Presbiacusia e comunicazione

Scritto da Federica Di Berardino il 30-01-2008

medium_BXP35849h.jpgLa comunicazione, dal latino “cum”=con, e “munire”=legare, costruire, è un processo di trasmissione di informazioni tra due o più individui che interagiscono per definire insieme una realtà condivisa; è, infatti, il risultato di un dialogo in cui l’ascoltatore diventa anche inconsciamente interlocutore. Questa bidirezionalità intrinseca è fondamentale per una buona comunicazione, ma può essere compromessa in soggetti anziani o debilitati.



Per una buona comunicazione, bisogna perciò porre attenzione non solo al contenuto delle informazioni, ma anche al modo in cui sono trasmesse (codice verbale scritto, orale, e non verbale),
al contesto ambientale e all’ascoltatore.
Alcuni studi hanno infatti evidenziato che, con l’età, la compromissione delle capacità motorie, cognitive, visive e uditive (presbiacusia) contribuisce alle difficoltà di comunicazione e può determinare effetti negativi sulla qualità della vita. In alcuni casi, la riduzione delle capacità comunicative può concorrere ad una minore abilità nell’attività quotidiane (disabilità),
ad una maggiore inattività, ad atteggiamenti posturali erronei e addirittura può provocare depressione ed irritabilità.


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Per quanto riguarda le difficoltà comunicative dovute al deficit uditivo, la presbiacusia provoca soprattutto una riduzione della percezione nel rumore e una comprensione ridotta in condizioni di eloquio veloce. Allo stesso modo, la capacità di comprensione della voce riprodotta (televisione, telefono) si riduce drasticamente perché il messaggio avviene solo attraverso un canale e la ridondanza delle informazioni è scarsa.



Per ovviare a questi effetti, è importante adottare strategie di amplificazione che migliorano il rapporto del segnale sul rumore, soprattutto se questo è costituito da voci e discorsi, ma anche porsi nella condizione di ascolto ottimale per migliorare la capacità di comprensione e di interazione (feedback). In caso di deficit uditivo, bisogna però tenere presente che un tono della voce alto non aiuta la comprensione, ma la peggiora e che è opportuno parlare lentamente, alla stessa altezza dell’interlocutore, con tono moderato, voce chiara e pause, in ambienti ben illuminati.

F. Di Berardino Specialista in Audiologia e Foniatria – U.O. Audiologia, Fondazione Policlinico di Milano, Università degli Studi di Milano.

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