L'anziano iperteso può andare in vacanza? Sì, ma a certe condizioni
Scritto da Massimo Tanzi il 03-07-2009
l’ipertensione arteriosa è una condizione estremamente frequente nel soggetto anziano. Negli Stati Uniti, la prevalenza dell’ipertensione supera il 60% nei soggetti ultrasessantacinquenni. In Italia è risultata del 67,8%.
Ma quando si può parlare di ipertensione arteriosa?
Si è ipertesi se i valori di sistolica (la cosiddetta “massima”) superano i 140 millimetri di mercurio, in sigla mmHg (in alcuni contesti si parla di valori superiori a 135 mmHg),
e quelli di diastolica (la cosiddetta “minima”) i 90 mmHg (per alcuni studiosi 85 mmHg).
Nell’anziano, inoltre, è l’ipertensione sistolica isolata la forma di ipertensione più frequente. l’aumento dell’incidenza di ipertensione sistolica isolata con l’età è dovuta soprattutto al progressivo irrigidimento dell’albero vascolare arterioso, tipico processo legato all’invecchiamento.
La pressione arteriosa (PA) sistolica costituisce un fattore maggiormente predittivo della diastolica nei confronti di successivi eventi morbosi cardiovascolari (cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca, ictus cerebrale, insufficienza renale, mortalità per tutte le precedenti cause).
La pressione arteriosa deve perciò essere misurata con particolare attenzione nell’anziano, e questo per diverse ragioni:
– possono verificarsi casi di “pseudoipertensione”, ossia di una lettura falsamente elevata dei valori pressori mediante sfigmomanometro;
– è più frequente (circa il 20% dei soggetti anziani) il fenomeno dell’ipotensione ortostatica (ossia da posizione “in piedi”); per tale motivo la pressione deve essere misurata in ogni soggetto anziano sia da seduto sia in piedi;
– gli ipertesi anziani tendono ad avere, in confronto con gli ipertesi più giovani, una pressione in ambulatorio notevolmente più elevata rispetto a quella misurata nelle 24 ore (“effetto camice bianco” del medico).
l’ipertensione arteriosa deve essere trattata: l’obiettivo pressorio consigliato nel paziente anziano è raggiungere valori inferiori a 140/90 mmHg, non diverso da quello indicato nei pazienti più giovani.
Il trattamento non farmacologico dell’ipertensione arteriosa
si basa sull’adozione di misure comportamentali, quali la dieta, l’esercizio fisico moderato, l’eventuale cessazione dell’abitudine al fumo e la riduzione del consumo di alcolici. Anche nei casi in cui sia di per sé insufficiente alla normalizzazione dei valori pressori, il cambiamento dello stile di vita permette spesso di ridurre il numero e il dosaggio dei farmaci anti-ipertensivi necessari a questo scopo.
La cautela nel ridurre l’ipertensione nell’anziano può richiedere un obiettivo temporaneo della pressione sistolica superiore a 160 mmHg, soprattutto nei soggetti con valori elevati.
La terapia farmacologica deve rispettare delle regole basilari:
– iniziare sempre con un solo farmaco a basso dosaggio;
– aumentare progressivamente la dose;
– non saltare mai la terapia (mantenendo, se possibile, lo stesso orario di somministrazione);
– aggiungere un secondo farmaco solo dopo aver constatato il successo parziale della mono-terapia.
Il tipo di trattamento deve essere deciso sulla base delle caratteristiche tipiche di ogni singolo soggetto. Soprattutto negli anziani, per l’elevata comorbilità (ossia la presenza contemporanea di più patologie) la scelta del farmaco anti-ipertensivo riveste un’importanza decisamente superiore rispetto al giovane.
Vi sono inoltre evidenze per le quali l’esercizio isotonico, eseguito 3-4 volte alla settimana per almeno 30-45 minuti ad un’intensità pari al 60-70% della frequenza cardiaca massimale, sia in grado di ridurre la pressione sistolica di 5-7 mmHg e la pressione diastolica di 3-5 mmHg, con un’efficacia simile a quella di un farmaco anti-ipertensivo in mono-terapia.
Nel periodo estivo, sorge spontanea la seguente domanda: dove trascorrere le vacanze se si è ipertesi?
Analizziamo alcuni aspetti.
La temperatura elevata, specie se accompagnata da livelli di umidità medio-alti, determina un abbassamento della pressione arteriosa sistolica e diastolica, che tende ad attenuarsi nel lungo periodo.
La pressione sistolica può abbassarsi, specie per aumenti improvvisi della temperatura e del tasso di umidità, anche di 25 mmHg. Quindi, è una controindicazione l’esposizione acuta o prolungata ad ambienti caldo-umidi, come il bagno turco e la sauna, perché non è trascurabile l’incremento relativo di frequenza cardiaca e la perdita di acqua ed elettroliti che si associa a queste situazioni.
Al contrario, la bassa temperatura determina un progressivo incremento della viscosità del sangue, un aumento del tono del sistema nervoso autonomo simpatico e una modica ritenzione idro-salina. Per queste ragioni il soggiorno in ambiente freddo può determinare un incremento della pressione sistolica anche di 20 mmHg.
Inoltre, nei soggetti ipertesi già dopo poche ore di soggiorno in altitudine si manifesta una tendenza a valori pressori più elevati, sistolici in particolare, specie sotto sforzo.
Quindi nei mesi estivi è condivisibile, per quei soggetti con ipertensione arteriosa specie se mal controllata, la controindicazione:
– al soggiorno al mare;
– al soggiorno a quote superiori ai 1500-1800 metri sul livello del mare.
Bisogna invece:
– privilegiare le zone collinari o quelle termali;
– evitare l’esposizione all’aperto nelle ore centrali della giornata.