanziari ed umani.
l’abuso nei confronti della persona anziana è un problema diffuso, sicuramente sottostimato e poco conosciuto, sia dall’ambiente medico che dalla società. l’entità di tale problema non è del tutto nota in Italia e nel resto del mondo.
l’informazione relativa alla violenza sugli anziani è carente: i pochi studi disponibili indicano che il 4%-6% della popolazione anziana subisce abusi all’interno delle propria abitazione; nei 2/3 dei casi gli abusatori sono membri della stessa famiglia (figli o coniugi). In altri paesi, come Australia, Canada e Regno Unito la percentuale di persone anziane che hanno subito abusi o sono state trascurate va dal 3% al 10%. In particolare, in Canada l’abbandono rappresenta la forma di abuso più frequente, con il 55% dei casi riferiti.
l’anziano, purtroppo, vive spesso in uno stato di abbandono. Tende ad avvertire la solitudine, in maniera più terribile, nel periodo estivo e prevalentemente nell’ambito delle medie realtà comunali così come nei grandi centri urbani, dove la città “morta” per le fughe vacanziere amplifica l’isolamento sociale. Spesso la piazza del paese, abituale ritrovo, si svuota in questo periodo dell’anno e viene così a mancare il luogo di abituale ritrovo e possibile solidarietà.
Gli abusi e lo sfruttamento economico degli anziani sono più comuni di quanto la società comunemente ammetta: è difficile ottenere informazioni accurate sulla rispettiva incidenza e prevalenza.
Negli USA, una ricerca si è basata anche sui risultati forniti da “sentinelle”, cioè infermieri, assistenti sanitari e personale dei pronto soccorso: i casi denunziati ufficialmente rappresentano solo il picco dell’iceberg, in quanto molti più abusi sono sicuramente presenti nella comunità.
In questa ricerca, si è osservato un incremento del 150% dei casi di prevaricazione riferiti dai servizi statali, solo nel periodo che va dal 1986 al 1996.
Comunque, studi condotti in diverse parti del mondo hanno dimostrato che il fenomeno dell’abuso sugli anziani è universale.
Ad esempio, nei paesi in via di sviluppo come in Tanzania, le difficoltà economiche e le terre carenti hanno indotto ad incrementare le richieste di accusa di stregoneria contro donne anziane, come pretesto per sfrattarle dalle loro case e persino per ucciderle al fine di appropriarsi dei loro beni. In Africa in generale, lo stupro e la violenza da parte dei familiari nei confronti dei parenti anziani costituisce un problema allarmante, soprattutto in alcune comunità dove si crede che il sesso praticato con anziani possa curare dall’AIDS.
Inoltre, le guerre civili od i conflitti politici, l’incremento dei crimini e della violenza collegati alla droga stanno conducendo ad un aumento dei comportamenti violenti e degli abusi anche verso le persone anziane.
Rimanendo in un contesto più “normale”, l’incidenza e la prevalenza del maltrattamento agli anziani nelle istituzioni sono ancora meno chiare: sono disponibili pochi dati e gli studi sono difficili da eseguire, perché esiste un’ovvia reticenza, sia da parte degli anziani che dei gestori delle case di riposo.
Attualmente si sa ancora poco in merito al destino delle persone anziane che subiscono abusi. I primi dati concreti risalgono ad uno studio del 1998 in cui, dopo 13 anni di follow-up, è stato evidenziato come il rischio di morte fosse maggiore per quegli anziani che subivano maltrattamento.
Fra i gruppi ad alto rischio di abusi, oltre purtroppo al sesso femminile in generale, rientrano i grandi vecchi e gli anziani con fragilità mentale e/o fisica.
Gli anziani che non possono prendersi cura di se stessi sono a maggior rischio rispetto a quelli autosufficienti; le forme di abuso più frequenti sono di tipo fisico, emozionale e finanziario. Non dimentichiamo che, in una buona metà dei casi, si manifestano anche forme di auto-lesionismo soprattutto negli ultraottantenni.
Sono soprattutto le donne che manifestano disattenzione nei confronti degli anziani, mentre per tutte le altre forme di abuso gli uomini sorpassano le donne come perpetratori di violenza nei confronti degli anziani stessi. La maggior parte delle persone che attuano l’abuso sono più giovani delle vittime; gli inflittori di abuso spesso consumano alcool o droghe, oppure hanno gravi malattie mentali; frequentemente le persone che abusano dipendono economicamente dalle vittime.
Per quanto riguarda il rapporto con la vittima, i parenti ed i coniugi delle vittime sono quelli che più frequentemente commettono abuso domestico e circa il 90% degli inflittori di abusi avevano o hanno un rapporto diretto con le stesse vittime. Specialmente tra coniugi, una storia di violenza nel rapporto è un fattore di rischio per abusi nelle età più avanzate.
Nel caso si sospetti un abuso, si deve eseguire un dettagliato esame fisico. Lo stato generale e l’apparenza del paziente, nonché il rapporto con il caregiver, possono essere rivelatori. Si deve valutare l’aspetto corporeo dell’anziano, ricercando eventuali lesioni dermatologiche. La valutazione dello stato mentale costituisce una parte importante dell’esame clinico, poiché il deterioramento cognitivo costituisce un possibile ed importante fattore di rischio di abuso.
E’ indispensabile che il medico faccia un’adeguata anamnesi e valutazione clinica, soffermandosi sui rapporti con i familiari, sulla situazione sociale e domestica allo scopo di individuare eventuali forme di abuso, cercando di prevenirle attraverso la valutazione di fattori di rischio, quali per esempio lo stress del caregiver, situazioni economiche precarie.
E’ inoltre indispensabile un accurato e dettagliato esame fisico, valutando la natura di eventuali lesioni o la presenza di malnutrizione, disidratazione e scarsa igiene, senza trascurare la qualità del rapporto con lo stesso caregiver nonché lo stato mentale dell’anziano stesso, in quanto la demenza rappresenta un fattore di rischio per la violenza, come già scritto.
l’anziano deve essere intervistato da solo, in assenza di familiari o altre persone. Si deve iniziare con domande generali riguardanti la sicurezza della casa, per continuare con domande più specifiche riguardanti il sospetto abuso. Alcuni esempi possono essere i seguenti: si sente sicuro in questa abitazione? Chi le prepara gli alimenti? Chi fa gli assegni per lei? È stato toccato da qualcuno senza il suo consenso? E’ stato costretto/obbligato a fare delle cose che lei non voleva fare? Qualcuno ha preso delle cose sue, senza chiedere prima il consenso? l’hanno minacciata o rimproverata? Ha firmato dei documenti che lei non capiva? Ha paura di qualcuno? Rimane solo per molto tempo? E’ stato aiutato quando aveva bisogno in casa?
Intervistare persone nel sospetto di abuso non è facile, richiede una certa esperienza.
Quando si sta intervistando un possibile inflittore di abuso, si deve evitare il confronto diretto: bisogna identificare aspetti precisi, ad esempio problemi di comportamento legati ad una demenza che può aumentare lo stress di chi assiste l’anziano.
Nel caso si sospetti un abuso, può essere utile ottenere informazioni da più fonti possibili, includendo i parenti, i vicini, infermiere ed altre persone che effettuano assistenza.
Un abuso deve essere preso in considerazione quando un anziano si presenta con plurime lesioni, in diversi stadi di cicatrizzazione, apparentemente inspiegabili o parzialmente motivabili.
Si deve pensare ad una severa disattenzione nei confronti dell’anziano quando un paziente, con adeguate risorse ed assistito da un caregiver, si presenta in stato di malnutrizione, disidratazione o scarsa igiene.
Si deve sospettare un abuso fisico quando si riscontrano ematomi, occhi neri, lesioni non trattate, occhiali rotti, segni di costrizione o legature, riscontro agli esami di laboratorio di sovradosaggio di farmaci o non uso di farmaci prescritti, rivelazione da parte dell’anziano di atti di sopraffazione (colpi, schiaffi, calci od altro maltrattamento). Sono sospette anche le modificazioni comportamentali improvvise o la violazione da parte del caregiver della privacy dell’assistito, per esempio durante le visite ricevute.
Si sospetta un abuso emozionale e/o psicologico in presenza di agitazione, mutismo, oppure il riferimento da parte dell’anziano di essere stato maltrattato verbalmente.
Bisogna pensare a disattenzione o abbandono nei confronti di un anziano quando si riscontra disidratazione, malnutrizione, piaghe da decubito non trattate, scarsa igiene personale, condizioni abitative pericolose o non sicure, condizioni di vita insane.
Si sospetta un quadro di abuso finanziario o materiale quando si riscontrano cambiamenti improvvisi nel conto bancario, modifiche improvvise del testamento, sparizione di fondi od oggetti di valore, pagamenti mancanti nonostante la disponibilità economica di adeguate risorse, acquisto di beni non necessari, riscontro di una “dubbia” firma in una transazione finanziaria, comparsa improvvisa di parenti precedentemente non coinvolti che reclamano “diritti” sulla situazione dell’anziano, trasferimento improvviso ed inspiegabile dei possessi ad un membro della famiglia o ad una persona estranea.
Ricordiamo che alcuni aspetti già citati, come la disidratazione, la malnutrizione, le condizioni mediche non trattate o la scarsa igiene personale, così come le condizioni abitative pericolose o non sicure e le condizioni di vita insane o non pulite, i vestiti inadeguati e/o impropri, la mancanza di occhiali o di protesi dentarie ed acustiche necessarie, devono far pensare anche a forme di auto-lesionismo, per le quali si deve comunque intervenire.
Il medico deve proteggere la persona anziana, rispettando la sua autonomia, fermo restando che questa accetti l’intervento protettivo. Può rendersi necessario il trasferimento in un luogo sicuro, anche attraverso un ricovero ospedaliero, oppure allertare un legale che si prenda cura della stessa vittima. Oppure bisogna cercare di allontanare chi attua l’abuso, specie se è dipendente dall’alcool o da sostanze psicotrope. Può rendersi necessaria l’attivazione dei servizi di assistenza per i caregivers esausti, anche attraverso i servizi sociali.
Il medico deve informare il paziente circa la possibilità di reiterazione ed aumento di incidenza (nonché di severità) dei maltrattamenti, con il passare del tempo. Deve fornire allo stesso i numeri telefonici da chiamare in caso di urgenza o di necessità di assistenza, impostando un piano di sicurezza e di monitoraggio temporale.
Se la persona non ha la capacità di decidere sull’intervento, il medico deve valutare la possibilità di assistenza, anche per questioni finanziarie, attivando le vie legali atte a coinvolgere un tutore. Quando ne sussistano le condizioni, è obbligato sia eticamente che legalmente a ricorrere alla competente Autorità giudiziaria che, qualora lo ritenga necessario, provvederà alla sistemazione dell’anziano in un ambiente più sicuro ed idoneo. Penalmente, l’abuso contro l’anziano non è perseguito in modo specifico in quanto tale, ma indirettamente nel momento in cui vengono lesi i diritti sulla persona; esso rientra nei “delitti contro l’assistenza familiare”.
Concludendo, soprattutto a partire dal secondo ‘900, l’anziano ha perso progressivamente le giuste connotazioni sociali positive: è sempre più vittima di comportamenti discriminatori, favoriti dal culto della giovinezza, dall’eterno “sorriso di plastica”. E’ considerato un problema sociale, così come lo sono coloro i cui processi sono considerati, dall’attuale sistema, rallentati o non adeguati. l’inadeguatezza sfocia in emarginazione, se non addirittura in intolleranza: il maltrattamento è una forma di intolleranza.
Per alcuni di coloro che si occupano della “terza età”, la finta tolleranza costituisce in realtà un grande business senza scrupoli (pensiamo al fiorire spesso indiscriminato di strutture e servizi per anziani, privi di un concreto controllo).
E’ ormai lontana da noi la cultura in cui “il vecchio” era il sopravvissuto a molte battaglie e, conseguentemente, riceveva rispetto, essendo considerato la figura alla quale ci si poteva rivolgere. Non costituisce più l’immagine del saggio, di ellenica memoria, a cui conferire onori ed incarichi pubblici.
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