Paola Guerci, “pasionaria” degli Over 65
Scritto da Stannah il 02-10-2013
Intervista di Alessandra Cicalini
Paola Guerci ha energia da vendere persino nella voce. Presidentessa del Movimento delle donne di Roma e profonda conoscitrice della realtà dei Centri anziani della capitale, ha preso parte al convegno sulla Terza età del 22 ottobre scorso, cui abbiamo dedicato ampio spazio nell’area Magazine, regalando alla sala una ventata di ottimismo.
“Gli anziani hanno bisogno di essere occupati, innanzitutto per la loro salute”, esordisce.
In che senso?
Mi rifaccio alla ricerca che Giuseppe Roma del Censis ha presentato al convegno sulla Terza età dell’anno scorso, in cui era stato dimostrato che gli over 65 impegnati in qualche attività si ammalavano meno o, se ammalati, guarivano di più.
In che modo li si può aiutare a mantenersi attivi?
In molti modi. A Roma, per esempio, già da qualche anno è attivo il progetto “Un amico per la città”, in cui gli anziani del quartiere, riconoscibili da un pettorale fosforescente, aiutano i bambini che escono dalle scuole ad attraversare la strada senza rischiare di essere travolti dalle auto. E poi c’è un altro progetto chiamato “Sentinelle dei parchi”.
In che cosa consiste?
Si tratta di dare una mano a tener puliti i principali parchi di Roma come Villa Ada e Villa Borghese. Anche in questo caso l’obiettivo è distogliere gli anziani dal pensiero delle malattie: pensare tutto il giorno al proprio corpo può provocare disturbi veri, quindi meglio stare all’aria aperta a rimuovere le cicche di sigaretta…
Passiamo ai Centri anziani: come sono organizzati a Roma?
Ce ne sono 140 e vengono frequentati da 90 mila persone. Di solito chi arriva è solo, spesso vedovo o vedova, e il motivo che lo spinge verso il Centro anziani è stringere nuove relazioni.
Nascono anche nuovi amori?
Sì, capita spesso e alcune di queste relazioni si trasformano anche in nuove convivenze: anzi, sarebbe proprio interessante se qualche giornalista venisse da noi a indagare proprio questo aspetto.
Che cos’è invece che non funziona nei Centri anziani, a suo avviso?
La cronica carenza di fondi che del resto non riguarda solo loro. Però con un budget annuale medio di 20-30 mila euro all’anno messo a disposizione da Comune, Provincia e Regione, non è che si possano fare molte attività. Basti pensare che nel Centro anziani di Villa Leopardi dove gli iscritti sono 1.200 per organizzare una gita di euro ne servono 10 mila…
Come ovviare a questo problema?
L’autogestione è fondamentale e poi molto conta l’attivismo del presidente: abbiamo constatato che dove ci sono le donne si organizzano più cose.
Quindi la donna “ha una marcia in più” anche da anziana?
Diciamo che se sta bene, porta anche in età più avanzata tutta l’energia che aveva da giovane. Basti guardare come si comportano quando entrano in un Centro: difficilmente si mettono a giocare a carte come fanno gli uomini. Di solito invece si occupano della pulizia, vogliono ballare e organizzare altre attività.
Se dovesse fare un bilancio delle sue attività a contatto con gli anziani, che cosa pensa di aver imparato da loro?
Innanzitutto a guardarli con occhi diversi: anch’io come molti pensavo che gli anziani vivessero ripiegati su loro stessi e sulla propria famiglia, invece mi sono accorta che guardano al futuro e sono capaci di aprirsi agli altri.
Da quanto tempo ha a che fare con gli anziani?
Da venticinque anni… ho cominciato a fare volontariato con loro in parrocchia a 16 anni: anzi, devo dire che è stato proprio grazie a loro che ho sviluppato la mia passione politica…
Dunque giudica importante il dialogo intergenerazionale: nei Centri anziani entrano i giovani?
Non molto di frequente, però esiste un progetto accolto l’anno scorso dall’Istituto di ortofonologia del quartiere Labaro di promozione dello scambio tra ragazzi e anziani.
In che cosa consisteva?
Gli anziani del quartiere insegnavano ai ragazzi i segreti dei vecchi mestieri e i ragazzi li erudivano sui telefonini e le altre tecnologie. Sì, lo scambio è molto importante.