La doppia vita di Altan, da papà della Pimpa a nonno di Olivia

Scritto da Stannah il 02-10-2013

Intervista di Alessandra Cicalini

Un proverbio brasiliano dice che il santo di casa non fa miracoli: lo cita Francesco Tullio Altan, in arte Altan punto e basta, parlando di sua figlia quand’era piccola. Per lei, il geniale disegnatore nato a Treviso nel 1942 e da anni in industrioso ritiro ad Aquileia, ha disegnato la Pimpa, così, per farla divertire. Gli adulti lo conoscevano per tutt’altra produzione e se ai tempi la sua carriera di vignettista satirico era appena agli albori, dai suoi romanzi a fumettiricordati in un libro omaggio edito due anni fa dagli organizzatori del Festival internazionale del fumettoBilbolbul, di nuovo a Bologna da domani al 6 prossimo marzo, si poteva già desumerne il suo disincanto sul mondo. Com’è possibile che sua figlia non notasse questo strano sdoppiamento?
“Lavorando in casa”, ha risposto Altan, “vedeva tutto quello che facevo”. Starà succedendo lo stesso alla nipotina di quattro anni e mezzo? La domanda è legittima, dal momento che per lei lo schivo (anzi, “definitivo e chirurgico” secondo la Stampa di qualche giorno fa) artista ha creato un nuovo personaggio della Pimpa: la paperina Olivia, che porta il suo nome. Del resto, il fascino esercitato dalla cagnolina a pois e le sue avventure sarebbe destinato a svanire a breve, se è vera (ma c’è da dubitarne) la teoria sostenuta – e ribadita nell’intervista che segue – dal suo stesso creatore di non aver presa sugli adolescenti.

Qual è il rapporto tra la Pimpa e la paperina Olivia?
Le fa un po’ da intermediaria con la casa e con Armando: le spiega come funzionano le cose.

È stato diverso creare per sua figlia e per sua nipote?
Mia nipote è stata molto contenta e poi, venendo spesso a casa, ho ripreso a fare con lei quello che facevo con mia figlia. Certo, non con gli stessi ritmi…

Si stanca prima? 
Beh, sì…

Però alcuni nonni dicono che si sentono più rilassati nel gioco con i nipoti di quanto non capitasse da genitori: vale anche per lei?
Sì, però è vero anche il contrario: si sentono anche più responsabilità nei loro confronti.

Diceva che sua figlia l’ha vista al lavoro da sempre: quindi, crescendo, non si è sentita tradita accorgendosi della sua parte più disincantata?
Infatti. Oggi è lei che si occupa del sito della Pimpa, pur facendo anche altro.

I suoi vecchietti nelle vignette, al contrario, sembrano molto annoiati e delusi: come immagina l’età della sua pensione?
Tanto per cominciare: non andrò mai in pensione visto, che non ho accumulato abbastanza contributi. In ogni modo, continuo a lavorare tranquillamente e non ho la prospettiva di smettere salvo incidenti. E comunque non credo che i miei vecchietti siano disillusi, piuttosto alle volte sono un po’ stanchi.

Della vita?
No, di quello che hanno vissuto durante la vita, di cui sentono la tristezza.

Si sente così anche lei o riesce a mantenere un po’ di illusione sulla realtà?
Devo mantenerne un po’ per forza: mi aiuta andare in bicicletta, che libera molto la testa.

Quindi la diverte sempre andare in bicicletta, nonostante i pericoli della strada?
Mi piace molto, anche se quest’anno mi sono dovuto fermare per un problema al tendine ed è molto faticoso riprendere. Sì, i pericoli aumentano, ma nella zona in cui vivo sono abbastanza fortunato: le strade sono ancora relativamente sgombre.

Ha mai fatto gare?
No, non mi sono mai piaciute le competizioni e i gruppi di ciclisti: ho cominciato dopo i 35-40 anni perché avevo capito che bisognava muoversi.

Che rapporto ha con le tecnologie? Anche in questo caso i suoi personaggi non sembrano amarle troppo…
Per disegnare uso sempre la carta, ma il computer mi serve per scannerizzare e spedire e per informarmi. Poi, certo, non uso facebook: chi è di un’altra generazione è portato naturalmente a servirsi di questi mezzi, ma, per quanto mi riguarda, posso lasciarli perdere.

Mi spiega perché ha detto di non aver presa sugli adolescenti? E come farà con Olivia quando sarà cresciuta? Quali strategie studierà per incuriosirla ancora?
Sembra proprio che dopo i 5-6 anni le storie della Pimpa siano troppo semplici: spesso ci troviamo messaggi di ragazzini che le scrivono “ciao, ti devo lasciare”. Mia nipote Olivia, per esempio, già guarda storie complicatissime con principesse, il gobbo di Notre Dame, ma io non ho mai avuto strategie… se ci arriverò, vedrò di pensare a qualcosa.

Alcune delle sue storie animate hanno la regia di Enzo D’Alò: collabora ancora con lui o con altri?
Con Enzo D’Alò ho realizzato la seconda serie dei film della Pimpa da cinque minuti. Dopo, ho preso a lavorarci direttamente io: la regia di un cartone animato è complessa e adesso disegno anche lo story board scena per scena. Oltre alla terza serie di mini-film, ce ne sono anche quattro da 26 minuti ciascuno. Nel cinema d’animazione, in generale, ci sono autori che fanno bellissime cose.

Sente di avere qualche erede?
Direi di no: ognuno è quel che è, anche se naturalmente ogni tanto si incontra qualcuno che la pensa come te.

E tra i suoi maestri?
Jules Feiffer: i suoi personaggi disegnati e il rapporto con il testo e con il lettore mi piaceva molto. Ho capito che volevo partire da lì.

Tra gli aneddoti che la riguardano è leggendario il suo arrivo a Linus, raccontato da Oreste Del Buono, quando tutti l’hanno preso per un brasiliano, visto che se n’è rimasto zitto tutto il tempo: lo parla ancora così bene?
In effetti ho ancora un leggero accento: mia moglie è brasiliana e mia figlia è nata lì, dove abitano decine di cugini.

Ci tornate ogni tanto?
Stiamo andandoci proprio in questi giorni.

Prima di partire, ci dedica una vignetta sull’Unità d’Italia?
Prenda quella uscita sul calendario 2011.

Presa: eccola qui a sinistra… Se non altro, i decreti attuativisono arrivati… Grazie da Muoversi Insieme, e buon viaggio verso la sua seconda patria.

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