La giusta fisioterapia per l'anziano

Scritto da Massimo Tanzi il 28-02-2011

Articolo attualizzato il 2 luglio 2019

È nostra esperienza, spesso diretta, che nei Centri specialistici di riabilitazione, l’età media dei pazienti fruitori di assistenza superi i 60-65 anni. Ciò comporta una rapida riflessione.

Il 30% degli anziani ha limitazioni motorie, dovute principalmente a patologie muscolo-scheletriche (traumatologiche, ortopediche, reumatologico-degenerative),

ma non solo: basti pensare alle patologie neurologiche invalidanti. Queste limitazioni possono comportare difficoltà nello svolgimento delle attività della vita quotidiana, alterando l’autonomia e il movimento nel proprio ambiente.

L’alterazione delle strutture corporee portanti e della relativa funzione riduce l’attività di partecipazione e relazione dell’anziano, con conseguente menomazione, disabilità e handicap.

L’appropriatezza nelle prescrizioni riabilitative deve considerare innanzitutto lo scopo dell’intervento, focalizzato a migliorare la funzione sensitivo/motoria degli arti, superiori e inferiori, incrementando l’attività di partecipazione del paziente. Bisogna cercare di ottenere una maggiore mobilità articolare, rinforzando la muscolatura e stabilizzando il distretto corporeo interessato.

I distretti scheletrici prevalentemente interessati da patologie sono, in ordine decrescentela colonna vertebrale (lombare, cervicale o nel suo complesso); il ginocchio; l’anca; gli arti superiori (polsi e mani, spalle).

Qual è la riabilitazione adatta alle patologie osteo-articolari e muscolari dell’anziano?

Partiamo da una semplice riflessione: i ragazzi incominciano le attività sportive agonistiche sempre più precocemente e con un impegno sempre maggiore; gli adulti hanno ritmi di vita sempre più dinamici; gli anziani svolgono (o desiderano svolgere) attività ricreative in maniera maggiore che nel passato. Quindi, le aspettative dei pazienti di qualsiasi età, in termini di rapidità e completezza nella risoluzione dei problemi lamentati, sono enormemente aumentate.

Nell’impostazione della terapia riabilitativa generale, ad esempio dell’artrosi, bisogna innanzitutto saper riconoscere gli stati preartrosici e trattarli di conseguenza a scopo preventivo, contrastando la potenziale evoluzione.Gli scopi del trattamento anti-artrosico devono essere individuati con precisione: modificare in senso favorevole l’evoluzione del processo artrosico stesso; attenuare il dolore nelle fasi algiche; attenuare l’infiammazione nelle fasi flogistiche; salvaguardare il trofismo del complesso muscolo-articolazione; salvaguardare la funzione, essenzialmente in termini di movimenti finalizzati alle attività quotidiane o lavorative; vicariare la funzione quando questa è perduta.

La terapia generale dell’artrosi comprende l’impiego di farmaci come i cosiddetti FANS (per via orale, intra-muscolare o topica) od i condroprotettori, della terapia iniettiva intra-articolare, di ortesi e bendaggi funzionali, della terapia termale.L’impiego di ortesi/tutori per arti superiori e inferiori, e ausili (stampelle, deambulatori, carrozzine, montascale) è utile soprattutto per prevenire le cadute, oltre che per incrementare l’autonomia e la sicurezza individuale.

Non vi è dubbio sull’utilità della fisiochinesiterapia (in sigla, KT) nelle patologie muscolo-scheletriche e reumatiche (di cui l’artrosi fa parte).

In tutti i casi, è necessario un progetto riabilitativo individuale, che rispetti la globalità del paziente stesso.

Infatti, seppure in un contesto che riconosce l’utilità della fisioterapia e dell’attività fisica, possono essere adottate strategie riabilitative differenti in funzione della patologia, della fase in cui essa si trova, degli obiettivi terapeutici e delle condizioni individuali.

Nella KT gli esercizi devono essere a progressione lenta e non mirare a un recupero “troppo ambizioso” dei movimenti articolari. Ci si prefigge piuttosto di raggiungere l’arco articolare funzionale per quella specifica articolazione, recuperando almeno parzialmente il trofismo muscolare, l’elasticità dei tessuti peri-articolari.

Il fisioterapista deve impostare degli esercizi passivi mediante KT assistita o facilitata, esercizi attivi in scarico, esercizi attivi in carico progressivo e/o resistenza (anche con opportuni elastici), esercizi di allungamento muscolare e di facilitazione propriocettiva.

Obiettivo logico è aumentare le funzioni e minimizzare la disabilità e l’handicap, agendo anche sulle condizioni disfunzionali favorenti la sintomatologia, sui fattori di rischio di ricaduta e sulle complicanze psicologiche.

Nessun trattamento medico/riabilitativo attuale può vantare una totalità di successi. Per ottenere ciò, infatti, bisognerebbe rimuovere le cause originarie della malattia oggetto del trattamento.

Il “nucleo centrale” (in inglese: “core”) dell’intervento riabilitativo verte su esercizi specifici per migliorare la forza muscolare, la mobilità e la stabilità articolare, ridurre la disfunzione sensoriale che si riflette nella diminuzione di propriocezione.

Risulta fondamentale, nel trattamento riabilitativo, il rispetto di periodi di riposo, di rilassamento e rispetto dell’economia articolare.

Tipi di trattamenti

Fisioterapia per l'anziano I Stannah

Comunicare con il paziente

Fisioterapia per l'anziano I Stannah

La comunicazione con il paziente, in merito ad ogni aspetto diagnostico-terapeutico-riabilitativo-prognostico, deve essere adeguata alle sue capacità culturali, in modo tale da aumentare la consapevolezza della situazione, incrementando la conseguente adesione alle prescrizioni. Da non sottovalutare le modifiche ambientali, con soluzioni il più possibile ergonomiche. Inoltre, il paziente deve rendersi conto che la salute perduta si può riguadagnare (o può essere avvicinata) solo comprendendo e rispettando le necessità basilari del nostro organismo, senza cancellare l’inevitabile evoluzione legata al passare del tempo. Quindi, la pratica regolare dell’esercizio fisico organizzato (riabilitativo, individuale o di gruppo), come del resto l’attività fisica spontanea, rappresentano l’elemento fondamentale di un corretto stile di vita, a cui si può integrare una o più terapie fisiche strumentali. l’insieme di questi trattamenti è in grado di produrre effetti positivi sulla salute, fisica e psicologica dei soggetti, senza distinzione di sesso e di età.

Ricordiamo che, come già trattato in altre occasioni, la mancanza di un’adeguata e costante quantità di movimento contribuisce alla progressiva perdita del tono-trofismo muscolare (sarcopenia) e del contenuto minerale del tessuto osseo (osteoporosi), tipiche dell’età avanzata, con conseguente aumento del rischio di cadute, fratture e immobilizzazione. Infatti, in Italia, si osservano ogni anno centomila nuove fratture di femore, e cinquecentomila cedimenti dei corpi vertebrali a causa dell’osteoporosi. Si stima vi siano, sempre in Italia, due milioni di persone a rischio per tali fratture/cedimenti.

Resta quindi fondamentale trattare gli specifici fattori di rischio dell’osteoporosi, come il fumo, e ridurre per quanto possibile le terapie farmacologiche a base di cortisonici, incrementando l’apporto dietetico di Vitamina D (e dei grassi di pesce, che ne sono la fonte primaria) e di calcio.

Bibliografia