Accessibilità Universale, ovvero per tutti
Scritto da Giovanni Del Zanna il 21-10-2009
Si sente parlare spesso di “Accessibilità”, ma nello specifico cosa intendiamo con questo termine?
Accessibilità economica, dell’informazione, dei siti web… tante possono esserne le accezioni. Quando però ci riferiamo al tema della casa, della città, individuiamo nella Accessibilità quella qualità dell’ambiente costruito che permette a tutti (in questo senso “universale”) il facile, comodo e sicuro utilizzo di spazio e servizi.
Per alcuni questo si riduce alla questione delle cosiddette “Barriere Architettoniche”, ma è una visione riduttiva. Si tratta di riconsiderare tutto il nostro “costruire” la casa e la città ripensando alle reali esigenze della popolazione delle persone.
Certamente la questione delle Barriere Architettoniche è ancora di attualità, perché possiamo riscontrare tutti i giorni come per alcuni cittadini sia difficile muoversi in città e negli spazi pubblici, ma a distanza di vent’anni dall’emanazione della normativa che più ha inciso in questo campo (la Legge 13 del 1989) pensiamo che solo un cambiamento di approccio possa davvero incidere nella realtà delle cose.
Troppe volte, infatti, la questione è stata vista come un problema solo delle “persone disabili” (anzi, solo di quelle rappresentate dall’omino in carrozzina del simbolo internazionale di accessibilità e in questo modo non si è cercato di progettare meglio, ma – spesso con disappunto – ci si è limitati solo a rispettare un obbligo di legge.
Diventa necessario invece un approccio alla “Progettazione universale” che “indica la progettazione (e realizzazione) di prodotti, ambienti, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate. “Progettazione universale” non esclude dispositivi di ausilio per particolari gruppi di persone con disabilità ove siano necessari (Dichiarazione ONU dei “Diritti delle persone con Disabilità”, articolo 2).
Da tempo ormai si parla di Universal Design e di Design for All: diverse filosofie di approccio al progetto che pongono l’attenzione all’uomo, alle sue esigenze e alla necessità di considerare le diversità della popolazione. Perché le persone reali, quelle che fruiscono degli spazi e dei servizi della città, non sono né “omini standard”, né “omini in carrozzina” ma persone di età diversa, uomini e donne, bambini e anziani, persone anche con particolari esigenze dovute a difficoltà di mobilità, a diverse capacità sensoriali o, semplicemente, ai cambiamenti dell’età.
Quali conseguenze può avere questo cambiamento di approccio? Molte!
Lo sviluppo di un nuovo modo di progettare, più attento all’uomo, in grado di trasformare i bisogni e le esigenze delle persone in stimoli per la creatività, per arrivare a soluzioni innovative, funzionali e stimolanti.
La realizzazione di edifici e spazi urbani più attenti alla qualità e alla funzionalità per le persone, per tutte le persone.
Maggiore attenzione ai servizi (dall’informazione ai trasporti, dall’accoglienza alle diverse forme di assistenza) perché l’Accessibilità non è fatta solo di strutture, ma di tutto ciò che contribuisce a rendere agevoli e fruibili le strutture e i servizi della città.
Molti sono i cambiamenti che ci orientano in questa direzione. La pubblicazione nel 2001 dell’ICF, un importante documento dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di Salute e Sanità, che considera non le “disabilità” delle persone, ma la loro “funzionalità” in relazione alle caratteristiche della persona, alle sue relazioni sociali, all’ambiente. E in aggiunta la ratifica da parte dell’Italia, avvenuta nel 2009, della Dichiarazione ONU sui “Diritti delle persone con disabilità” che rilancia in modo deciso e innovativo concetti quale l’Accessibilità e la Progettazione Universale.
Cambiamenti da cogliere con determinazione, per dare un deciso cambiamento al modo di progettare e costruire la città… per tutti.
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