Gli anziani assetati di cultura e socialità… nell’Università diretta da due grandi donne marchigiane!

Scritto da Stannah il 02-10-2013

Intervista di Alessandra Cicalini

Gli anziani hanno bisogno di mantenersi attivi usando la testa e il corpo: ne sono sempre più convinte Mara Cherubini e Agnese Catini, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Università del tempo ritrovato e dell’educazione permanente delle Valli del Tenna e dell’Ete (in sigla, Utete), fondata diciotto anni fa da un gruppo di pionieri nel piccolo comune diGrottazzolina, in provincia di Fermo. Sin dalle origini, la struttura si prefigge, con grande successo, di utilizzare la cultura come strumento di aggregazione sociale per tutti coloro che risiedono nei comuni che popolano le due valli della bella provincia marchigiana, in particolare a beneficio di chi, con il raggiungimento dell’età pensionabile, perde il proprio ruolo attivo. Con l’andare degli anni, l’Utete ha ampliato il pacchetto di attività rivolte agli iscritti, introducendo, via via, anche corsi di informatica, di lingue, di potenziamento della memoria, di canto e molto altro ancora, fino ad arrivare quest’anno anche alle lezioni di nuoto. Perché, come raccontano le due attivissime organizzatrici nell’intervista che segue, se è vero che gli anziani hanno sete di conoscenza, è vero che ne hanno altrettanta di divertimento. Buona lettura.

 

Innanzitutto: come avete avuto l’idea di unirvi in associazione?

Mara Cherubini (d’ora in avanti MC): stavamo andando quasi tutti in pensione e temevamo l’inattività. Così siamo partiti nel 1995 associandoci all’Università della terza età di Fermo, che oggi non esiste più; poi, dopo tre anni, ci siamo staccati perché avevamo esigenze diverse.

Mi pare che oggi siate quasi tutte donne: come mai?

Agnese Catini (d’ora in avanti AC): eh, già, siamo un’associazione femminilizzata… tra i fondatori, in verità, c’erano figure maschili anche molto importanti (ad esempio Luigi Alici, filosofo, ex presidente delle Acli, ndr), ma sa, gli uomini sono pigri, non tanto non interessati. E quando c’è da scegliere tra un’attività culturale e una partita, le donne vanno verso la prima e gli uomini verso la seconda…

Effettivamente… Quanti sono gli iscritti (anzi: le iscritte!) in media?

MC Ai corsi detti “curriculari” abbiamo una media di 50-55 persone, ma a quelli detti annuali arriviamo anche a circa duecento.

In quale fascia oraria si svolgono?

MC Tutti dalle 16 alle 18, tolte, naturalmente, le conferenze o altri eventi particolari. Quel che più conta, però, è che sono organizzati a moduli di un’ora ciascuno, a volte anche con insegnanti diversi, pur se sulla stessa materia, in maniera tale che chi vuole può seguire la prima o la seconda ora.

Come mai questa scelta?

MC Per tenere l’interesse sempre sveglio. Spezzare l’orario favorisce infatti la ripresa dell’attenzione. Inoltre, trattandosi di unpubblico prevalentemente femminile, si possono creare indisponibilità di tempo per motivi familiari, così si crea l’opportunità di scegliere l’ora in cui interesse e disponibilità possano meglio coniugarsi. Oltretutto il secondo momento, in genere, è dedicato ai commenti e agli interventi.

AC La seconda ora è più interattiva, insomma.

Chi sono i fruitori?

AC Abbiamo una audience molto eterogenea: si va dai presidi alle persone con ridotta scolarità. Il bello è però che tutti se ne sentono appagati e l’armonia che si crea è tangibile.

Come scegliete i temi delle vostre lezioni?

MC Ogni anno ruotiamo intorno a un fil rouge, un filo conduttore: quest’anno parliamo di diversità, declinandola in tutti i modi possibili, però senza alcuna forzatura. Termineranno ad esempio a fine dicembre le lezioni di filosofia sulla tematica l’altro, l’uguale, il diverso in un mondo globalizzato per passare, il prossimo gennaio, alla letteratura italiana, nell’ambito della quale esamineremo due autori di profonda caratura culturale quali Pierpaolo Pasolini e Alda Merini. Più avanti, inoltre, parleremo delle voci bianche e delle “rocchettare”e poi di una società senza biodiversità. Anche in cucina, infine, ricercheremo il valore della diversità attraverso lezioni ad hoc.

Come avete scelto il nome della vostra associazione?

MC Facciamo parte dell’Unieda, acronimo di Università italiana educazione degli adulti,un’associazione nazionale che racchiude molte altre realtà oltre alla nostra, aderente a una analoga europea, avente come principale obiettivo il… come si dice, Agnese?

AC Il life long learning.

MC Esattamente. Partendo dal principio che dovevamo svolgere un’attività con ricaduta sul territorio, all’inizio, seguendo le direttive regionali, ci siamo chiamati “Università della terza età delle valli del Tenna e dell’Ete”. Più avanti abbiamo voluto puntare sul concetto di tempo ritrovato, perché è proprio questo il nostro principale intento: aiutare gli iscritti a riappropriarsi del loro tempo e a viverlo pienamente. Oggi, perciò, la dizione esatta è “Università del tempo ritrovato e dell’educazione permanente”. Siamo cioè sempre un’associazione culturale a carattere territoriale, però non perdiamo di vista l’importanza di una formazione continua, indispensabile in tempi di continui e veloci cambiamenti in ogni ambito della vita, dal tecnologico al sociale.

Oltre ai corsi curriculari, ne avete molti altri: me ne descrivete qualcuno?

AC Tra gli altri, abbiamo i corsi di lingua inglese, spagnola e russa, oltre ai corsi di computer e poi abbiamo i laboratori, come quello di ceramica, pittura tradizionale e pittura su tessuto. Importantissimo, a livello sociale, è poi il corso chiamato “La palestra della mente”, che abbiamo introdotto in zona per primi quattro anni fa.

In cosa consiste?

AC Si tratta di un progetto che abbiamo sviluppato con l’Inrca di Fermo, a partire dalla nostra collaborazione con due psicologhe: Alessandra Merizzi e Cinzia Giuli. La prima proveniva dall’Università di Padova, dove si era formata e aveva cominciato a utilizzare queste tecniche specifiche per il potenziamento della memoria. La seconda è una dottoressa che lavorava già sul campo all’interno dell’Inrca di Fermo.

Quanto sono utili tecniche del genere per un anziano?

AC Moltissimo. Le cito la risposta che mi ha dato un signore che ha frequentato il corso: “Non credo che la mia memoria sia aumentata, ma ho acquisito sicurezza, perché adesso so come posso procurarmi un bastone per aiutarmi”.

In che cosa consistono, invece, i corsi da voi chiamati di “ben-essere”?

MC Devo fare una premessa. Quando abbiamo convocato l’assemblea generale, alla fine dello scorso anno accademico, come facciamo sempre perché ognuno possa esprimere un parere su ciò che era stato fatto e per proporre idee nuove per il 2012-2013, è emersa, tra le altre, l’opinione di alleggerire il programma e proporre dei momenti prevalentemente socializzanti e distensivi. Di questi tempi, sa, si ha sempre più bisogno di fuggire a ciò che ci circonda e che ci distrugge psicologicamente e di ridere… almeno qualche volta! Ed è così che abbiamo deciso di introdurre corsi chiamati di“ben-essere”, declinati in varie forme: attraverso la ludicità e la musica, il canto corale, il “muoversi insieme” e infine attraverso il nuoto.

Che cosa li caratterizza, quindi?

MC La loro stessa struttura: i partecipanti vengono spinti a divenire fruitori consapevoli di certe esperienze che, in molti casi, non sono state mai fatte per motivi sociali, economici, familiari, di lavoro e forse anche religiosi. Negli ultimi cinquant’anni, infatti, la società è profondamente cambiata, divenendo “liquida”, secondo la definizione che ne ha dato Zygmunt Bauman, un autore sul quale ci siamo soffermati a lungo lo scorso anno. Per potersi sentire ancora partecipi della contemporaneità, quindi, bisogna viverla attivamente, muoversi proprio all’interno di essa e non sentirsi isolati. Ma non è facile, creda.

Si riferisce anche ai problemi dei molti iscritti che abitano nei paesi più distanti da voi? Le Marche, si sa, sono piene di colline, solcate da strade impervie: avete per caso organizzato un servizio di trasporto collettivo?

MC Purtroppo no ed è questo il vero grosso problema che denunciamo già da qualche anno: man mano, molti dei nostri iscritti non potranno più frequentare perché non potranno più guidare e non c’è alcun servizio pubblico e la questione è effettivamente molto grave per i comuni più interni. L’unica soluzione sarebbe trovare uno sponsor privato che ci aiuti per finanziare il trasporto… in cambio potrebbe farsi molti clienti in futuro!

AC Aggiungerei anche un altro aspetto: chi parla di anziani e prende decisioni su questa fascia d’età, spesso è giovane e, pur mettendoci molta buona volontà, non riesce a calarsi davvero nei loro problemi. Il più grave di essi è sicuramente l’isolamento. Dalle nostre parti, infatti, abbiamo costruito negli anni Settanta bellissime case, grandi, a più piani e piene di scale, molto spesso isolate. Con l’andare degli anni, però, sono aumentate le difficoltà che limitano i movimenti e la guida. L’isolamento diventa perciò il problema primario e, da qui, la solitudine e tutto ciò che ad essa si lega: depressione, perdita degli interessi e degli stimoli. E così sta succedendo che molte delle nostre iscritte, che possiamo definire storiche, non possono più partecipare. Con loro e anche nostro grande disappunto.

Comprendo perfettamente il vostro sentimento. Eppure mi sembra che riusciate comunque a contrastare le difficoltà, coinvolgendo anche bambini e ragazzi: che tipo di attività organizzate con loro?

MC Ogni anno organizziamo laboratori e incontri ad hoc. Quest’anno abbiamo previsto un progetto lettura per la scuola media e un progetto disegno per le elementari. Le superiori, invece, sono escluse, sempre per i soliti problemi di trasporto, dal momento che a Grottazzolina non esistono scuole secondarie di secondo grado.

I corsi finiscono a metà maggio: d’estate che cosa fanno i vostri iscritti?

MC Da quest’anno la responsabile di Monte Giberto, un comune a pochi chilometri da Grottazzolina, si è inventata un’iniziativa singolare e interessantissima che è stata chiamata “Di corte in corte”. Si tratta di incontri all’aperto su temi legati al programma generale dell’Utete e tenuti da diversi professori. In particolare, le conversazioni si svolgono nelle vecchie e restaurate “aie” delle case contadine, ora divenute agriturismi. In questo modo, coniughiamo cultura e territorio: un binomio affascinante per i molti turisti che in estate scelgono di trascorrere un po’ di tempo sulle colline marchigiane.

Davvero interessante. Posso chiedervi qual era il vostro lavoro, prima?

Insegnante di francese (MC) e di inglese (AC).

Avete figli e nipoti, immagino: vi danno una mano nelle vostre iniziative?

(ridono) Siamo aiutate da tutte le componenti del consiglio direttivo che sono anche le responsabili per le attività nei paesi che rappresentano.

 

Anche se Mara e Agnese non lo dicono, sembra proprio che le nuove generazioni siano un po’ in soggezione davanti a così tanta, invidiabile, energia vitale. Sia come sia, sul desktop del loro computer spicca la fotografia di un festone fatto di erbe, frutta e fiori di campo, usato per addobbare, per uno dei loro convegni, il palcoscenico del teatro Novelli, uno dei numerosi piccoli gioielli nascosti nei comuni marchigiani. Perché la cultura vera è fatta non solo di testa, ma anche di mani. Da Muoversi Insieme un grazie di cuore alle due colonne dell’Utete per la grande lezione teorico-pratica di vita.

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