Edentulia
Scritto da Massimo Tanzi il 01-08-2011
Poiché la vita attesa, dopo i 65 anni, è di circa 19 anni per le donne e circa 16 per gli uomini, la prevenzione ed il controllo delle condizioni di salute nell’anziano svolgono un ruolo fondamentale nella nostra società.
In questo contesto rientra la salute del cavo orale, in quanto gli anziani presentano difficoltà nell’accesso alle cure dentali, per limitazioni fisiche e perdita di autonomia, rientrando nella categoria dei cosiddetti “fragili”.
Bisogna considerare gli effetti che la salute del cavo orale determina sulla vita di una persona, in merito a fattori funzionali (mangiare, masticare) e fattori psicologici connessi all’aspetto estetico della persona stessa, e la conseguente autostima.
Con il termine di edentulia si intende la mancanza, a livello del cavo orale, degli elementi dentali; essa può essere totale o, più spesso, parziale.
l’edentulia rimane uno dei principali problemi nella popolazione anziana: in uno studio finlandese del 1999, è risultata presente nel 66,3% degli anziani ospedalizzati e nel 42,1% dei non ospedalizzati.
Meno dell’1% della popolazione sotto i 45 anni presenta edentulia, mentre questa percentuale sale oltre il 40%, come scritto, per i soggetti con più di 65 anni.
Quindi, la prevalenza di edentulia aumenta con l’età ed è maggiore nel sesso femminile e nei soggetti che fumano o che assumono sostanze alcoliche in eccessiva quantità.
E’ comunque frequente, oggi, osservare anziani che conservano ancora alcuni, se non tutti, i propri denti, magari usurati e con molte terapie conservative e/o protesiche effettuate, frutto di particolare attenzione al proprio cavo orale ed all’accuratezza del dentista di riferimento.
Infatti, è importante mantenere o ristabilire, anche nell’anziano, un corretto equilibrio del sistema masticatorio, creando quelle condizioni di funzionalità in cui vi è una stretta correlazione tra psiche, sistema nervoso, muscolatura ed articolazioni del massiccio facciale (articolazione temporo-mandibolare in particolare),
ed occlusione dentale.
Non dimentichiamo che la perdita dei denti può comportare da un lato una riduzione della capacità masticatoria, con mutamento delle abitudini alimentari, disfagia e difficoltà digestive in particolare, dall’altro un isolamento auto-imposto per riluttanza a parlare, sorridere, mangiare. Il momento del pasto ha una grandissima importanza, soprattutto nella popolazione anziana, in cui si osserva inevitabilmente una maggiore prevalenza di problemi orali e dentali.
Le principali patologie dell’anziano che predispongono a problemi odontostomatologici sono: le malattie neurologiche (Alzheimer, Morbo di Parkinson ecc.),
le malattie neoplastiche e la fragilità (malnutrizione, sarcopenia, osteopenia/osteoporosi ecc.).
Gli anziani che vivono in strutture protette sono particolarmente a rischio, non solo perché più fragili e disabili, ma anche perché l’igiene orale, in tali ambienti di vita e di assistenza, non è considerata una priorità ed è in minor misura oggetto di prevenzione.
Le ossa del cavo orale si differenziano da altri segmenti scheletrici per alcune caratteristiche peculiari, quali il tipo di ossificazione e l’elevato rimodellamento osseo, legato allo stress meccanico al quale questi segmenti sono sottoposti durante la masticazione.
La mandibola va incontro ad una continua riduzione del contenuto minerale e della densità ossea con il progredire dell’età; queste modificazioni sono legate anche al sesso (vedi oltre). Dopo i 50 anni di età, la mandibola presenta un’osteopenia (= riduzione della densità minerale ossea – precede l’osteoporosi -),
in analogia ad altri segmenti scheletrici.
La correlazione tra osteoporosi generalizzata e densità ossea mascellare e mandibolare è
particolarmente evidente negli individui edentuli.
Infatti, l’osteoporosi è una malattia sistemica che, così come interessa diversi siti scheletrici, può interessare anche le ossa che delimitano il cavo orale. La perdita d’osso a livello del cavo orale, così come quella a livello sistemico, è più rilevante nelle femmine, particolarmente nel periodo post-menopausale.
Le donne con osteoporosi severa hanno una probabilità tre volte maggiore di presentare edentulia, rispetto ai soggetti, di pari età e sesso, senza osteoporosi.
In merito all’edentulismo, pur non avendo dati relativi al territorio nazionale, a seguito di un indagine effettuata nell’area milanese è emerso che il 42,3% di un campione di individui anziani, ospedalizzati e non, presenta edentulismo, con un numero medio di denti permanenti per persona di 3,95 negli ospedalizzati e di 10.02 nei pazienti non ospedalizzati.
Traumi meccanici locali, indotti da problemi masticatori legati ad un uso scorretto di protesi mobili, sono stati indicati come possibili responsabili di riassorbimento dell’osso alveolare e riduzione dei denti fino all’edentulia.
Secondo alcuni autori, anche la mancanza dei denti potrebbe contribuire alle modificazioni della porosità osservata a livello dell’osso mascellare e della mandibola (atrofia da disuso).
Le malattie del periodonto (= tessuto che avvolge le radici dei denti e le unisce alla parete ossea dell’alveolo) possono interessare soggetti di ambo i sessi e di tutte le età; si tratta di malattie infiammatorie che portano ad una progressiva compromissione e riduzione del tessuto connettivo e dell’osso alveolare, con conseguente perdita dei denti.
Nelle malattie del periodonto, la perdita dell’osso alveolare è la conseguenza della risposta infiammatoria ed immunitaria ai prodotti della placca batterica.
La perdita di massa ossea è localizzata nelle malattie del periodonto, sistemica nell’osteoporosi.
Le malattie del periodonto, analogamente all’osteoporosi, hanno una progressione subdola e clinicamente silente, fino a quando compaiono, in una fase avanzata, vacillamento e perdita di denti. La periodontite e l’osteoporosi, pur avendo meccanismi patogenetici diversi, riconoscono numerosi fattori di rischio comuni: età, fumo di sigaretta, fattori nutrizionali (abuso di alcool e caffè, eccessivo apporto proteico, scarso apporto di calcio),
assunzione cronica di farmaci (steroidi, immunosoppressori, anticoagulanti, anti-convulsivanti ecc.).
Il trattamento dell’edentulismo prevede, a seconda del numero di elementi dentari mancanti, l‘utilizzo di protesi mobili o fisse; a volte una combinazione delle due, in base alla valutazione specialistica dell’odontoiatra.
BIBLIOGRAFIA:
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