Impotenza, guarirla è possibile
Scritto da Massimo Tanzi il 26-07-2010
L’impotenza è un problema molto comune che tocca parecchi uomini, almeno una volta nella vita: secondo la stima delle case farmaceutiche, in Italia ne soffrirebbero 2-3 milioni, mentre negli Usa il più vasto incremento di casi sarebbe stato riscontrato tra gli uomini tra i 60 e i 69 anni. In medicina viene definita come disfunzione erettile o incapacità maschile nel raggiungere e mantenere l’erezione al fine di iniziare e portare a termine il rapporto sessuale. E’ importante sottolineare che avere una disfunzione erettile non significa non essere capaci di avere un orgasmo o un’eiaculazione o non essere fertili. Il problema viene però affrontato adeguatamente solo da una minoranza degli uomini interessati, sia per minimizzazione che per timore o vergogna. Si tratta di un atteggiamento sbagliato, che potrebbe portare a un peggioramento di un disturbo che, se correttamente affrontato, può essere invece risolto anche abbastanza facilmente, dopo un corretto inquadramento delle cause e del conseguente approccio terapeutico.
Oggi è noto, infatti, che l’85-90% dei casi di disfunzione erettile sono dovuti a cause organiche, mentre in passato l’impotenza sessuale era valutata e di conseguenza vissuta come una causa fisiologica.
Le cause organiche possono così essere riassunte:
– fumo (nei fumatori si manifesterebbe una riduzione della velocità del flusso ematico nelle arterie che irrorano i corpi cavernosi del pene);
– alcolismo (l’alcol ha un effetto disinibente e socializzante solo all’apparenza: in realtà deprime la funzione sessuale) e abuso di sostanze stupefacenti;
– malattie croniche (vasculopatie, epatopatie, insufficienza renale, diabete, dislipidemia, sindrome metabolica/obesità…);
– malattie neurologiche (cerebrali o spinali, come l’ictus, il Morbo di Parkinson, l’Alzheimer, la Sclerosi Multipla, la paraplegia anche post-traumatica);
– disfunzioni del circolo venoso-linfatico/congestione pelvica;
– infiammazioni/infezioni genitali;
– effetti collaterali di farmaci (antiepilettici, antidepressivi, tranquillanti minori, farmaci per l’ipertensione come i beta-bloccanti, farmaci impiegati nelle gastropatie come gli anti-H2 cimetidina e ranitidina, o la finasteride impiegata nella terapia dell’adenoma prostatico…);
– interventi chirurgici particolarmente demolitivi sul piccolo bacino/pelvi (o la Radioterapia nello stesso distretto corporeo).
Un caso particolare è la Malattia di Peyronie: si tratta di una poco frequente condizione infiammatoria, di natura non chiara, che produce riparazioni cicatriziali, le quali rendono rigida la regione dei corpi cavernosi interessata, impedendone l’espansione erettile.
Nell’insufficienza renale, la causa è “l’uremia cronica”: l’origine dell’impotenza è ricondotta ad una molteplicità di fattori che va dal calo degli ormoni androgenici circolanti a una aterosclerosi precoce, la quale provoca un minore afflusso sanguigno nei corpi cavernosi. Inoltre, il deficit di zinco e l’intossicazione da alluminio possono essere valide concause di impotenza nei dializzati.
Nei diabetici, le cause vanno ricercate nelle alterazioni neurologiche e vascolari periferiche (neuropatia, macro- e micro-angiopatia diabetiche) che caratterizzano le complicanze croniche di questi pazienti.
La maggiore aspettativa di vita ha determinato un desiderio di vivere la sessualità in modo integro e protratto nel tempo, coinvolgendo quindi la cosiddetta terza età (circa il 10% degli uomini oltre gli ottanta anni avrebbe un rapporto sessuale alla settimana).
Conseguentemente, alcune patologie tipiche dell’invecchiamento (ad esempio: arterosclerosi, alterazioni ormonali come il deficit di testosterone) o modificazioni fisiologiche legate all’età (modificazioni microstrutturali del tessuto erettivo) possono divenire fattori di rischio per la funzione sessuale maschile.
l’impotenza può essere rappresentata da una disfunzione sessuale occasionale o da una totale mancanza di erezione. Spesso, prevalentemente nel primo caso, le cause psicologiche ne sono all’origine (paura, ira, frustrazioni e angoscia della prestazione, problemi di coppia, per citare gli esempi più frequenti).
La disfunzione erettile può alterare gravemente la stima in se stessi, provocando ansietà e depressione che a loro volta peggiorano il “problema”, causando un’interazione tra fattori fisici ed organici. Inoltre, può essere coinvolto indirettamente il partner, particolarmente quando esistono problemi di coppia o interpersonali.
Ricordiamo che ogni uomo, affetto da una malattia cronica debilitante, può vivere un grave stato depressivo che può essere causa di scarse prestazioni sessuali. Queste ultime esasperano a loro volta lo stato depressivo: si crea così un circolo vizioso che può essere interrotto solo dalla ripresa di una funzione sessuale soddisfacente.
Alcuni studi avrebbero dimostrato come alla base di un’impotenza oggi definita psicogenica potrebbe coesistere un substrato organico: in taluni soggetti la reazione emozionale potrebbe essere così forte da stimolare la produzione di adrenalina e inibire la circolazione sanguigna a livello del pene.
Il corretto inquadramento diagnostico si basa su di un’attenta valutazione clinica, su indagini di laboratorio mirate (funzionalità epatica e renale, assetto lipidico, glicemia, testosterone totale e libero, LH, FSH, prolattina, TSH),
sull’esecuzione di un’ecografia della regione genitale, di un ECO-COLOR-DOPPLER vascolare penieno.
La diagnostica strumentale offre anche un test standardizzato, capace di distinguere con un’elevata attendibilità le condizioni di normalità dai casi di impotenza psicogenica o di natura organica: la rigidometria notturna con Rigiscan (NPT-test).
Si tratta di un test di facile esecuzione, effettuato al domicilio del paziente per tre notti consecutive, grazie all’impiego di un piccolo computer collegato al pene tramite piccoli anelli sensoriali.
Laddove se ne riscontri la necessità, si può ricorrere alla biopsia dei corpi cavernosi.
Dal punto di vista terapeutico, oltre alla cura della patologia organica alla base dell’impotenza, si può ricorrere a specifici farmaci da assumere per bocca come: l’apomorfina, gli inibitori della PDE-5 (5-fosfodiesterasi)/ Sildenafil, la gonadotropina LH, il testosterone a lento rilascio (per via intramuscolare o transdermica). Una recente alternativa (Tradamix) sarebbe frutto di studi italiani condotti all’Università Federico II di Napoli.
Va sottolineato che l’approccio farmacologico non dovrebbe essere incentivato oltre il necessario, dato il potenziale rischio di innescare una sorta di farmaco-dipendenza psicogena nel paziente stesso.
In un recente passato, era frequente il ricorso alla terapia auto-iniettiva nel pene con farmaci vasoattivi (papaverina/ fentolamina/prostaglandina E1); in tal caso, è sempre stato molto importante che il paziente venisse seguito dallo specialista nella messa a punto della giusta concentrazione dei farmaci e nelle modalità di auto-somministrazione.
Infine, la terapia chirurgica dell’impotenza, dedicata a chi non risponde alla terapia orale o autoiniettiva, si è basata sulla rivascolarizzazione microchirurgica dei corpi cavernosi del pene. Questa metodica è risultata per lo più fallimentare nei risultati a distanza. L’unica realtà terapeutica chirurgica rimarrebbe ancora oggi basata sulle protesi peniene idrauliche.
In ultima analisi, le comprensibili e possibili difficoltà interpretative da parte dei lettori fanno sì che sia indispensabile, in questo ambito, rivolgersi ad uno specialista andrologo e/o urologo di fiducia.
un’attenta valutazione specialistica del paziente, delle sue abitudini di vita, della sua relazione di coppia, del suo stato di salute generale e un appropriato iter diagnostico/terapeutico sono fondamentali.
BIBLIOGRAFIA
– A. Tammaro, G. Casale, A. Frustaglia, Manuale di geriatria e gerontologia, McGRAW-HILL Libri Italia Srl;
– F. Iacono e coll. J. Urol. 1993 e 1994.
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