Accessibilità: qualità e riconoscibilità degli spazi urbani
Scritto da Giovanni Del Zanna il 29-05-2012
Lo spazio urbano è uno spazio “connettivo”, elementi di collegamento che nasce, a volte come spazio di risulta creato dai vuoti del costruito. Ma, al tempo stesso, spazio che richiede cura e definizione, progetto e qualità di realizzazione.
E’ per tutti uno “spazio” essenziale in quanto permette il collegamento tra i diversi luoghi della città in quel percorso quotidiano – di chi ha possibilità di uscire di casa e di vivere una dimensione di socializzazione – che ci vede ogni giorno uscire dalla nostra abitazione (luoghi degli affetti e dell’intimità) per recarci nei diversi luoghi della relazione sociale (scuola, lavoro, uffici pubblici, strutture ricettive e per il divertimento, luoghi di culto, ecc.).
Tutti – in un modo o nell’altro – facciamo esperienza degli spazi urbani e spesso percepiamo dei disagi, anche se ormai siamo più abituati ad “adattarci” piuttosto che evidenziare le criticità e “indignarci”.
Un problema di Accessibilità, in senso stretto, dovuto al fatto che, molto spesso, gli spazi urbani hanno la loro origine in tempi storici lontani, quando ancora non si parlava di Accessibilità e non cera alcuna attenzione a queste tematiche. Per questo i comuni – chi più chi meno – sono intervenuti con opere di adeguamento per facilitare la mobilità alla persone con “disabilità motorie e sensoriali”.
Per anni abbiamo assistito a battaglie, lamentele, campagne stampa che denunciavano la scarsa fruibilità degli spazi pubblici. Anche se il grado di accessibilità non è migliorato in modo significativo, non possiamo, però, non registrare le molte migliorie che sono state fatte, come possiamo riscontrare in alcune zone delle nostre città.
C’è ancora molto da fare, certo, e per questo ci vuole tempo, sensibilità e anche capacità progettuale.
Quali sono gli aspetti e gli elementi che rendono uno spazio adeguatamente accessibile?
Che cosa identifica uno spazio di qualità?
Quali sono gli elementi che influiscono sulla riconoscibilità di un determinato luogo?
Queste le domande che dobbiamo porre per cercare ci capire più a fondo la questione.Ad oggi la normativa – con riferimento al DPR 503/96 – definisce come non accessibile uno spazio quando “non vi sono accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.”
L’attenzione non è quindi solo per le persone che hanno difficoltà motorie, ma è importante considera anche le persone con disabilità sensoriale (della visione – con la distinzione tra il “vedere poco” e il “non vedere” o dell’udito). In particolare la normativa sottolinea la necessità che tali accorgimenti possano essere elementi d’aiuto alla mobilità nello spazio aperto per chiunque e non solo per le persone con disabilità.
l’accessibilità inoltre – secondo quanto riportato dal DM 236/89 – risulta essere un aspetto principale nell’identificazione di uno spazio di qualità, consentendone nell’immediato la totale fruizione.
Un ulteriore aspetto che influisce notevolmente sulla qualità e sull’accessibilità di un determinato luogo è la sua riconoscibilità, intesa come insieme di elementi rilevanti, percepibili immediatamente (tramite il senso del tatto) o a distanza (tramite il senso della vista, dell’udito, dell’olfatto) i quali possono essere considerati come un insieme di “input” acquisiti dal nostro cervello che diventano rappresentativi dell’esperienza di un determinato luogo.
Per una persona non vedente, in particolare, lo spazio esiste come successione di esperienze percettive acquisite, memorizzate e messe in relazione fra loro; la propria mappa cognitiva dello spazio viene continuamente aggiornata durante il tragitto attraverso i diversi stimoli sensoriali.
l’ambiente urbano si presenta però spesso come un ambiente ostile a chi si muove in esso, sia per la presenza di situazioni definite “barriere” alla libertà degli spostamenti, sia per la carenza o addirittura mancanza di riferimenti che possano essere una guida all’orientamento e al movimento.
Soprattutto in città dove troppo spesso il progetto viene concepito in funzione delle automobili, gli stimoli giungono ai nostri sensi disturbati o portati all’esasperazione, fino a rendere difficoltosa e stancante la percezione di questo spazio.
E’ questo il risultato di un’accurata ricerca svolta da due giovani architetti – Roberta Cassi e Sonia Tosetti – “ACCESSABILITY Ripensare lo spazio Urbano di Città Studi per un’utenza ampliata” svolta per la loro laurea magistrale alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.
Ricerca che ha messo in luce in modo puntuale e dettagliato le molte difficoltà e disattenzioni che si incontrano nello spazio urbano come attraversamenti mal segnalati, automobili poste sulle strisce, attraversamenti orientati in modo sbagliato o elementi di arredo (come gli archetti) posti nel mezzo del percorso.
Al fine di rendere tali spazi più accessibili è necessario studiare, durante la fase progettuale, un insieme di soluzioni e accorgimenti che possa garantire: ordine nella distribuzione degli elementi nello spazio e la presenza di elementi caratterizzati da una buona “comunicatività ambientale”
Un ambiente ordinato e organizzato facilita la sua comprensione e la sua fruibilità, agevolando la raccolta degli stimoli sensoriali e la creazione della mappa cognitiva. Ne è un esempio l’intervento di sistemazione del centro storico che è stato fatto a Cernusco Sul Naviglio (MI).
Un altro esempio lo troviamo anche nel centro di Barcellona dove un progetto organico ha previsto in prossimità di tutti gli attraversamenti pedonali la collocazione di un elemento vegetale sulla destra e del cestino e del semaforo sulla sinistra. Questa strutturazione ripetitiva di elementi riconoscibili permette quindi ad una persona ipo/non vedente un più sicuro approccio nell’attraversamento delle strade carrabili.
Un altro aspetto importante che contribuisce alla progettazione di uno spazio di qualità è l’inserimento di elementi che siano di ausilio all’interazione uomo-ambiente, ovvero veri e propri segnali caratteristici, provenienti dall’ambiente. Tali segnali possono essere considerati come “guide naturali” all’orientamento e al movimento, le quali possono essere successivamente integrate mediante l’inserimento di “guide artificiali” come mappe tattili, percorsi LOGES, sistemi acustici, ecc… Le “guide naturali” sono così definite non perché siano di origine naturale, ma perché comunicano in maniera spontanea la loro presenza e la loro collocazione nell’ambiente.
Esempi di queste guide possono essere le cinte murarie, il rumore dell’acqua o del traffico, le emissioni odorose di piante e fiori o le diverse sensazioni igrotermiche percepite in un piazzale cementato o in un bosco fitto di vegetazione.
Tutti questi accorgimenti di prezioso aiuto per le persone con disabilità sensoriali, risultano soluzioni progettuali di alta qualità per chiunque fruisca dello spazio urbano ed è a tale scopo che devono essere prese in considerazione sin dall’inizio della fase progettuale e non inserite solo successivamente come tentativo di adeguamento di uno spazio inaccessibile.
In definitiva si riscopre spesso come l’accessibilità (anche per le persone con disabilità) passa anzitutto attraverso l’attenzione e la cura allo spazio urbano per garantire (per tutti!) ordine, buona organizzazione e riconoscibilità degli spazi.
Questo dipende in buona parte dall’esperienza di un progettista esperto e da un’esecuzione curata, ma indispensabile – sopratutto per garantire la durata nel tempo delle soluzioni – il senso civico, da parte di tutti i cittadini, per curare con attenzioni gli spazi che sono a servizio di tutti.
Scritto da Giovanni Del Zanna e Roberta Cassi, architetti.