"Risvegli" di Oliver Sacks e le emozioni di uno studente di medicina

Scritto da Massimo Tanzi il 14-12-2009

Circa venti anni fa, giorno più giorno meno, stavo affrontando il corso e la preparazione dell’esame di Clinica Neurologica. Di questa faceva parte il Morbo di Parkinson e correlati (Parkinsonismi).
Ricordo che Enrico, arzillo neurochirurgo ormai in pensione, mi chiese come procedeva la preparazione e mi consigliò la lettura di un libro, che lui possedeva gelosamente e che mi imprestò facendomi promettere in modo solenne la restituzione, aggiungendo che “QUEL LIBRO” mi avrebbe fatto comprendere meglio, ponendomi dalla parte del malato, un argomento (il Morbo di Parkinson e le patologie connesse) che avrei dovuto comunque studiare.
Ma procediamo con ordine.
La prima descrizione sistematica di questa entità clinica risale al 1817, ad opera dello stesso James Parkinson.
Fra il 1917 e il 1927, una grave epidemia di encefalite letargica (malattia del sonno) invase il mondo. Circa cinque milioni di persone furono colpite da quel male.
Improvvisamente, e in modo misterioso per l’epoca, l’epidemia scomparve come era sopraggiunta.
Solo pochi malati sopravvissero, rimanendo in una sorta di perpetuo torpore (Parkinsonismo post-encefalitico).
Dal 1969, fino al 1972, il dottor Oliver Sacks somministrò un nuovo farmaco a più di duecento di questi malati al Mount Carmel Hospital di New York. Questo farmaco permise di risvegliarli.
Il dottore in questione scrisse successivamente (1973) un libro, “Risvegli”, nel quale racconta le storie di venti di loro, facendosi strada all’interno delle esperienze più remote e inaccessibili dei suoi pazienti, che rappresentano ciascuno un mondo a sé stante, pur avendo vissuto gran parte della vita in un contesto inaccessibile.

Questi pazienti sono stati letteralmente sbalzati dalla “notte encefalitica” al “risveglio del giorno” di una vita apparentemente non vissuta fino a quel momento.
l’autore del libro cerca di comunicarci le esperienze dei suoi pazienti, in tutta la loro varietà e qualità, mantenendo inalterato l’aspetto drammatico “bipolare” di assenza/presenza.
l’azione terapeutica del dottor Sacks appare essere il primo grande “aiuto” a questi pazienti, che hanno cercato un “modus vivendi” in relazione con la realtà. Sacks ha più volte rielaborato le successive edizioni del libro, ma in tutte traccia la storia dell’encefalite letargica e ricostruisce la concezione del tempo e dello spazio dei pazienti parkinsoniani, analizzandone i sintomi.
Risulta ammirevole la precisione descrittiva, la passione dolorosa e la capacità narrativa con cui si esprime. Leggendo il libro, sembra di poter realmente vedere il medico che si china sul malato, contempla i suoi tratti sconvolti, condivide le sue sofferenze, impara da lui.
Temi di questo libro sono la vita, le reazioni di alcuni pazienti che si sono trovati in una situazione del tutto unica e le indicazioni cliniche da loro fornite non solo alla medicina, ma alla scienza in generale. Ai pazienti di cui parla l’autore era stato somministrato un farmaco nuovo per l’epoca, la levo-diidrossifenilalanina o L-dopa: un argomento del genere potrebbe apparire di interesse molto specialistico, o comunque limitato, invece io sono convinto che non sia affatto così. Un libro come questo, dove si parla di persone vere, potrebbe presentare una difficoltà apparentemente insuperabile: quella di dare informazioni particolareggiate senza infrangere il segreto professionale. l’abilità di Sacks è stata quella di rendere tutto “apparentemente semplice”, quindi sormontabile. L’elemento decisivo è quindi il narratore, coinvolto profondamente dalla impressionante singolarità di ciò di cui parla.
Da questo libro è stato tratto nel 1990 un film (Risvegli),
diretto dalla regista Penny Marshall, in cui Sacks è stato impersonato da Robin Williams e uno dei suoi pazienti da Robert De Niro.
Non mi sono fatto mancare nemmeno il film, che non ha tradito l’aspettativa legata all’immagine creata in me dall’argomento e formatasi leggendo il libro.
… Già, ma come è finita la mia lettura del libro, come è andato il mio esame di Clinica Neurologica? E l’arzillo neurochirurgo in pensione (Enrico)…? Questa è un’altra storia… Buona lettura e Buon Natale a tutti voi.

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