Tommaso Napolione e la “PrivatAssistenza”… che funziona!

Scritto da Alessandra Cicalini il 12-03-2013

Intervista di Alessandra Cicalini

Quando lavora, Tommaso Napolione ha bisogno di divertirsi. Per questa ragione non ha esitato, sei anni fa, a lasciare il settore dell’informatica per cambiare totalmente strada. In poco tempo, è così diventato imprenditore di PrivatAssistenza, la prima rete italiana specializzata nell’assistenza domiciliare, un marchio creato dalla società Italiassistenza di Reggio Emiliaormai vent’anni fa.  Favorito anche dalla sua naturale predisposizione a entrare in sintonia con gli altri, Napolione ha contribuito a far crescere il network delle attuali circa 140 società e cooperative sempre più presente nella vita delle famiglie colpite dalla malattia invalidante di un proprio anziano o dalla disabilità di un figlio o di un coniuge. E chissà che nel suo successo non c’entrino anche le origini abruzzesi, terra di lavoro e di testardaggine millenaria. L’imprenditore è infatti nato nel 1960 a Ortona (in provincia di Chieti), anche se risiede e opera nel Varesotto, in Lombardia, zona nella quale gestisce oggi ben quattro strutture a Saronno, Tradate, Castellanza e Busto Arsizio. Nell’ultima città ha creato anche un Centro polifunzionale, che offre agli utenti terapie fisioterapiche mirate, che potranno poi essere continuate a domicilio. L’attivismo di Napolione non finisce qua, ma si estende pure all’amministrazione di tre diverse case di riposo ed è probabilmente destinato a espandersi ancora.  A svelarlo a Muoversi Insieme, è il medesimo imprenditore nell’intervista che segue. Buona lettura.

 

Come ha conosciuto Privata Assistenza?

Durante una fiera del franchising : vedendo il loro stand, di colpo, ho deciso che volevo cambiare lavoro e l’ho fatto, dopo una riflessione durata quasi due anni. Sa, passare da dipendente a imprenditore non è una trasformazione delle più facili…

 

Lo immagino… Che tipo di formazione le hanno fornito?

Inizialmente ho dovuto frequentare un corso di una settimana a Reggio Emilia, durante il quale ci hanno spiegato tutto su come aprire un centro, dalle pratiche burocratiche da seguire alle leggi da conoscere. Il quarto giorno, poi, ci hanno fatto ascoltare la testimonianza di un imprenditore che aveva già avviato un centro. Consideri che oggi questo ruolo tocca spesso a me.

 

Tolto l’orientamento iniziale, quanto conta l’aggiornamento professionale nel vostro settore?

E’ molto importante: periodicamente siamo invitati a partecipare a tavole rotonde su tutti i cambiamenti legislativi da conoscere, per esempio sui contratti di lavoro o su altri mutamenti che potrebbero incidere sulle nostre attività. A volte, durante questi incontri, ci vengono anche segnalate le nuove iniziative della casa madre. Di recente, ad esempio, ci hanno presentato il progetto La Farmacia dei Servizi.

 

Di che cosa si tratta?

Si basa su accordi tra la nostra Casa Madre e le sedi provinciali di Federfarma per aiutare le famiglie a trovare il più velocemente possibile qualcuno che possa, in modo professionale e strutturato, ad esempio fare un’iniezione, giusto per citare il servizio più richiesto in farmacia. Ma questo è solo l’inizio, in quanto si potranno richiedere dai servizi sanitari più semplici fino ad arrivare ad assistenze complesse per pazienti cronici. E’ compresa in sostanza tutta la gamma di servizi socio assistenziali e sanitari. Alla base, il progetto risponde a un concetto semplice, ma in realtà è molto innovativo perché prevede una stretta collaborazione sinergica fra Federfarma, singoli farmacisti, Italiassistenza e i centri PrivatAssistenza. In una parola, stiamo cercando di cambiare il concetto di assistenza domiciliare in Italia. 

 

I vostri utenti sono in prevalenza anziani, di solito resistenti ad accogliere estranei in casa: come li convincete a fidarvi di voi?

Già nella formazione, PrivatAssistenza si sofferma sull’importanza dell’empatia tra noi e i nostri assistiti. Poi, certo, l’indole personale aiuta. In ogni caso, noi effettuiamo innanzitutto una visita gratuita e senza impegno al domicilio dell’interessato per capire il tipo di problema e per conoscere meglio, non tanto il malato, quanto la sua famiglia.

 

Per quale motivo?

Perché è innanzitutto il caregiver, il familiare di riferimento, che deve fidarsi di noi. E in ogni caso noi non proponiamo mai come prima soluzione la badante, sicuramente più invasiva per la vita del malato e della sua famiglia, bensì l’ausiliaria, ossia una figura dotata di un diploma riconosciuto, spesso impiegata anche negli ospedali e nelle case di riposo, che entri nella casa dell’anziano in determinati orari, ad esempio per aiutarlo nell’igiene personale, a muoversi e deambulare, oppure per l’assistenza al pasto e così via.

 

Cercate insomma di non stravolgere troppo la quotidianità dell’anziano: come selezionate le vostre collaboratrici?

Se possibile, cerchiamo di rivolgerci a personale italiano o comunque ben padrone della lingua nazionale. Oltre alle cure di tipo assistenziale, infatti, l’anziano ha anche molto bisogno di parlare e persino di “spettegolare”, una modalità che riesce di certo più facile con una persona della sua stessa zona.  Ci proponiamo, in altri termini, come organizzatori a 360 gradi. Non sempre ci riusciamo, certo, ma pensi che alcune famiglie nostre clienti, quando vanno in ferie, ci lasciano le chiavi di casa e i soldi per fare la spesa. 

 

Lavorate sia con il pubblico che con il privato: quanta quota arriva dal primo e quanta dal secondo?

Oggi lavoriamo maggiormente con il privato, e collaboriamo con l’ASL di Varese in quanto siamo accreditati per i servizi di assistenza domiciliare (ADI). L’accreditamento prevede che sia il cittadino a scegliere da chi farsi assistere e forti del nostro radicamento sono molti i cittadini che preferiscono noi.  Di conseguenza, inviamo a domicilio per conto dell’ASL  infermieri professionali, fisioterapisti e medici specialisti. In più, nel Poliambulatorio di Busto Arsizio, completiamo le nostre prestazioni rivolte al cittadino, fornendo anche visite mediche specialistiche da parte di ortopedici, fisiatri, geriatri e fisioterapeuti, tutte a prezzi modici.

 

Quanto costano invece i servizi a domicilio tradizionali?

Dipende. Per quanto riguarda i servizi pubblici, se erogati attraverso le Asl, sono totalmente a carico del servizi pubblico, se erogati dai Comuni, variano a seconda del reddito Isee dell’assistito. Se invece i servizi sono richiesti dai privati, cerchiamo di mantenere prezzi di mercato che vadano incontro alle esigenze delle famiglie, oggi sempre più attente al fattore prezzo. Dall’altro lato, cerchiamo di tenere conto anche delle esigenze dei nostri operatori che devono essere remunerati nel modo adeguato, data l’importanza e la delicatezza del loro lavoro quotidiano. E’ comunque bene ricordare che tutti i servizi sono regolarmente fatturati e quindi detraibili o deducibili secondo le normative vigenti. Questo per molti cittadini può essere un vantaggio importante.

 

I vostri utenti sono in maggioranza anziani: quali tipologie di disabili si rivolgono a voi?

Vari, non necessariamente giovani, come normalmente si pensa quando si parla di disabilità. In ogni caso, cerchiamo di fare la nostra parte anche in questo ambito: da qualche tempo, per esempio, abbiamo assunto a tempo indeterminato Andrea, un ragazzo con sindrome di Down.

 

Come mai questa scelta?

Per indole sono sempre proiettato verso gli altri: per esempio, ho assunto diverse persone disoccupate. Allo stesso modo, nel caso dei Down, l’inserimento professionale previsto dai Servizi sociali non sempre porta a un contratto di lavoro. Noi l’abbiamo offerto ad Andrea e oggi grazie al suo impegno quotidiano è un diventato un esempio per tutti. 

 

Quale mansione svolge?

Fa l’aiuto cuoco nella casa di riposo di Nebbiuno, nel Novarese, e ogni tanto combina qualche pasticcio! (ride) Scherzi a parte, in suo onore abbiamo organizzato una festa la scorsa domenica (10 marzo), dal titolo Lavoro anch’io, sì tu sì

 

Un modo originale per parlare di disabilità con una nota lieve. Alcuni dei vostri centri fanno qualcosa di simile offrendo servizi come la manicure o il pedicure: come mai?

Dipende dalla mentalità del singolo imprenditore e dalla rete di incontri che ha sviluppato. In  ogni caso, infatti, non possiamo di certo mandare a casa di un anziano un semplice “tagliatore di unghie”, ma occorre sempre personale specializzato, un podologo per esempio.  I nostri servizi tendono a non essere generalisti, bensì molto qualificati date le esigenze dei nostri pazienti.

 

Da qualche tempo la vostra casa madre ha stretto una partnership con la Stannah: vista dalla sua prospettiva, che utilità ha una relazione del genere?

E’ in linea con la crescente necessità di creare reti sempre più estese attorno all’anziano non autosufficiente e alla sua famiglia. A volte, per esempio, possiamo risolvere il problema di una coppia di ottantenni che non riesce più a uscire di casa, semplicemente suggerendo di installare un montascale.  L’intento è insomma di fornire il servizio più completo possibile.

 

A una logica del genere risponde anche il servizio di segretariato sociale: in che cosa consiste?

E’ un servizio utile che serve a indicare cosa fare o dove recarsi in caso si abbia qualche problema burocratico da risolvere con il Comune, la Asl, etc. Anche in questo caso, la rete consolidata di conoscenze ci è di grande aiuto. 

 

Vista la sua natura così orientata all’azione, potrebbe dirmi quali sono i suoi prossimi progetti?

Innanzitutto far conoscere meglio il nostro Poliambulatorio, visto che è nato solo lo scorso novembre; in secondo luogo, vorrei radicarmi un po’ meglio nell’area di Nebbiuno – Novara , magari, chissà, aprendovi anche un altro centro di PrivatAssistenza che è sempre il punto di partenza, dal quale poi diversificare orientandosi anche al sanitario o al servizio pubblico. Quando si apre un centro PrivatAssistenza, grazie anche alle capacità dell’imprenditore, queste sì necessarie, si diventa in fretta un punto di riferimento per la comunità.

 

La sua famiglia riesce a stare al passo con la sua frenesia?

Direi di sì: la decisione di cambiare strada sei anni fa l’ho presa con mia moglie, con la quale quest’anno festeggio trent’anni di matrimonio…

 

Auguri! Ha pensato di raccogliere le sue esperienze in un libro, magari a beneficio di altri che volessero seguire il suo esempio?

No, non ci avevo pensato, ma… perché no?

 

Felicissimi di aver dato una nuova idea all’effervescente imprenditore lombardo-abruzzese, noi diMuoversi Insieme lo ringraziamo per il suo impegno, augurandogli di esplorare sempre nuove frontiere a beneficio della collettività.