Antonio Aprile e la “doppia faccia” degli anziani

Scritto da Stannah il 02-10-2013

Intervista a Antonio Aprile di Alessandra Cicalini

Antonio AprileChe la vita media si sia allungata non è più una novità per nessuno, ma non tutti sono consapevoli della conseguenza più radicale imposta dalla demografia: “Oggi non possiamo più ragionare in termini mono-generazionali, ma dobbiamo inserire ogni strategia sull’anziano nel contesto familiare”. Sono le parole di Antonio Aprile, direttore generale dell’Istituto nazionale di ricovero e cura a carattere scientifico che ha sede ad Ancona, oltre che promotore dell’Agenzia nazionale dell’invecchiamento, un osservatorio multi-disciplinare sulla terza età, che sta per passare dalla fase organizzativa a quella operativa.

Ci spiega meglio in che cosa consiste l’Agenzia?

Nell’ottobre 2007 è stata affidato all’Irccs-Inrca di coordinare una serie di organizzazioni pubbliche e private non profit con competenze diverse e complementari, in ogni caso interessate al fenomeno dell’invecchiamento. Per affrontarlo, c’è bisogno infatti del contributo della gerontologia e della geriatria, materie che fanno parte da sempre della mission del nostro Istituto, ma anche di coinvolgere necessariamente demografia e sociologia, genomica e robotica ed economia sanitaria. Molto presto partiremo con la fase operativa.

Come lavorerà l’Agenzia?

Il modello di riferimento è “l’international house” di origine anglosassone: da noi si trova il punto di raccordo virtuale, ma nella realtà si lavorerà in maniera reticolare, ma sempre con il nostro coordinamento, nei principali settori che riguardano da vicino la terza e quarta età.

Quali sono?

In ordine sparso, il primo settore è la relazione farmaci-anziani, partendo dalla considerazione che, pur essendo utilizzati in buona parte da questi ultimi, non vengono mai testati su di loro nei trial clinici di sperimentazione, bensì su soggetti adulti. Il secondo settore è la genomica, ossia quella branca della scienza che indaga le ragioni dell’invecchiamento studiando la nostra mappa genetica. Poi ci interessano molto la domotica e la robotica a servizio degli anziani, per aiutarli a ritrovare l’autonomia e come supporto tecnologico alla vita quotidiana. Un quarto campo di indagine è il miglioramento dei servizi socio-sanitari, ossia dei sistemi più efficienti per andare oltre la degenza ospedaliera. Infine, ci interessa approfondire il legame tra economia e terza età, ossia come l’allungamento della vita e la diminuzione contestuale del numero dei figli incida sull’organizzazione del lavoro e sugli altri aspetti della vita sociale. Ma tutti questi campi sono già di interesse dell’Inrca inteso come istituto di ricerca specifico.

Allora perché c’è stato bisogno dicreare l’Agenzia nazionale dell’invecchiamento?

Perché ciascuna delle materie coinvolte nelle indagini che le verranno affidate è così complessa da richiedere il contributo di ricercatori altamente specializzati: bisogna per forza creare dei team multi-disciplinari che potrebbero elaborare soluzioni congiunte da proporre alla politica, innanzitutto per l’Italia ma in prospettiva esportabili anche all’estero.

L’Agenzia potrebbe quindi avvalersi anche di ricercatori stranieri?

Certamente, come del resto fa già l’Inrca: per esempio, sulla domotica sono in fase di elaborazione progetti che coinvolgono anche Francia, Austria e Svezia.

E come verranno messi in pratica?

Parteciperanno a bandi europei e, se vincitori, si passerà alla loro realizzazione, come già è successo con il progetto “Zinc-Age”, che studiava il legame tra stress ossidativo e invecchiamento, di cui noi siamo stati uno dei partner.

Lo scorso 11 novembre avete presentato a Roma il Rapporto Nazionale 2009 sulle “Condizioni ed il Pensiero degli Anziani: una società diversa”, curato da voi e altri partner sotto la “triplice veste” di Agenzia, Irccs e Inrca: ci spiega il senso di questo studio?

Ci interessava porre il problema degli scenari generali, perché pensiamo che quando si parla di terza e quarta età bisogna andare oltre i numeri. Volevamo porre all’attenzione dell’opinione pubblica i due aspetti connessi all’invecchiamento: la fragilità e la longevità. Si tratta di due mondi totalmente diversi, che richiedono differenti strategie di intervento. Per farlo, bisogna conoscerli a fondo.

Mi fa un esempio di vostre azioni nell’uno e nell’altro mondo?

L’Inrca ospita un Centro diurno sull’Alzheimer, una delle patologie più diffuse tra gli anziani fragili, ma stiamo allestendo anche un centro residenziale con posti letto in una struttura protetta di Ancona per venire incontro alle famiglie dei malati, bisognose di sostegno oltre che di supporto assistenziale. In tutt’altra maniera si interviene sulla longevità attiva, ad esempio con il progetto “Invecchiare con cura”, che prevede una serie di incontri di promozione dei corretti stili di vita e a breve la nascita di una palestra del benessere per gli anziani della città.

Quando partirà ufficialmente l’Agenzia nazionale dell’invecchiamento?

… sempre che il nome resterà questo, è questione di pochi mesi: vi prometto che sarete tra i primi a saperlo!

Ci contiamo, grazie e in bocca al lupo…

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