l'anoressia nell'anziano
Scritto da Massimo Tanzi il 25-10-2012
La malnutrizione nell’anziano è un fenomeno molto diffuso: diversi studi hanno evidenziato che tra il 20% ed il 60% degli anziani ricoverati in ospedale sono malnutriti. In altri studi addirittura l’85% degli anziani, residenti a casa od in strutture di lungodegenza, risulta malnutrito, con possibili importanti conseguenze psico-fisiche.
Bisogna ammettere, tuttavia, che molti casi di malnutrizione restano non diagnosticati, anche se si è visto che proprio lo stato di nutrizione influenza in modo direttamente proporzionale l’evoluzione del quadro clinico, condizionando l’esito dei trattamenti, compresi quelli riabilitativi.
In età geriatrica, il cambiamento più frequente nel comportamento alimentare è l’anoressia, termine che deriva dal greco ed indica la riduzione o la totale mancanza dell’appetito; essa rappresenta la principale causa di malnutrizione. Le conseguenze ad essa riconducibili possono essere gravi, arrivando ad influenzare la morbilità, la mortalità, la disabilità e qualità della vita stessa dell’anziano.
l’anoressia geriatrica riconosce diverse cause: patologie del cavo orale e dei denti; disordini della deglutizione; depressione e perdita della motivazione a mangiare; deterioramento cognitivo e percettivo; alterazione dei neurotrasmettitori implicati nel controllo dell’appetito e dei fattori gastrointestinali; polipatologia (e, di conseguenza, trattamento con più farmaci).
Tra le patologie frequenti nell’anziano, la malattia polmonare cronico-ostruttiva (BPCO) può, ad esempio, produrre anoressia secondariamente alla carenza nell’apporto di ossigeno (desaturazione) e conseguente aumento del metabolismo a causa della maggiore attività dei muscoli respiratori per compensare detta carenza.
l’invecchiamento è caratterizzato da una riduzione della percezione sensoriale: la nitidezza del visus diminuisce, la capacità uditiva ed il tatto discriminatorio diminuiscono. In particolare, il gusto e l’olfatto sono fattori determinanti nell’appetibilità degli alimenti: un loro fisiologico declino può incidere negativamente sull’alimentazione.
Quindi, l’anoressia geriatrica non costituisce di per sé un disturbo psichiatrico; rappresenta piuttosto una manifestazione fisiologica e multifattoriale dell’invecchiamento.
Tende ad interessare una donna su tre ed un uomo su quattro, in età avanzata; la prevalenza è maggiore nei soggetti più anziani, probabilmente perché essi costituiscono la categoria di persone che più necessita di assistenza nell’acquisto e nella preparazione dei pasti.
Una ridotta efficienza masticatoria (solo parzialmente corretta da protesi odontoiatriche) condiziona negativamente anche l’assunzione di micronutrienti.
Inoltre, sono soprattutto gli alimenti ricchi in proteine (carne, pesce) e fibre (frutta, ortaggi) ad essere penalizzati nell’alimentazione dell’anziano anoressico. I consumi alimentari spesso risultano complessivamente al di sotto dei livelli raccomandati/attesi.
Si può parlare di anoressia allorché un anziano, in assenza di patologie del cavo orale che ostacolino la masticazione e l’alimentazione “normale” (per esempio: disfagia, dolore orale, ridotta vigilanza), riduca l’introito alimentare in misura uguale o superiore al 50% della sua razione “standard” (per età, caratteristiche antropometriche e metaboliche), per un periodo uguale o superiore a tre giorni.
Una delle cause di anoressia nell’invecchiamento è la perdita della motivazione a mangiare, che può essere dovuta alla depressione, alla perdita od al deterioramento delle relazioni sociali. Inoltre incidono, senza ombra di dubbio: la povertà, l’incapacità/impossibilità ad effettuare correttamente la spesa, la capacità nel preparare e cucinare i pasti.
Bisogna sempre valutare, nell’anziano anoressico, l’indice di massa corporea (BMI = peso in chilogrammi diviso il quadrato della statura in
metri), alcuni parametri ematochimici (come l’emocromo, le proteine plasmatiche, l’elettroforesi siero proteica, la PCR), oltre alla composizione corporea distinta in massa magra e massa grassa (ottenibile con un semplice esame: l’impedenziometria).
Non bisogna mai trascurare lo stato sociale dell’anziano, a rischio in termini di alimentazione, valutando/approfondendo alcuni aspetti quali: stato civile, eventuali persone conviventi, lutti, presenza di persone che aiutino a fare la spesa e/o a cucinare, sensazione di abbandono associata a tristezza e/o percezione di inutilità. Questi aspetti devono essere inquadrati almeno nel corso degli ultimi sei mesi.
La presenza di una sintomatologia dolorosa può comportare una riduzione dell’introito alimentare: costituisce parte integrante della qualità della vita e rappresenta sia una causa di anoressia che una conseguenza del peggioramento dello stato di nutrizione.
Spesso il livello di istruzione è basso, sia per gli uomini che per le donne in età avanzata ed affetti da anoressia; inoltre è stato osservato un elevato livello di comorbilità e severità delle patologie presenti. La maggior parte dei soggetti risulta vedovo o single.
un’eventuale stato di malnutrizione (sia calorica che proteico/calorica) deve essere sempre correttamente valutato, in quanto può influenzare negativamente anche l’esito clinico di programmi riabilitativi specifici.
Infatti, dopo i sessanta anni, la perdita di peso è associata ad un calo della massa muscolare e, di conseguenza, della forza muscolare. La sarcopenia svolge un ruolo centrale nell’insorgenza della fragilità, delle menomazioni funzionali e metaboliche, delle disabilità fisiche che espongono gli anziani ad un aumentato rischio, tra l’altro, di cadute.
Concludendo, nell’ambito della valutazione multidimensionale geriatrica, risulta imperativo il corretto inquadramento del rischio di malnutrizione ed il comportamento alimentare individuale. Se necessario, bisogna mettere a punto procedure di intervento che tengano conto delle cause dell’anoressia, trattando le disabilità e comorbilità di base; bisogna cercare di garantire un adeguato livello di assistenza, utilizzando alimenti il più possibile funzionali e fornendo un adeguato supporto nel momento dell’assunzione del cibo.
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