Duccio Demetrio e l'arte del raccontarsi... in rosa

Scritto da Alessandra Cicalini il 30-11-2010

Che al professor Duccio Demetrio piaccia camminare, devono essersene accorti anche i suoi studenti durante le lezioni di Filosofia dell’educazione all’Università di Milano-Bicocca. Per tenere viva l’attenzione (e per restare desto anche lui, aggiunge scherzoso),
l’accademico direttore scientifico della Libera università dell’autobiografia di Anghiari, in provincia di Arezzo, passeggia su e giù con il microfono. “Mi sembro un po’ Gad Lerner e ogni tanto mi chiedo se non sia il caso di smettere”, aggiunge, “ma poi i risultati si vedono”.
Il più importante è che il grosso delle 400 matricole che affollano l’aula prende a farsi delle domande su di sé e sul senso delle cose, come testimoniano quello che scrivono nei primi dieci minuti di “scrittura del diario”, sulla base delle parole che Demetrio propone all’inizio di ogni lezione per stimolarli alla riflessione filosofica. Il professore non nasconde, certo, di essere facilitato dal fatto di parlare a una platea quasi esclusivamente femminile, la stessa che probabilmente sta comprando in questi giorni il suo ultimo libro intitolato “L’interiorità maschile” (edito da Raffaello Cortina),
per capire in che cosa la loro sensibilità differisca da quella degli uomini che le circondano. Per fortuna, osserva il professore, i ragazzi di oggi sembrano molto più capaci di guardarsi dentro di quanto non sappiano fare i maschi adulti (“quelli di 45-50 anni”, precisa),
però bisognerebbe allargare il campione, ammette, dal momento che “il machismo” sembra essere tornato di moda e visto che ancora adesso sono quasi sempre solo donne le “depositarie delle memorie di famiglia”. Lo testimoniano le molte autobiografie al femminile scritte grazie ai corsi della Lua. Come si spiega la maggiore predisposizione delle donne al diario e al racconto di sé? Leggete la risposta del professor Demetrio nell’intervista che segue. Buona lettura.

Vai all’intervista

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