Idratazione
Scritto da Massimo Tanzi il 26-10-2011
Le quattro principali cause di disidratazione ed eccesso di sodio nel sangue (= ipernatriemia) nell’anziano sono: un alterato senso della sete, una diminuzione della capacità di concentrazione delle urine, una diminuita efficienza del controllo ormonale (ormone anti-diuretico) e la diminuzione dell’acqua corporea totale. In sintesi, si manifesta con il passare degli anni la difficoltà a mantenere un adeguato equilibrio idro-elettrolitico.
d’altro canto, nell’anziano si manifesta una diminuita capacità del rene ad eliminare gli eccessivi carichi di acqua.
Inoltre, la diminuita indipendenza e prestanza fisica fanno si che, specialmente in estate, l’anziano non abbia la forza per rispondere ogni volta allo stimolo della sete, specie se questo è attenuato; non è solamente una mancanza di volontà o percezione, ma più semplicemente si manifesta la difficoltà a raggiungere facilmente la bottiglia dell’acqua ed a versarla nel bicchiere per berla.
In base a quanto scritto, una prima riflessione porta ad essere prudenti, con gli anziani, nell’uso dei diuretici per il controllo della pressione arteriosa e dei lassativi per il controllo dell’alvo. Questi farmaci possono portare ad uno squilibrio idroelettrolitico e, non raramente, possono alterare lo stato mentale.
l’acqua costituisce circa il 70-75% del peso corporeo di un adulto; varia in rapporto all’età, con un massimo alla nascita; diminuisce progressivamente con l’invecchiamento. Gli uomini presentano una percentuale maggiore delle donne in rapporto alla minor massa grassa, così gli atleti rispetto ai sedentari. Generalmente, basta una diminuzione dell’1-2% dell’acqua totale dell’organismo per l’attivazione, a livello del sistema nervoso, del centro della sete.
In persone giovani ed allenate, la perdita dell’1-2% dell’acqua corporea causa una diminuzione delle prestazioni atletiche e cognitive, prima ancora che siano evidenti a livello soggettivo con la sensazione della sete. Con una perdita del 3%, si può parlare di disidratazione. Con una disidratazione pari al 7%, si può verificare il collasso cardio-circolatorio.
Quindi è importante, anche per i giovani indipendentemente se allenati o no, l’assunzione di liquidi prima di avvertire la sensazione della sete.
La disidratazione negli anziani è una delle dieci cause più frequenti di ospedalizzazione ed aumenta in modo impressionante sia la morbilità che la mortalità. La sua prevalenza è
maggiore nei maschi rispetto alle femmine e nei neri rispetto ai bianchi.
l’assunzione dei liquidi è determinata da diverse variabili, tra cui le più importanti sono l’attività fisica, la temperatura ambientale e l’alimentazione. Generalmente, l’apporto idrico si attesta intorno ai 1,5 litri al giorno, sia di provenienza dalle bevande che dagli stessi cibi. Una quota non indifferente, circa 350 ml, deriva dal metabolismo ossidativo presente in tutte le cellule.
l’assorbimento dell’acqua avviene nell’intestino. Oltre all’acqua introdotta dall’esterno, l’intestino deve riassorbire l’acqua dei succhi digestivi.
Non si può escludere che, anche nella società occidentale, gli anziani siano a rischio di “malnutrizione”, più nello specifico di disidratazione. Bisogna perciò evidenziare i fattori, individuali ed ambientali, associati ad un aumentato rischio di ridotta assunzione di liquidi; conseguentemente, si devono identificare gli interventi idonei a prevenire la disidratazione.
I fattori di rischio individuali sono legati a condizioni cliniche: febbre; diarrea e/o vomito; incontinenza; sudorazione eccessiva; iperventilazione; lesioni da decubito; disfagia; demenza; dipendenza dagli operatori per l’idratazione; impiego di farmaci (i già citati diuretici ed i lassativi); depressione; pluripatologia tendente alla cronicizzazione.
Altri fattori condizionanti la disidratazione possono essere: l’isolamento/solitudine; la vedovanza e/o la mancanza di supporto familiare o sociale; il basso reddito; l’invalidità ed i problemi di comunicazione; l’allettamento; la contenzione fisica; l’inadeguatezza degli operatori socio/assistenziali; tutti i fattori che espongono i pazienti al caldo eccessivo.
La dipendenza parziale o totale delle persone anziane, la residenza in strutture rispetto al proprio domicilio possono influire sulla comparsa della disidratazione.
Bisogna riflettere e valutare un eventuale stato di disidratazione quando, soprattutto in un anziano, si osserva: una recente e repentina perdita di peso; condizioni di febbre, diarrea o vomito; ridotti valori di pressione arteriosa, so-prattutto se legati a cambiamenti di posizione (seduto/in piedi); tachicardia (polso >100 battiti/minuto); uno stato confusionale; secchezza della lingua (difficoltà nel parla-re).
Inoltre, negli anziani, è utile compilare una scheda in cui si registra la quantità di liquidi assunti nelle 24 ore e le uscite (principalmente la quantità delle urine).
Il peso specifico delle urine è molto significativo perché, se elevato, può indicare il tentativo dei reni di ridurre al minimo la perdita di liquidi concentrando le urine.
Soprattutto nell’anziano, assume importanza la corretta distribuzione temporale delle bevande nell’arco della giornata. Deve avvenire con regolarità, ponendo il bicchiere in mano e facendo bere, durante il giorno, al massimo ogni ora e mezza. Assume importanza anche la sollecitazione verbale, quale stimolo all’assunzione costante di liquidi (ricordiamoci di rispettare le preferenze relative alla qualità della bevanda ed alle sue caratteristiche, in base alle condizioni ambientali – caldo/freddo -).
Inoltre, si deve ricorrere alla somministrazione endovenosa solo se l’idratazione per via orale non è possibile od è insufficiente, mentre l’ipodermoclisi (introduzione di liquidi con ago posto sotto la cute) deve essere valutata solo se la somministrazione endovenosa non è praticabile.
BIBLIOGRAFIA:
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