Vino novello e castagne (con moderazione) e la malinconia se ne va!
Scritto da Stannah il 03-11-2008
Lentamente, forse più di un tempo, l’autunno sta modificando il paesaggio, tingendo di giallo e rosso le chiome degli alberi.
Effetto serra a parte, chi abita in montagna se n’è accorto da prima: sopra una certa quota fa comunque più freddo, il che determina la caduta un po’ più anticipata che in pianura delle foglie, nonché la maturazione dei frutti simbolo della stagione: le castagne.
Sarà dunque per questo che già da ottobre in molti borghi pedemontani si sono moltiplicate le castagnate in piazza o appena fuori dal centro, in un’ideale prosecuzione delle sagre d’estate.
Il fatto è che non ci si vuole riabituare subito a stare al chiuso: l’inverno poi sarà lungo e le occasioni d’incontro sempre più confinate tra le pareti domestiche.
Eppure, anche a casa si possono organizzare incontri divertenti e scacciare così la malinconia di stagione: un motivo per riunirsi, per esempio, può essere il “deblocage” del vino novello, fissato in tutta Italia alla mezzanotte tra il 4 e il 5 novembre, con conseguente commercializzazione fissata per il sei.
Si tratta di una produzione di breve respiro, da consumare al massimo entro marzo dell’anno successivo, ottenuta con almeno il 30% delle uve messe a macerazione carbonica, una caratteristica che regala al vino un sapore dolce e fruttato.
Gli intenditori, in realtà, non lo amano molto, ma a noi interessa relativamente: innanzitutto, ci converrà berne poco perché altrimenti ci fa male alla salute; in secondo luogo, lo si potrebbe abbinare alle gustosissime castagne, che adesso si trovano in grande quantità (e a prezzi ragionevoli) anche nei supermercati cittadini.
Il bello delle castagne è che si possono mangiare in mille forme: non so se li conoscete già, io li ho scovati da poco: sto parlando degli spiedini di castagne lessate (m’è parso) e ricoperte completamente di cioccolato fondente…
Anche in questo caso, come per il vino, bisogna mangiarne con moderazione, perché l’importante è stare insieme.
Che poi già solo sentire il crocchiare del guscio delle caldarroste fa allegria: a quanti di noi non è capitato di ritrovarsi con le mani nere di fuliggine dopo averne rotte un gruppetto?
Non vi siete sentiti un po’ come tanti spazzacamini? Io sì!
In definitiva, amici, l’ocra e il bordeaux delle foglie, il marrone bruciato delle castagne e il rosso vivace del novello sono un piacere per gli occhi da condividere con i propri cari. E anche se lasceremo che a banchettare con la torta di marroni siano soprattutto i bambini (ma anche loro non devono esagerare!),
riunirsi intorno a un tavolo (per chi ce l’ha, davanti a un camino scoppiettante) varrà comunque il sacrificio di essersene tenuti alla larga…
O no?